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Calabria: indagato il Governatore Scopelliti

Di Gianluca Ursini il . Calabria

«Il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti si è presentato ieri in Procura su convocazione dell’autorità giudiziaria, per sostenere un colloquio sulla sua posizione riguardo alle indagini in corso; al momento la sua posizione è quella di indagato per Abuso d’ufficio in concorso con la dirigente dell’ufficio tributi, dott.ssa Fallara, deceduta lo scorso dicembre»; le parole di Giuseppe Pignatone, procuratore capo della Distrettuale antimafia e della Procura reggina, non lasciano adito a dubbi. Il Governatore calabrese è un indagato per lo sporco affare di consulenze extra, profumatamente pagate, alla super dirigente delle finanze reggine, e conferitele nella precedente veste di sindaco della Fenice dello Stretto, vicenda con dei risvolti tragici visto il supposto suicidio della signora Fallara stessa il 15 dicembre passato, come “Libera informazione” aveva riportato tre mesi or sono.

«Nel corso dell’interrogatorio, al quale io ero presente – continua il procuratore – insieme con il procuratore ordinario Ottavio Sferlazza, con gli aggiunti Sara Ombra e Francesco Tripodi, il presidente ha obiettato la propria innocenza ed ha presentato la propria linea difensiva; altre risposte non sono previste». Una linea difensiva di prim’ordine: Scopelliti si è affidato al penalista il cui nome è sulla bocca di tutti, in Calabria e nella capitale: Nico D’Ascola, doppio studio sullo Stretto e sui Colli, dove nel foro romano risulta associato in studio con altri pezzi da 90 come Gaetano Pecorella e Niccolò Ghedini, domiciliatari nella capitale presso lo studio del calabrese. Abuso d’ufficio per aver disposto delle indebite ricompense economiche alla signora Fallara (e non quindi peculato, come ipotizzato all’inizio) per poter rappresentare il comune reggino di fronte alle commissioni tributarie in Catanzaro; il Comune per questo incarico extra compiti istituzionali aveva liquidato alla signora oltre un milione di euro in 18 mesi, senza incaricare del compito il dirigente dell’ufficio legale, «Che avrebbe potuto lavorare a costo zero per i reggini», ha ricordato nel suo esposto in procura Demetrio Naccari, esponente Pd reggino che mise all’attenzione della procura le spese pazze della gestione comunale Scopelliti

«Se becco quel cornuto che mi ha regalato 400 mila euro sul conto corrente a mia insaputa». Proprio così, in linea con l’allora ministro allo sviluppo Economico Scajola, si è difeso dalle accuse di malversazione l’ex compagno di vita della signora dirigente ufficio Tributi e Finanze del comune calabrese; l’architetto Bruno Labate, un tempo un incarico romano alla Cassa depositi e Prestiti dove raramente veniva avvistato. Era poi stato per gli ultimi anni di vita della sig.ra Fallara, l’uomo a lei più vicino, dopo la separazione della commercialista superdirigente a chiamata diretta, dal medico endocrinologo al quale tuttora risulta regolarmente sposata e con il quale condivideva: tre conti correnti, la proprietà di 4 latifondi e 13 appartamenti in città, nonostante non dividessero da anni il talamo nuziale; altri elementi oscuri del suicidio Fallara, riportati da ‘Libera’ e dal mensile calabrese antimafia ‘S’ , che per primo aveva rivelato come anche l’amante della sig.ra architetto Bruno Labate, avesse beneficiato della larghezza di maniche dell’amministrazione Scopelliti nel concedere generosi compensi per consulenze a chiamata diretta, senza appalto. Con un piccolo particolare; come dimostrato dalla rivista ‘S’, il sig. Labate aveva ricevuto in 2 anni circa 700mila euro per incarichi spesso mai svolti, e in alcuni casi palesemente esulanti dalle competenze professionali dell’architetto, come (in epigrafe ai mandati di pagamento dell’amministrazione comunale) «interventi sulla rete idrica dei quartieri Gallico e Saracinello» (ma era architetto e o ingegnere?), «riqualificazione e verde pubblico nel quartiere Ravagnese».

Interventi che non risultavano in nessun’altra carta comunale. In luglio, il signor Labate aveva salutato la sig.ra Fallara ed era trasvolato di nuovo a Roma appresso il neo eletto governatore Scopelliti,come rappresentante della Regione presso il Governo centrale; Fallara si era così ritrovata sola. Fino a che ‘S’ e il quotidiano ‘Unità’ hanno scoperto come anche l’architetto Labate avesse beneficiato di compensi milionari, controfirmati e approvati dalla dirigente ufficio Tributi senza nessun controllo esterno. Il sig. Labate ha dichiarato in febbraio alla stampa la propria intenzione di restituire almeno i 180mila euro dell’ultimo incarico, che non aveva mai effettuato; è stato poi convocato in procura dagli stessi magistrati che ieri hanno sentito il suo ex sindaco, adducendo le surreali scuse sopra riportate: «Qualcuno ha movimentato sul mio conto corrente quattro cento mila euro negli ultimi 6 mesi? Ma chi si è permesso? Senza la mia autorizzazione, io non ne so nulla».

Ovvio, giusto? A tutti capita di ritrovarsi mezzo milione di euro sul conto da un giorno all’altro, senza sapere nemmeno chi ringraziare. Il signor Labate ha reso un omaggio alla intelligenza dei cittadini reggini, e ha presentato le dimissioni da rappresentante della regione Calabria in Roma un mese fa, dopo l’interrogatorio Beckettiano in procura. Chissà cosa dirà questo fine settimana ai suoi concittadini e corregionali il neo Governatore, ex Sindaco dal portafoglio allegro Peppe Scopelliti. C’è la vita di una signora 40enne con una figlia da poco maggiorenne di mezzo, uccisa da mezzo litro di acido muriatico trangugiato in pochi secondi. Una morte con decine di lati oscuri; ma questo, sarebbe tutto un altro articolo.

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