La rete #NoBavaglio al fianco dei giornalisti palestinesi
Sale a 204 il numero dei giornalisti uccisi dopo il 7 ottobre. Una strage che non possiamo tollerare.
La nostra Rete sostiene allo stesso modo i giornalisti israeliani che si battono per la libertà di espressione e denunciano i crimini di guerra commessi da ogni parte essi vengano.
La Rete #NoBavaglio è da sempre al fianco dei giornalisti palestinesi, bersaglio – ormai da 15 mesi – della guerra criminale condotta da Israele innanzitutto contro i civili, i medici, gli operatori umanitari ma anche contro i media.
Allo stesso modo, siamo con quei giornalisti israeliani che in solitudine si battono contro le censure del governo Netanyahu. Ieri, il numero dei giornalisti uccisi a Gaza e Cisgiordania è salito a 204. Un numero mai registrato in nessun conflitto contemporaneo. Una scia di sangue che non possiamo accettare.
Molti dei giornalisti sono stati presi di proposito di mira, in quanto testimoni scomodi del massacro in corso della popolazione palestinese.
Altre decine di colleghi sono stati feriti e centinaia giacciono attualmente nelle carceri israeliane, spesso tra sofferenze terribili, soggetti a torture indegne di uno Stato civile.
L’appello che si alza da Gaza non può lasciarci indifferenti: i giornalisti, insieme agli operatori sanitari, a quelli umanitari, alla popolazione civile devono essere protetti non solo dagli Stati ma anche dagli organismi internazionali. A tale proposito, va appoggiata la giustizia internazionale che tenta di portare davanti ai tribunali i responsabili dei crimini di guerra commessi nel genocidio di Gaza.
Ci associamo, come ha già fatto la FNSI Federazione Nazionale Stampa Italia, alla richiesta di giustizia che varie organizzazioni internazionali, tra cui Reporters sans frontières, ha rivolto al L’Aja.
Allo stesso modo, sosteniamo quei coraggiosi giornalisti israeliani che difendono ogni giorno la libertà di informare contro le censure del governo sanguinario e di estrema destra guidato da Nethanyau.
La tregua che si sta profilando deve essere accompagnata da una prospettiva di pace e dalla garanzia che tutti i responsabili di crimini di guerra contro gli operatori dell’informazione ma non solo, siano perseguiti nelle sedi opportune. Altrimenti non sarà una vera pace
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