A Potenza per costruire un’altra Lucania
Terra di luce ma con zone d’ombra. E’ questa la Basilicata che il prossimo 19 marzo si appresta ad ospitare la XVI Giornata in ricordo delle vittime delle mafie. Nel lungo elenco di oltre 900 nomi ci saranno anche quelli dei cittadini lucani morti per mano della violenza mafiosa. Don Marcello Cozzi, coordinatore regionale di Libera ha definito bene la realtà lucana nel suo libro “Quando la mafia non esiste”. Ma c’è, potremmo aggiungere. Dagli anni ’70 oltre venti gruppi criminali imperversano nella regione. Dal 1994 si sono federati insieme nel gruppo conosciuto come i Basilischi e formalmente riconosciuto da una sentenza del Tribunale potentino del 2007.
Nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del 2007 è emerso un dato indiscutibile e allarmante. «La Corte di Appello di Potenza – dichiara don Cozzi nel corso della conferenza stampa di presentazione a Roma – ha celebrato nove processi per reati ascrivibili al 416 bis». «Tutti e nove i processi – ha aggiunto – si sono chiusi con la condanna definitiva di 192 imputati. 192 condanne per mafia su una popolazione di 500 mila abitanti è una proporzione altissima». In Basilicata ci sono stati 50 omicidi di mafia. Oltre a questi – aggiunge Cozzi: «Ci sono 16 storie di morti ammazzati o persone scomparse sulle quali ancora non si conosce la verità. 11 omicidi – sottolinea Cozzi – e 5 persone scomparse».
Delitti non tutti ascrivibili al crimine organizzato tout court, ma sicuramente ad un ambiente di collusioni, ambiguità, protezioni e trame oscure. «La storia di Elisa Claps – aggiunge – è in questo senso emblematica. Ci parla di un’altra Basilicata». «Per i lucani il 19 marzo significherà schierarsi dalla parte di queste famiglie, voler essere fedeli ad un altro significato del termine Basilicata. Quello che – commenta Cozzi – deriva da Basilicus, basileius. Re, ovvero signori della propria storia». Una storia quindi che possa portare luce in quelle zone d’ombra che necessitano di verità e giustizia.
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