Libera, nel segno della memoria e dell’impegno
Nata dopo le stragi del 1992, quando il nostro paese si trovò drammaticamente e per l’ennesima volta a fare i conti con la violenza delle mafie, Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie è oggi un cartello di oltre 1.300 associazioni già operanti sul territorio nazionale in vari ambiti, unite in un percorso di impegno civile che nasce dalla consapevolezza che per battere le mafie e la corruzione sia necessario investire, al di là dell’azione repressiva, sulla prevenzione, promuovendo una antimafia dei diritti e delle opportunità.
Oltre a molte realtà locali, a questo progetto aderiscono associazioni nazionali che hanno deciso di unire esperienze e competenze, nel rispetto delle reciproche autonomie: Libera nasce con l’intenzione di collegare e valorizzare tutte queste realtà per promuovere iniziative che sviluppino una cultura di democrazia, legalità e solidarietà e per elaborare e attuare strategie di contrasto al dominio mafioso del territorio. “Costruire una comunità alternativa alle mafie” per Libera significa battersi contro le mafie ma necessariamente lottare per i diritti sanciti dalla nostra Costituzione.
Altro percorso degno di nota è quello che Libera vive con i familiari delle vittime di mafia che vede tanti di loro, magari a distanza di molti anni dai drammi vissuti, rompere il silenzio nel quale il dolore e la violenza li hanno costretti per aprirsi alla testimonianza in ricordo dei loro cari.
Ogni anno, il 21 marzo, in coincidenza con il primo giorno di primavera, la rete di Libera si trova celebrare la memoria delle vittime innocenti di tutte le mafie e per ribadire l’impegno quotidiano nella realizzazione di percorsi di legalità democratica e partecipazione civile. Il cuore della “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie” è la lettura pubblica dei nomi dei caduti per mano mafiosa, sia di coloro che sono stati uccisi perché si contrapponevano ai criminali per ragioni professionali (magistrati, esponenti delle forze dell’ordine e delle istituzioni), sia di quanti hanno svolto il loro ruolo fino in fondo (giornalisti, imprenditori, sindacalisti, sacerdoti e tanti altri), ma anche di chi si è trovato al momento sbagliato nel posto sbagliato ed è stato spazzato via dalla cieca violenza dei criminali.
La memoria però non basterebbe se non si saldasse all’impegno: è indispensabile che dalla memoria nasca l’impegno, perché la memoria non sia soltanto celebrazione, esposta al rischio della retorica e delle parole vuote, ma testimonianza concreta che pungola ciascuno di noi a fare la sua parte, senza deleghe ad altri.
Libera Terra, una scommessa vinta
“Vogliamo che lo Stato sequestri e confischi tutti i beni di provenienza illecita, da quelli dei mafiosi a quelli dei corrotti. Vogliamo che i beni confiscati siano rapidamente conferiti, attraverso lo Stato e i Comuni, alla collettività per creare lavoro, scuole, servizi, sicurezza e lotta al disagio”: così si apre l’appello che, nel 1995 appena costituitasi formalmente, Libera promuove e viene sottoscritto da oltre un milione di italiani. Questa proposta di legge di iniziativa popolare diventa la Legge 7 marzo 1996, n. 109 approvata a camere ormai sciolte: una legge che consente il riutilizzo sociale dei beni confiscati ai mafiosi, in alternativa all’utilizzo da parte dello Stato per finalità di giustizia, di ordine pubblico e di protezione civile.
Con questa legge si completa l’intuizione avuta da Pio La Torre, che pagò con la vita l’aver capito che per battere le mafie si doveva intaccarne il patrimonio e per farlo, grazie alla legge che prende il suo nome, aveva introdotto nell’ordinamento le misure di prevenzione patrimoniale, oltre all’articolo 416 bis C.P. che punisce l’associazione mafiosa.
“Libera Terra” è il marchio attribuito ad una ricca serie di prodotti (oltre una ventina oggi e tutti di alta qualità organolettica e ricavati con i metodi dell’agricoltura biologica) frutto delle fatica quotidiana dei giovani agricoltori delle cooperative sociali che aderiscono a Libera. Nel corso degli anni i prodotti con il marchio Libera Terra sono cresciuti di importanza e hanno acquisito mercato e notorietà in Italia e nel mondo. I vini Centopassi, prodotti dalla Cooperativa Placido Rizzotto e dalla Cooperativa Pio La Torre, che hanno avuto in affidamento dal Consorzio Sviluppo e Legalità dell’Alto Belice Corleonese alcuni importanti vigneti, si stanno affermando sempre più e, nelle recenti edizioni delle più prestigiose guide enologiche italiane, hanno riportato voti altamente lusinghieri. Oltre cinquecento gli ettari di terreno coltivato. L’olio Castellanense realizzato dalla Cooperativa Valle del Marro ottiene altrettanti riconoscimenti per la sua bontà e qualità.
Pasta e vino, e con essi altri frutti della terra prodotti di utilizzo quotidiano e, da qualche mese, anche calcestruzzo, sono oggi i veri simboli della lotta alle mafie, i segni tangibili che la battaglia contro le cosche può essere vinta, creando occasione di sviluppo e lavoro nel pieno rispetto della legalità. La pasta e il vino sono quelli realizzati dalle cooperative di giovani che lavorano i terreni confiscati alle mafie e che oggi sono commercializzati in tutto il Paese con il marchio di qualità e legalità Libera Terra; il cosiddetto “calcestruzzo della legalità”, invece, è quello prodotto a Trapani dalla nuova cooperativa Calcestruzzi Ericina Libera, inaugurata agli inizi del febbraio 2009.
Il valore del progetto Libera Terra risiede essenzialmente nella sua capacità di unire soggetti e competenze diverse per un obiettivo comune: utilizzare la confisca dei terreni per restituire lavoro e sviluppo al territorio, garantendo anche opportunità di crescita collettiva. Il bene confiscato diventa una risorsa per l’intero circuito sociale ed economico del territorio, grazie al coinvolgimento degli agricoltori e delle altre realtà produttive della zona, con accordi per la trasformazione delle materie prime e la realizzazioni dei prodotti dell’agricoltura biologica.
Le cooperative, l’agenzia, il consorzio
Placido Rizzotto – Libera Terra
Nel luglio 2001 parte il progetto Libera Terra con il primo bando pubblico lanciato da Libera e dalla Prefettura di Palermo per la formazione di una cooperativa che lavori i terreni confiscati alle cosche siciliane. Alla selezione partecipano in tantissimi e, nel novembre 2001, alla fine del periodo di formazione, quindici giovani costituiscono la cooperativa “Placido Rizzotto – Libera Terra”.
Le terre assegnate alla nuova cooperativa in base alla legge 109 del 1996 sono quelle dell’Alto Belice corleonese, le stesse terre per cui morì Placido Rizzotto, tornato a fare il sindacalista nel suo paese al termine della seconda guerra mondiale. Sono le terre confiscate ai boss corleonesi eredi di quel Luciano Leggio, più conosciuto come Liggio, che tolse la vita a Rizzotto. La proprietà resta dello Stato che le ha consegnate ai comuni di pertinenza.
Per la gestione dei terreni viene fondato il “Consorzio Sviluppo e Legalità dell’Alto Belice corleonese”, costituito oggi dai comuni di Altofonte, Camporeale, Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, San Cipirello, San Giuseppe Jato. In un crescendo di impegni e di risultati, la cooperativa ottiene un successo dopo l’altro e oggi, con i metodi dell’agricoltura biologica, coltiva più di duecento ettari di terreni confiscati ai boss Riina e Brusca e produce pasta di grano duro e vino commercializzato, nelle sue diverse qualità, con il marchio Centopassi. La cooperativa inoltre gestisce l’agriturismo Portella della Ginestra, inaugurato nel 2005 e dal 2006 il Centro Ippico Giu
seppe Di Matteo, realizzati sempre grazie all’impiego di beni confiscati alle mafie.
Valle del Marro – Libera Terra
La seconda tappa del percorso Libera Terra nasce in Calabria secondo il medesimo iter già esperimentato positivamente in Sicilia e porta alla costituzione della cooperativa “Valle del Marro – Libera Terra” alla quale vengono assegnati circa trenta ettari per avviare la produzione agricola secondo i dettami del biologico. Oggi sono in lavorazione cento ettari, sottratti alle ‘ndrine operanti nella provincia di Reggio Calabria, nei comuni di Gioia Tauro, Oppido Mamertina, Rizziconi, Rosarno, San Procopio e Varapodio.
In prevalenza si tratta di uliveti e questo comporta, soprattutto all’inizio, un grande sforzo per vincere lo stato di abbandono dei terreni, da un lato, e avviare la produzione perché si realizzi in tempi brevi l’ingresso sul mercato, dall’altro. In alcuni casi, un ulteriore nemico da affrontare è la diffidenza della popolazione locale, ma la bontà del progetto e l’avviamento al lavoro di soggetti svantaggiati e di giovani vincono le ultime resistenze.
Oggi il paniere dei prodotti biologici della cooperativa contempla olio extravergine d’oliva – già vincitore di alcuni premi di qualità del settore oleico – melanzane a filetti sott’olio, pesto di peperoncini piccanti e miele. Oggi la nuova sfida per la cooperativa, accanto al ripristino produttivo di tutti i terreni e alla nuova produzione di marmellata di arance, è l’avvio della gestione dell’intera filiera alimentare, utilizzando a tale fine gli immobili dell’ex Foro Boario, concessole dal Comune di Polistena.
Pio La Torre – Libera Terra
Anche se la strada è già tracciata, dare vita ad una seconda cooperativa in terra di Sicilia non è una operazione semplice. Il bando pubblico vede raddoppiare le adesioni e questo comporta un lavoro di selezione più accurato che termina quando nel giugno 2007 viene costituita la cooperativa “Pio La Torre – Libera Terra”.
Alla nuova compagine sociale vengono assegnati oltre cento ettari di terreni tra i comuni di Corleone, San Giuseppe Jato e Roccamena; la maggior parte di loro richiede una vasta opera di bonifica per recuperarli alla produzione agricola. La prima trebbiatura avviene nel 2008 e concorre, con l’uva raccolta, alla realizzazione della pasta e del vino a marchio Libera Terra. Grazie alla donazione di alcune arnie, viene avviata la produzione di miele di eucalipto e di sulla.
I prossimi obiettivi sono la realizzazione di miele di castagno e di nespolo, oltre al potenziamento del conferimento delle materie prime al neonato consorzio “Libera Terra Mediterraneo”. L’impegno più gravoso però è rappresentato dalla prossima apertura dell’agriturismo Terre di Corleone, realizzato all’interno di un immobile confiscato a Totò Riina alle porte di Corleone, in prossimità del bosco della Ficuzza e di Rocca Busambra. Oltre ad essere aperto a turisti e visitatori, l’agriturismo vuole aprirsi all’accoglienza di scuole e associazioni che vogliano capire come il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie possa essere una vera occasione di sviluppo per lo stesso territorio e le persone che vi abitano.
Terre di Puglia – Libera Terra
Ultima in ordine di tempo, ma già impegnata a pieno titolo nel percorso Libera Terra è la cooperativa pugliese, fondata in provincia di Brindisi, sempre con bando pubblico, per coltivare i terreni confiscati ai boss della Sacra Corona Unita. Mesagne, Torchiarolo e San Pietro Vernotico sono i comuni nei quali insistono i terreni riutilizzati oggi grazie alla Legge 109/96.
L’avvio ufficiale della cooperativa è datato gennaio 2008 e i giovani cooperatori si vedono assegnati circa venti ettari di terreno seminativo e trenta ettari di vigneto nelle terre del Salento tolte alle cosche. Anche in questo caso la sfida più impegnativa è la restituzione alla produttività dei terreni, abbandonati per anni all’incuria e alla burocrazia, ma oggi straordinario volano di riscatto civile per l’intero territorio.
Il rispetto delle antiche tradizioni agricole, unitamente all’impiego delle metodologie biologiche, consente già oggi la produzione di prodotti di qualità: tarallini, friselle e pomodoro fiaschetto. Importanti riscontri in termini di produzione vinicola d’eccellenza vengono in breve anche dai vigneti che consentono di vantare già due selezioni monovigna di Negroamaro e i due vini della linea Hiso Telaray.
L’agenzia Cooperare con Libera Terra
Nel mese di maggio 2006 è nata “Cooperare con Libera Terra”, un’agenzia nazionale di promozione cooperativa e della legalità, costituita da diverse realtà del mondo della cooperazione, del biologico e dell’agricoltura di qualità, per sostenere l’attività e i progetti delle cooperative di Libera Terra.
Dai 25 soci iniziali, soprattutto imprese cooperative aderenti a Legacoop Bologna, oggi si è passati a 60 soci con profilo nazionale. Oltre a tutte le centrali cooperative del mezzogiorno del nostro paese, sono rappresentati soggetti cooperativi operanti in diversi settori: dall’agroalimentare al consumo, dalla cultura alla comunicazione, dal sociale ai servizi. Insieme per ribadire il valore del lavoro sui terreni sottratti alle mafie, perché lo sviluppo economico abbia forti radici nella dimensione etica.
Forse la migliore definizione è quella che la stessa Agenzia si attribuisce: “una banca delle competenze e delle esperienze”. Professionalità e know how che, attraverso il presidio della qualità dei prodotti e il trasferimento di conoscenze, possano risultare utili alle cooperative. Inoltre, lo scambio di esperienze tra i soci dell’agenzia e le cooperative può contribuire a creare nuove occasioni di cooperazione e crescita, superando le barriere tra nord e sud del paese e affermando gli identici principi di legalità democratica e partecipazione civile.
Il consorzio “Libera Terra Mediterraneo”
Promuovere la qualità delle singole produzioni, a partire dall’approvvigionamento di materie prime e servizi esterni; avviare reti di collaborazione produttiva in loco e selezionare meglio le occasioni di finanziamento; rafforzare la rete di commercializzazione dei prodotti; migliorare le attività di comunicazione e marketing; gestire le visite ai terreni e agli immobili sottratti alle mafie, nel solco dei progetti educativi di Libera.
Per svolgere tutto questo al meglio, superando le lacune operative delle singole cooperative, nel 2009 prende vita il consorzio “Libera Terra Mediterraneo”, una srl che unisce le cooperative Placido Rizzotto, Pio La Torre e Terre di Puglia e alcune realtà nazionali produttive del biologico di qualità come Slow Food e Alce Nero Mielizia e altri soggetti quali Banca Etica, Coopfond e Firma TO, a supporto delle attività di turismo responsabile che diventano sempre più rilevanti.
Si vuole provare nei fatti che l’utilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie può essere un veicolo di sviluppo sociale per l’intero territorio e il tessuto socio economico nel quale i beni si trovano. Nelle cooperative, nate grazie al progetto Libera Terra, oggi operano 103 persone, il 30% di queste è costituito da soggetti svantaggiati. Il capitale sociale delle cooperative ammonta a 279.301 euro, con un patrimonio netto di 1 milione e 400.000 euro e un fatturato che supera i 3 e mezzo.
Terre di libertà
I volti e i luoghi del riscatto civile dalle mafie
Minerva Edizioni, Bologna 2010
Libera, associa
zioni, nomi e numeri contro le mafie e l’associazione Terzo Tropico hanno realizzato un progetto fotografico per valorizzare il lavoro e le attività delle cooperative che operano sui terreni confiscati alle mafie. Un reportage che ha prodotto una mostra fotografica, un volume e una multivisione sul lavoro delle cooperative di Libera Terra, Placido Rizzotto e Pio La Torre in Sicilia, Valle del Marro in Calabria e Terre di Puglia in Puglia, cooperative che hanno come finalità il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle organizzazioni criminali ai sensi della L. 109/96.
http://www.minervaedizioni.com/SchedaProdotto.aspx?oid=72f7a6c0-817a-4e98-9a3d-1aa4a0ebf082
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