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Primi passi contro la ‘ndrangheta

Di Gaetano Liardo il . Calabria

Qualcosa alla fine cambia. Anche in Calabria. L’ondata antimafia sta ottenendo i primi frutti. Cambiamenti epocali? Svolte storiche? In Calabria, sottolinea Mimmo Nasone, coordinatore di Libera a Reggio: «Si sta scoprendo sempre più nell’ordinario un’attività che coinvolge gruppi e cittadini. C’è una svolta, una leggera svolta. La gente comincia a percepirsi come parte attiva nel contrasto all’illegalità». Bisogna valutare bene e non cedere a facili entusiasmi, spesso traditi dagli avvenimenti.
 
Tuttavia un piccolo cambiamento si registra. Il 22 febbraio, infatti, il Consiglio regionale si è riunito a discutere di legalità. Una piccola “rivoluzione”, dopo gli scossoni provocati dagli arresti di numerosi esponenti politici lo scorso dicembre. Un’iniziativa che è avvenuta poche settimane dopo le indignate reazioni dei consiglieri alla puntata di Presa Diretta, accusata di: «Denigrare la Calabria». La colpa di Iacona è stata quella di raccontare gli intrecci tra politica e ‘ndrangheta, raccontando i fatti documentati e intervistando i diretti interessati.
 
Un’ordine del giorno infuocato è stato discusso nella regione che conta il più alto numero di cronisti minacciati dai boss. Alla fine la politica calabrese ha dovuto affrontare il tema ‘ndrangheta. La Commissione consiliare guidata da Salvatore Magarò, pidiellino proveniente dalle Acli, ha presentato una proposta normativa, frutto del contatto e del coinvolgimento dell’associazionismo calabrese.
 
«C’è una volontà di svolta nel Consiglio regionale. Siamo stati convocati nelle audizioni della Commissione, abbiamo dato suggerimenti – sottolinea Nasone – che in parte sono stati accolti, come ad esempio la questione positiva sul sostegno alle vittime della ‘ndrangheta e l’istituzione dell’Agenzia regionale sui beni confiscati, oppure quella della realizzazione della bottega della legalità. Questo è naturalmente un segnale politico».
 
Il Consiglio, anche se non all’unanimità, ha deciso di introdurre degli elementi che possono portare dei frutti nel contrasto alle ‘ndrine. Quali? Aiuti economici per gli imprenditori che denunciano gli estorsori; un’Agenzia regionale che segua l’iter di assegnazione dei beni confiscati; il controllo sull’erogazione dei finanziamenti regionali; un codice etico per i candidati alle competizioni elettorali. L’apertura, inoltre, della Bottega della legalità nel palazzo consiliare dove saranno venduti i prodotti dei terreni confiscati ai boss.
 
«C’è il pericolo che si tratti solo di un’operazione di immagine – sottolinea Nasone – ma ci sono anche segnali di concretezza. Noi valutiamo i fatti, che ci sono, vedremo poi nel futuro». «Siamo consapevoli che la sfida è gigantesca – ha dichiarato Magarò alle agenzie – perchè la ‘ndrangheta ha più facce e conta su una fitta rete di relazioni sul territorio, nonchè sulla presenza di pericolose zone grigie che agiscono indebolendo l’integrità dello Stato e favorendo i fenomeni corruttivi e degenerativi della pubblica amministrazione».
 
Sussiste il problema delle collusioni, ma anche quello della paura a denunciare i soprusi delle ‘ndrine. Chi ha avuto il coraggio di farlo, si è scontrato con le lentezze della giustizia e le ritorsioni dei boss. Come è successo a Tiberio Bentivolgio, anima dell’associazione antiracket “Reggio Libera Reggio”, sopravvissuto recentemente ad un agguato. «Gli imprenditori sono la nota dolente – commenta Mimmo Nasone – non riescono a capire fino in fondo il problema del racket e l’importanza di reagire. A complicare la situazione c’è poi la lentezza burocratica, i ritardi della giustizia. Questo scoraggia , può provocare ripensamenti. Chiediamo tempi celeri alla giustizia».
 
L’iniziativa portata avanti dai consiglieri regionali può andare nella giusta direzione. «Valutiamo senza eccessivi entusiasmi. Guardiamo i fatti. Rispetto alle precedenti consiliature – conclude Nasone – ci si sta muovendo e questo, ad onor di cronaca, già prima degli arresti di dicembre». Segnali comunque importanti. Serve capire quanto i politici saranno disposti ad attenersi con coerenza ad una seria azione di contrasto alla ‘ndrangheta.

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