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Dem suicidi scoprono solo ora la nuova America

Ennio Remondino il . Diritti, Economia, Guerre, Informazione, Internazionale, Istituzioni, Politica

Titolo su Limes, «Trump, figlio legittimo della follia dem». I democratici hanno perso perché hanno messo al centro questioni che non interessano oiù l’americano medio. Il ‘partito ombra wokista’ (del ‘politicamente corretto’ potremmo tradurre), nel naufragio di Harris. E Biden che predica il ‘corretto’ che in Ucraina e Israele ha poco praticato. Rieleggendo Donald Trump, gli americani hanno rigettato l’ideologia elaborata dalla fine della guerra fredda sostiene Doug Bandow, analista del Cato Institute di Washington, democratico molto critico.

Elezioni Usa: «un pazzo contro un’idiota»

Oltre la battuta, la descrizione peggio: «Il governo della nazione più potente del mondo guidato dall’ imprevedibile e convulso narcisista Donald Trump o dalla vacua, vuota e ignorante Kamala Harris». Tocca al ‘pazzo narcisista’. Come è potuto accadere?

Dall’ascesa di Barack Obama, i democratici si sono considerati destinati a governare, con un impero politico che sembrava inattaccabile. «Tuttavia, inaspettatamente per queste élite di sinistra, il pazzo ha vinto». E non solo con i ‘grandi elettori’. Questa volta Trump si è aggiudicato anche il voto popolare.

«L’aristocrazia politica e della classe dirigente americana – politici in carriera, giornalisti di Washington, burocrati governativi, illustri accademici, dirigenti d’azienda, progressisti convinti – increduli, addirittura scioccati. Insomma, Donald Trump non è l’unico a non essere del tutto normale».

L’America dopo l’America

I delusi sostenitori di Kamala, che hanno donato 1,2 miliardi di dollari per la campagna della vicepresidente. Molti citano l’incapacità di Harris di distinguersi da Joe Biden. Per l’ex presidentessa della Camera Nancy Pelosi, «Nascondere la vecchiaia di Biden e poi dare Harris in pasto all’elettorato».

Rebecca Solnit, editorialista del Guardian: «l’errore è stato di pensare di vivere in un paese migliore di quello in cui viviamo. Pensare che il razzismo e la misoginia non fossero così gravi come sono». Drew Magary, editorialista di SFGate: «Trump ha detto agli americani che voleva governarli col pugno di ferro, e agli americani l’idea è piaciuta». Tom Nichols di The Atlantic: «Gli elettori americani stanno cambiando e diventando sempre più simili a Trump».

Aristocrazia politica

Sino a prima di Trump, anche l’aristocrazia politica era bipartisan. Differenze grandi ma sui valori fondamentali della società raramente inconciliabili. E il successo elettorale del Partito democratico dipendeva ancora dal sostegno dei sindacati e dei lavoratori.

«Ma negli ultimi anni, la maggior parte dei membri del Congresso, e in particolare i senatori, ritengono che gli Stati Uniti siano troppo piccoli per meritare la loro attenzione. Sempre più impegnati a gestire il mondo, offrendo aiuti, imponendo sanzioni e minacciando guerre contro i governi che si oppongono alle loro direttive».

Risentimento popolare

I leader democratici si sono disinteressati delle disuguaglianze economiche, dedicandosi soprattutto alle politiche identitarie.

Il presidente Bill Clinton aveva abbracciato il commercio e le imprese come parte della sua strategia di “triangolazione”, attirando molti dirigenti d’azienda. Il leader della maggioranza uscente del Senato, Chuck Schumer (New York), era uno dei preferiti di Wall Street.

Durante la presidenza Obama, il segretario di Stato Hillary Clinton ha sostenuto le élite di molti Paesi i cui governi finanziavano la Fondazione Clinton.

Politica dell’identità

Il senatore Joe Biden, eletto per la prima volta più di mezzo secolo fa, si era fatto una reputazione come democratico classico, contro preferenza razziale e promuovendo leggi severe sulla criminalità.

Questa la principale ragione per cui ha vinto la nomination del Partito democratico nel 2020. Biden ha rappresentato la base democratica mentre le élite si sono spinte più a sinistra.

Bret Stephens del New York Times (che ha votato per Harris): «la politica della sinistra di oggi è basata sull’ingegneria sociale e sempre più spesso, questo approccio mira a imporre norme culturali a centinaia di milioni di americani che  non amano sentirsi dire come parlare o cosa pensare».

Problema criminalità

Anche la criminalità è tornata un problema. James Carville, che tre decenni fa aiutò Bill Clinton a vincere la Casa Bianca: «l’immagine che si è impressa nella mente della gente è che qualcuno vuole togliere i fondi alla polizia e svuotare le carceri».

Blueprint, una società di ricerca sulle opinioni dei democratici, ha rilevato che molti elettori hanno scelto Trump perché ritenevano «che Harris fosse troppo concentrata sulle questioni culturali e non sull’aiuto alla classe media».

Crisi delle università degli Usa

Lettura confermata dal Wall Street Journal che, dopo l’elezione di Trump, ha scritto che la ‘linea wokista’ Dem ha allontanato diversi elettori.

Un operaio di Filadelfia che in passato ha votato per i Democratici, oggi pensa che il partito abbia perso il contatto con gli elettori della classe operaia e che ‘tutto ruoti intorno all’identità’. «Devono smetterla con le loro ideologie, come i transgender o altro. Non ho nulla contro di loro, ma devono smettere di farmi ingoiare queste ideologie con la forza».

I lavoratori tradiscono i Dem

I sostenitori della sinistra si sono lamentati che i lavoratori, votando repubblicano, stessero votando contro i loro interessi.

Ma un oppositore liberale di Trump ha affermato che i suoi fratelli ‘non politicizzati’, hanno votato repubblicano, perché «a loro interessa he Trump non sia un ficcanaso come lo sono la maggior parte dei democratici di oggi. I miei fratelli si considerano naturalmente adulti. Disprezzano i politici, le celebrità e i giornalisti che li trattano come se fossero bigotte, ignoranti e indifese».

Partito unico della guerra

Negli ultimi anni, repubblicani e democratici hanno creato a Washington un partito unico della guerra. Durante la guerra fredda c’era un ampio accordo bipartisan per contenere l’Unione Sovietica, e l’opinione pubblica condivideva questo sentimento. Molti leader sindacali erano falchi.

Oggi la capitale americana è dominata da un’élite militarista che conduce guerre senza fine poco legate alla sicurezza americana. Basta guerre infruttuose sostenute da politici di entrambi i partiti, che trattano l’intervento militare come un’opzione politica qualsiasi.

Gli elettori della classe operaia hanno maggiori probabilità di prestare personalmente servizio nelle Forze armate e di perdere parenti e amici in combattimento.

Dalla guerra in Iraq imparato cosa?

Oggi i democratici sono più propensi dei repubblicani e degli indipendenti a credere che l’intervento internazionale sia benefico per l’America. Principale anomalia il sostegno a Israele, che per i repubblicani è essenzialmente questione religiosa, anche perché raramente riconoscono l’umanità dei palestinesi.

Ed Harris si è posta in piena continuità con l’amministrazione Biden, che sta conducendo una guerra aggressiva per procura contro la Russia in Ucraina, sostiene gli attacchi stragisti di Israele in Cisgiordania, a Gaza e in Libano, e minacciando una guerra con la Cina e la Corea del Nord.

Grande disaccordo l’immigrazione

Immigrazione: i politici di Washington sono stati decisamente più liberali della maggioranza degli americani. Mentre le élite democratiche erano a favore di un confine essenzialmente aperto, anche gli immigrati ispanici legali hanno iniziato a criticare l’amministrazione Biden.

Secondo la Nbc, «gli elettori latini si sono spostati a destra sull’immigrazione, sostenendo provvedimenti più severi contro i grandi gruppi di persone che arrivano al confine e che hanno messo a dura prova le risorse delle comunità che hanno cercato di accoglierli.

I meno benestanti a destra

Ma lo shock più grande per i democratici è stato lo spostamento a destra, per ragioni economiche, di coloro che hanno un reddito modesto. Non si parla solo di bianchi, ma anche di ispanici e afroamericani.

L’inflazione è un problema enorme, ed è stata il motivo – secondo Blueprint – per cui i gruppi sociali hanno trasversalmente preferito Trump. L’80% di quelli che hanno menzionato l’economia, l’inflazione o l’aumento dei costi,  tra i fattori determinanti del loro voto hanno votato repubblicano. Non è dunque un caso che Trump abbia ottenuto il 46% dei voti degli ispanici, e circa il 25% dei voti dei maschi afroamericani.

Problema del ‘partito ombra’

Analisi da sinistra: Matt Karp, professore di Princeton, rileva che l’aumento delle persone urbanizzate e istruite che votano democratico è nulla rispetto all’«enorme spostamento della classe operaia -cittadini delle zone rurali, lavoratori a basso reddito, latinos e neri verso Trump».

La costellazione di Ong, mediatiche e fondazioni legate ai democratici, come White Dudes For Harris. Questi interventi hanno contribuito a raccogliere somme storiche – più di un miliardo di dollari in pochi mesi – ma hanno anche reso Harris prigioniera di una casta professionale istruita, concentrata sulla ‘democrazia’, sul diritto all’aborto e sull’identità personale, ma largamente disinteressata alle questioni materiali.

E il futuro? Ottimisti e pessimisti

Queste elezioni hanno visto Trump combattere contro tutti gli esponenti dell’establishment politico, aziendale e culturale. Trump ha dimostrato che le ortodossie politiche della nazione sono in bancarotta.

Dunque i leader di tutte le istituzioni -private e pubbliche- sono ora vulnerabili. Mentre il sospetto e l’antagonismo verso Washington sono una costante della politica americana. Tuttavia, la cultura e l’economia stanno creando spaccature ancora più profonde.

Elites di sinistra verso il peggio

Per il Partito democratico e le élite di sinistra il futuro prossimo è destinato a peggiorare. Trump sfiderà l’establishment esistente a Washington. La sua strategia potrebbe essere quella di spingere il Congresso a ignorare le istituzioni e gli individui schierati contro di lui.

I suoi sforzi potrebbero fallire – nulla fa pensare che sarà in grado di controllare le sue tendenze autodistruttive – ma i suoi avversari non sembrano avere maggiori probabilità di successo.

I tempi del futuro?

E il prossimo candidato repubblicano alla presidenza, sia J.D. Vance o qualcun altro, probabilmente riproporrà il trumpismo in una forma più accettabile. Il risultato finale non sarà un riallineamento politico su larga scala, quanto un duraturo rifiuto della sinistra americana.

Se il Partito democratico non tornerà alla normalità, rimarrà impantanato ancora per molto tempo.

Remocontro

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