Golem 2: Matteo Messina Denaro a giudizio
Lunedì 28 febbraio a Palermo dinanzi al gup Lorenzo Matassa riprende l’udienza preliminare scaturita dall’operazione antimafia “Golem 2”, quella che ha riguardato la schiera di favoreggiatori tra i più vicini al boss latitante Matteo Messina Denaro. E si ricomincia da dove il giudice deve dare le proprie risposte. In ordine intanto alla richiesta di patteggiamento a 2 anni avanzata da Salvatore Sciacca, e dalle richieste di rito abbreviato avanzate da quattro dei 19 indagati. Tra questi Salvatore Messina Denaro, il fratello maggiore del capo mafia.
Contro l’accoglimento di questa richiesta arriva da Firenze il “no” dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, strage per la quale Matteo Messina Denaro è stato condannato all’ergastolo. «Salvatore Messina Denaro in forte odore di mafia, e che forse davvero cura la latitanza del fratello “macellaio” a Firenze la notte del 27 Maggio 1993 – dice Giovanna Chelli – chiede il rito abbreviato per salvare il salvabile, forse proprio per poter continuare ad aiutare la latitanza del fratello. No al rito abbreviato, sarebbe un favore alla mafia».
Paradossale come l’attenzione al processo arriva da Firenze e altrettanto non può dirsi venga dedicata da chi vive nel territorio. E’ notoria la mancata costituzione di parte civile della Regione, sebbene ci sia una legge che obbliga alle costituizioni di parte civile nei processi di mafia, e questo ci è stato ricordato non più tardi di qualche giorno addietro quando c’è stato da presentarsi come parte offesa nel processo per il delitto Rostagno. Non c’è la Provincia regionale, pure presente nel processo Rostagno, con ragioni nobili, il riscatto dalla mafia. Non c’è il Comune di Castelvetrano che nel processo per il delitto Rostagno non c’è nemmeno, sebbene a Castelvetrano in quel 1988 fu presa la decisione di uccidere il sociologo che facendo il giornalista da Rtc dava fastidio a Cosa nostra, e don Ciccio Messina Denaro ne chiese l’uccisione durante un summit in un oleificio di Castelvetrano. Il sindaco Pompeo, a proposito della mancata costituzione nel processo Golem, ha detto che riparerà all’assenza, e che nessuno gli ha detto del procedimento.
Castelvetrano è stata assente anche nel primo stralcio dell’indagine Golem, non si è nemmeno costituita nel processo contro Matteo Messina Denaro e l’imprenditore pure lui castelvetranese Giuseppe Grigoli, usciti tutti e due condannati. Sempre dimenticanza? Possibile che la giustificazione non susciti indignazione? Come giornalista racconto la vicenda, lascio a voi cosa pensare. Parti civili si sono costituiti due imprenditori, uno di questi Nicola Clemenza ebbe bruciata a Partanna l’auto perché aveva avuto l’idea di costituire un consorzio oleario, si è costituita Confindustria di Trapani, il fondo nazionale antiracket, l’associazione Addiopizzo, unico tra gli enti locali il Comune di Campobello di Mazara. Un Comune in bilico, con una richiesta di scioglimento per mafia ferma al Viminale da due anni, e quella costituzione come altre iniziative con la parvenza di legalità hanno il sapore di una ricerca di un alibi a tutti i costi. E che costi: sebbene il Comune abbia un avvocato ha conferito un incarico esterno da 6 mila euro. Stessa cifra era stata messa a disposizione, sempre dello stesso avvocato, Biagio De Maria, per costituirsi nel processo Rostagno, costituzione in questo caso respinta, accolta invece per Golem 2.
Gli altri indagati a chiedere il rito abbreviato sono stati Andrea Craparotta, 47, Matteo Filardo, 43 e Raffaele Arimondi di 51. Verso il rinvio a giudizio vanno invece oltre al latitante Matteo Messina Denaro, Nino Marotta, 84 anni, Maurizio Arimondi, 45 anni, Calogero Cangemi, 61 anni, Lorenzo Catalanotto, 31, Tonino Catania, 44, Giovanni Filardo, 48, Leonardo Ippolito, 56, Marco Manzo, 46, Nicolò Nicolosi, 40, Vincenzo Panicola, 39 anni, Giovanni Risalvato, 57, Filippo Sammartano, 53, Giovanni Stallone 53.
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