Boom di cocaina. E le mafie si arricchiscono sempre più
Alcuni giorni fa le autorità colombiane, con la collaborazione delle polizie di diversi paesi, hanno annunciato il sequestro record di cocaina (Operazione Orione), ben 225 tonnellate, in parte caricate su sei semisommergibili alcuni diretti addirittura verso l’Australia (dove, lo ricordiamo, è presente da molti anni la mafia calabrese).
Si è parlato di una “batosta” significativa ai cartelli della droga, ma la realtà è ben diversa solo che si rifletta sull’aumento, senza precedenti, registrato in Colombia nella produzione di cocaina.
È il rapporto dell’Unodc delle Nazioni Unite a ricordare che nel 2023 la Colombia ha registrato un aumento straordinario nella produzione annua di cocaina con circa 2.600 tonnellate, ossia un incremento di circa il 53% rispetto all’anno prima. Aumentati del 10% circa anche i terreni coltivati a coca passati a 250mila ettari rispetto ai 230mila del 2022.
La “guerra alla droga”, iniziata oltre mezzo secolo fa e strombazzata dagli americani, è persa da tempo ma nessuno ha il coraggio di dirlo.
Nel 1994 (era il periodo in cui mi trovavo in Colombia accreditato preso l’Ambasciata di Bogotà, come esperto antidroga per conto della DCSA), si parlava di circa 100mila ettari coltivati a coca in tutto il Paese e si investirono ingenti risorse economiche (in particolare da parte americana) e umane per eradicare le piante manualmente (con l’impiego della Polizia Antinarcotici) o spargendo sui campi con piccoli aerei il glifosato, un erbicida contestato più volte per i possibili danni alla salute umana.
Risultati davvero molto insoddisfacenti se, oggi, siamo arrivati ad una produzione annua di cocaina più che raddoppiata rispetto al 2000. Il rapporto dell’Unodc rileva soltanto una leggera diminuzione della superficie coltivata a coca in Perù e una stabilità in Bolivia che va avanti da circa tre anni.
Il mese di novembre è stato particolarmente negativo per i narcotrafficanti se si guarda agli ingenti sequestri di cocaina effettuati; a partire dalle 4 ton. intercettate al largo delle Canarie a bordo di un peschereccio panamense, alle 13 ton. ad Algeciras (Spagna), grazie ad una operazione congiunta con l’Ecuador, alle 21,6 ton. distrutte in Bolivia vicino alla Città di Oruro per finire alle 3,2 ton. bloccate a Sucre (Colombia) e agli 87kg di cocaina sequestrati dagli agenti delle Polizia di Stato nel porto di Civitavecchia, abilmente occultati nell’abitacolo di un veicolo.
In Italia la domanda di cocaina rimane particolarmente alta e l’aumento significativo negli ultimi anni dei sequestri lo conferma; dalle 3,6ton del 2018, alle 8 ton. del 2019 e alle oltre 13 ton. del 2020 per passare alle 21 ton nel 2021, alle 26 ton nel 2022, alle 20 ton. nel 2023 e alle circa 10 ton. nel 2024 (dato provvisorio di ottobre scorso).
I sequestri maggiori sono avvenuti nel porto di Gioia Tauro (come da anni ormai) e la nazionalità degli stranieri maggiormente ricorrenti nel traffico/spaccio di questa droga (come ci ricorda la DCSA) sono state quella albanese, marocchina, tunisina, senegalese e nigeriana. Nella maggioranza dei casi la cocaina era occultata sulla persona, nelle abitazioni, in auto e in pacchi o lettere postali.
Un mercato (mondiale) straordinariamente florido e in espansione con grande soddisfazione delle tante mafie che si arricchiscono sempre di più aumentando il loro già forte potere economico.
Trackback dal tuo sito.