NEWS

Droga: scacco al clan Alfano, 35 arresti

Di Luigi Spera* il . Campania

Un clan camorristico leader tra Scafati e Boscoreale, che grazie all’acume criminale della famiglia Alfano, costola della potente cosca degli Aquino-Annunziata, era riuscito a imporsi sul territorio. Da Scafati alle contrade Marchesa e Pellegrini di Boscoreale, da Poggiomarino a Palma Campania, da Cava de’ Tirreni e Vietri sul Mare fino a Roma e Milano. Chiunque avesse bisogno di cocaina, eroina, hashish o marijuana, poteva chiedere a Pepp ‘o Squalo, al secolo Giuseppe Alfano. Era lui con i fratelli Emilio e Antonio, con il padre Domenico e alcuni fedelissimi a gestire il ricco affare di famiglia. Un giro di droga quantificato solo parzialmente in oltre 5 milioni di euro di stupefacenti acquistati all’ingrosso, sgominato dalla guardia di finanza. Gli uomini del Gico di Salerno hanno  eseguito i 35 arresti che hanno spazzato via un’intera classe di narcotrafficanti internazionali e le subordinate strutture di spaccio.

Gruppetti che si rifornivano dal gruppo in grado di far arrivare in Italia enormi quantitativi di stupefacenti. Gli uomini della sezione antimafia delle fiamme gialle, in oltre due anni di indagini hanno ricostruito il quadro. Ieri poi, affiancati sul territorio della provincia napoletana dai colleghi del gruppo di Torre Annunziata hanno fatto scattare le manette. A finire in carcere sono stati i membri di quella che emerge come una “cupola”. Una cabina di regia che vedeva seduti al tavolo del giro che conta, Giuseppe Alfano, i fratelli Emilio e Antonio, il padre Domenico e Salvatore Sorrentino. Sono loro ad aver imperversato per poco più di tre anni sul territorio cerniera tra le province di Napoli e Salerno. La dove i confini tra i comuni finiscono per sciogliersi e ricomporsi secondo le organizzazioni criminali che imperversano.

Lì gli Alfano avevano messo su il loro traffico internazionale di droga proveniente principalmente da Spagna e Olanda. Passando per la Spagna. Il tutto sulla base le vecchie e mai smantellate rotte degli Aquino-Annunziata, una della cosche più prospere degli anni 2000 grazie alla guida del boss Alfonso Annunziata, ‘a Calabrese. Gli Alfano avevano stretto, con un cliché sociale rurale spesso alla base della gestione dei clan boschesi, un rapporto con la cosca grazie a un matrimonio. Emilio Alfano ha infatti sposato Michela Annunziata, figlia del deceduto Francesco, fratello di Alfonso. Grazie a un complesso e variegato sistema, il gruppo Alfano, ha acquisito un reale predominio sul territorio di influenza, tanto da consentire ai membri della famiglia di rafforzare ed espandere la propria egemonia, grazie alla crescente e mai in flessione possibilità di recuperare droga.

Anche così era stato possibile allargare le ramificazioni con l’Italia e con l’estero. I boss vesuviani rifornivano una miriade di piccoli gruppi di spacciatori, forse solo parzialmente venuti fuori nelle indagini. Un combinato disposto di intercettazioni telefoniche, pedinamenti, sequestri di droga e riscontri alle dichiarazioni di diversi pentiti, che hanno offerto agli inquirenti della Dda di Salerno e della guardia di finanza, di intessere la tela.

Un lungo lavoro per decodificare il linguaggio sempre vago e la grande accortezza con la quale avveniva ogni comunicazione soprattutto tra i capi. Ras che alle telefonate, come scoperto “spiate” dagli investigatori, che preferivano incontrarsi di persona. Anche stavolta la cosa non è servita. E, passo dopo passo, sono venute fuori le prove che hanno incastrato i 35 indagati, da ieri in carcere.

* da Metropolis

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link