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Musk, i giudici e il pericolo che corrono anche i giusti

Gian Carlo Caselli il . Diritti, Giustizia, Internazionale, Istituzioni, Politica, Toscana

Il fatto riferito da vari giornali è questo: alcuni “Bravi” della Rete dei patrioti, che aveva organizzato con Casa Pound il contestatissimo corteo di Bologna nei pressi della stazione, ha fatto un sit in e appeso degli striscioni, con la scritta “Musk ha ragione: toghe rosse andatevene!”, nei tribunali di Firenze, Lucca, Prato, e Pistoia.

La Toscana è la regione in cui aveva operato nel ventennio Aurelio Sansoni, del quale Calamandrei scrive che era “un giudice semplicemente giusto ma per questo lo chiamavano ‘rosso’: perché sempre, tra le tante sofferenze che attendono il giudice giusto, vi è quella di sentirsi accusare, quando non è disposto a servire una fazione, di essere al servizio della fazione contraria”.

I “bravi” di oggi sono i nipoti dei fascisti che non tolleravano l’indipendenza di Sansoni. Essi infatti attaccano allo stesso modo i giudici onesti il cui operato è contrario ai loro desiderata accusandoli di essere “rossi”. Con la variante di trincerarsi dietro un miliardario straniero credendo forse di sembrare meno beceri.

È comunque un dato di fatto che tale intolleranza  si manifesta sempre più frequentemente. Ma guai anche solo ad accennare a rigurgiti di fascismo. L’obiezione è che oggi non c’è dittatura né violenza.

Ma i “bravi” di oggi avranno ben imparato da qualcuno l’intolleranza che porta a considerare nemici da eliminare (andatevene!) coloro che la pensano diversamente.

E se c’è qualcuno che insegna a praticare quell’intolleranza e altri che effettivamente la praticano con sempre maggiore intensità vuol dire che c’è il rischio – ne scrive Luciano Canfora – che torni a comparire il fascismo, comunque denominato, variamente riverniciato e aggiornato.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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