NEWS

I pezzi mancanti

Di Roberto Morrione il . L'analisi, Sicilia

Ventidue anni da quel 26 settembre 1988. Un tempo infinito quando ci si chiede da chi e perché sia stato assassinato un uomo leale e generoso come Mauro Rostagno, che aveva fatto della protezione dei più deboli, della giustizia , della denuncia pubblica delle sopraffazioni, la ragione della sua vita. Un tempo infinito quando sia costellato di depistaggi, diffamazioni, violenze contro gli stessi familiari di Mauro, come l’arresto della sua compagna Chicca in seguito a indagini palesemente deviate o l’uso strumentale, infangandolo, del ruolo di Mauro in un lontano passato in Lotta Continua. Solo l’ostinazione e la passione di integerrimi uomini di legge, quali l’allora capo della Squadra Mobile di Trapani, Linares e i magistrati della Procura di Palermo, Ingroia e Paci, attorno ai quali vi è stata una straordinaria mobilitazione civile di comitati e associazioni, ha potuto fare aprire il processo incanalandolo verso i mandanti e gli esecutori mafiosi.

La vicenda, tuttavia, non si può fermare qui, tanto sono stati ripetuti, programmatici, i tentativi di deviarne il corso. Gli stessi elementi compaiono sistematicamente in altri delitti di mafia che hanno coinvolto il “gotha” di Cosa Nostra, nel caso di Mauro il capomafia Francesco Messina Denaro, padre del superlatitante Matteo e l’intera commissione provinciale mafiosa, fino al consenso di Totò Riina. Lo stesso Antonio Ingroia ha dichiarato: “I depistaggi sul delitto Rostagno sono stati sintomo di altri interessi. Fu un delitto di non sola mafia, possono esserci stati altri interessi convergenti.

E non disperiamo che pezzi di verità possano venir fuori dal dibattimento”. Due elementi, soprattutto, richiedono  attenzione. Il primo è che i tentativi di depistaggio nelle indagini sono una caratteristica dei delitti mafiosi più scottanti, dove sono in causa interessi occulti e potenti esterni a Cosa Nostra, dal caso De Mauro all’assassinio di Mattarella. Va poi attentamente valutato che fattori esterni, quali l’azione di appartenenti ai servizi segreti più o meno deviati o di funzionari che hanno tradito lo Stato, sono stati più volte accertati almeno subito dopo i delitti, dalla scomparsa delle carte del prefetto Dalla Chiesa la sera stessa dell’assassinio, alla sparizione dell’agenda rossa di Paolo Borsellino sulla scena della strage di Via D’Amelio, fino alle note informatiche contenute nel computer di Giovanni Falcone.

Anche Mauro Rostagno aveva un’arma segreta, che riteneva così essenziale da portarla sempre con sé. Una cassetta video che aveva girato quando si era imbattuto nell’ex aeroporto militare di Kinisia, vicino a Trapani, nella scena di un aereo militare, sembra diretto in Somalia, dal quale venivano scaricati aiuti umanitari sostituendoli con casse di armi. Di quella cassetta, che non fece in tempo a trasmettere dall’emittente RTC di cui dirigeva la parte giornalistica, Rostagno aveva fatto gelosamente una sola copia, chiusa in un cassetto.

Ma dopo il delitto, ambedue le cassette furono trafugate, la prima dall’auto su cui viaggiava, da parte degli stessi killer, la seconda all’interno della sede di RTC. Una vicenda almeno sospetta che sembra saldarsi alle inchieste sui traffici d’armi e rifiuti tossici, che hanno coinvolto diverse Procure e commissioni parlamentari, ultima quella presieduta da Gaetano Pecorella, che ha recentemente riaperto le indagini sul duplice omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, avvenuto a Mogadiscio il 20 Marzo 1994. Nel corso del processo, si dovrà approfondire il ruolo che ebbe in quegli anni il maresciallo Vincenzo Li Causi, uomo dei servizi  responsabile del centro Scorpione di Gladio, operante a Trapani, dove era altresì attiva la loggia massonica Iside 2.

Li Causi era certamente all’interno dei traffici che coinvolgevano l’aereoporto di Kinisia, così come divenne più tardi amico di Ilaria Alpi e probabilmente sua fonte d’informazione in Somalia, finchè non venne assassinato nel ’93 nel corso di un’ improbabile “partita di caccia”. E va chiarita la presenza in Somalia di Giuseppe Cammisa, uomo di fiducia del fondatore della comunità Saman, Cardella, a sua volta inquisito per traffici d’armi, grande amico di Bettino Craxi, fuggito dall’Italia. “Coincidenze” che vanno approfondite con scrupolo, affinché dopo 22 anni non cali nuovamente il buio sulla tragica fine di Mauro Rostagno.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link