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Paul Getty Junior muore stroncato da tanti mali

Di Anna Foti il . Calabria

Paul Getty III, liberato il 15 dicembre del 1973 dopo 5 mesi di segregazione ad opera dell’Anonima Sequestri Calabrese, è morto domenica all’età di 54 anni, afflitto da diversi mali e sconfitto dalla droga, nella sua tenuta di Buckinghamshire in Gran Bretagna.  La notte del 10 luglio 1973 era scomparso a Roma, Paul Getty Junior, nipote di un ricchissimo petroliere americano John Paul Getty. Aveva 16 anni. Il nonno, magnate del petrolio, all’epoca uomo tra i più ricchi del mondo, si era rifiutato inizialmente di pagare il riscatto, ed allora i malavitosi calabresi, per sollecitare la consegna della somma e fugare ogni dubbio circa la veridicità del sequestro, avevano tagliato un lembo di orecchio al giovane e lo avevano spedito alla famiglia.

Svolta brutale ma efficace, dopo la quale il giovane rampollo straniero rapito nella capitale dalle ‘ndrine calabresi, balzò ancora di più agli onori della cronaca. La famiglia pagò un riscatto di quasi due milioni di sterline, i rapitori ne avevano chiesti 17. Circa un 1 miliardo e 700 milioni di vecchie lire, un patrimonio per quell’epoca, il primo grande successo della ‘ndrangheta aspromontana, il primo di una lunga serie di riscatti e di miliardi che fecero prosperare le cosche calabresi, preparandone la passaggio da mafia rurale a mafia imprenditoriale. Erano necessari soldi per saltare dalla guardiania, agli appalti, alle imprese. Proprio dopo il pagamento di quel riscatto, sorge un quartiere a Bovalino che porta il nome del ricco ma sfortunato rampollo americano finito nelle grinfie delle ‘ndrine.  Dopo l’episodio del lembo di orecchio e le trattative con il severo e ricchissimo nonno, una storia che attira l’attenzione di milioni di persone, Paul Getty viene dunque liberato in Calabria. A trovarlo, quella notte del 15 dicembre 1973, un camionista di passaggio all’imbocco dell’autostrada all’altezza di Lauria, in Basilicata, sulla Salerno-Reggio Calabria.

Le indagini condussero all’arresto di Saverio (Saro) Mammoliti, detto “Play Boy”, dissociatosi dall’onorata società nove anni fa dopo averne guidato la più importante evoluzione in quegli anni, insieme a Mommo e Peppino Piromalli, Peppino Pesce, Teodoro Crea e Mico Rugolo.  Al sequestro avrebbero partecipato anche i Piromalli di Gioia Tauro e con ogni probabilità anche i Femia di Casignana e i Nirta di San Luca ma operativi Roma.
 
Dopo la liberazione, il giovane hippy d’oro sarebbe stato atteso da una vita dedita all’alcol e alla droga. Dopo un ictus in conseguenza di una overdose, che lo colpì a soli 24 anni, per lui arrivarono addirittura la paralisi e la quasi completa cecità. Poi la morte, domenica, all’età di 54 anni.

Una vicenda indimenticata per la sua singolarità ma anche per il momento che segnò nella storia della ‘ndrangheta, della Calabria, e del mondo in ragione dei lunghi e corposi tentacoli con cui oggi la stessa organizzazione criminale avvinghia nazioni e continenti nel mondo. Nei primi anni ’70 in Italia si sequestrava già per estorsione, un fenomeno antico esportato dalla Sardegna dei pastori e della ‘ndrangheta calabrese. Ma in quegli anni sardi e calabresi decidevano di andare fuori dai confini regionali per rapire e ricattare. Roma e Milano furono le prime città a essere colpite. Paul Getty Junior fu il primo successo. Ne seguirono altri e il resto ormai è noto.

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