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Napoli, una città che vive in trincea

Di Peppe Ruggiero il . Campania

Sette omicidi dall’inizio dell’anno. Napoli e la sua provincia viaggiano alla media di un morto per camorra ogni tre giorni. E tra questi come spesso succede anche vittime innocenti di una guerra criminale. Un inizio di anno con il botto. Eppure i dati presentati in anteprima in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario nel distretto napoletano parlano di un sensibile calo nel 2010 degli omicidi, passati da 106 a 68 (-36%) e in particolare di quelli riconducibili alla criminalità organizzata, da 64 a 25 (-61%).

Ma ammazzare di meno non significa che Napoli e la sua provincia sia più sicura. Anzi oggi si assiste ad una criminalità più raffinata, che investe in aziende, che fa affari nei rifiuti, che gestisce appalti. E parallelamente pero’ continua a gestire il mercato della droga. A Scampia, Secondigliano, Ponticelli, Barra continuano ad essere operanti le piazze di spaccio. Quelle piazze che rappresentano sempre di più l’aspetto più veritiero e reale della criminalità napoletana. Sono la vera economia cittadina. La benzina che fa camminare la macchina.

Fanno girare soldi e alimentano continuamente il branco di Napoli. Le nuove leve della camorra. Girano armate, come compagnia la cocaina. Pronte a tutto per dimostrare di essere pronti per entrare nel grande giro. Nel clan che conta. E da qui che nasce la paura, l’impossibilità per Napoli di essere una città normale. Napoli è una trincea continua. In Campania, ed a Napoli in particolare, nonostante gli arresti eccellenti, i blitz ed i sequestri è inutile prendersi in giro la camorra domina, la respiri quotidianamente, ti intacca dentro. La città è inquinata.

E inquina tutto. E l’inquinatore ha un solo denominatore: camorra, legami camorristici, mentalità criminale, un trio di sensazione che si ramifica in mille rivoli. Le forze dell’ordine parlano oggi in Campania di più di cento clan con almeno 10mila affiliati. In città almeno 50 clan che si ramificano nel centro storico ed in periferia e si dispongono a semicerchio intorno a Napoli per un raggio di 40km. Una città dove il limite tra camorra e delinquenza urbana comune si assottiglia sempre di più. Una criminalità minorile che aumenta in modo esponenziale, una super produzione di addetti e riserve dell’esercito criminale futuro. Non si è stati capaci di vedere che la vera novità era il clima di violenza diffusa che si stava respirando in città.

Quel serbatoio d’acqua dove la camorra si disseta. Ed ecco che pensare di risolvere il problema solo con interventi di ordine pubblico è sbagliato. Servono provvedimenti strutturali sul piano sociale, economico e occupazionale. La violenza urbana, l’illegalità, la sporcizia, il degrado delle periferie sono segni caratteristici di una città disordinata. E questi si leggono tutti sulla faccia di Napoli. Fare politica a Napoli è cosa ben diversa da fare politica nel resto d’Italia. Chi fa politica a Napoli deve mettere al centro del suo impegno la lotta alla camorra e all’illegalità, anche e soprattutto quando non ci sono fatti clamorosi che finiscono sulle prime pagine dei giornali.

Ed intervenire nel contesto sociale, culturale, occupazionale. Ma Napoli è una città seduta. Come Caserta. Manca il controllo sociale. Manca uno scatto. Un’idea. Un progetto. E manca la politica. Quella con la “P” maiuscola. Oggi può contare su una destra di Governo guidata dai soliti noti: Cosentino, Martusciello e Cesaro e da una sinistra ancora legata al potere bassoliniano in grado di perdere la faccia con le ultime primarie per il candidato sindaco. E non è diverso il quadro sul fronte giudiziario. In un’anticipazione della relazione che verrà letta oggi dal presidente della Corte d’Appello Antonio Buonajuto in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, si denuncia in Corte d’Appello carenze del 45% in meno di presidenti e 25% di consiglieri, a cui si aggiungono i vuoti negli organici amministrativi.

Un quadro pessimista? No semplicemente il racconto della realtà. Avere il coraggio di non nascondere la polvere sotto il tappeto. Perchè con Napoli non si può più scherzare. Se perde Napoli, perde la Campania, perde il Paese. E non possiamo permettercelo. In caso contrario Napoli resterà sempre quella splendida città, che come la definì Moravia, è abitata da cittadini, e aggiungiamo amministratori, tanto furbi individualmente quanto stupidi collettivamente.

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