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Colletti “puliti”, una scelta etica

Di Gaetano Liardo il . Emilia-Romagna

Chi l’ha detto che i professionisti sono tutti al soldo dei boss? La giornata di venerdì a Modena, organizzata dal Comitato unitario delle professioni della città emiliana, in collaborazione con Libera e Libera informazione, è stata una piccola rivoluzione. Avvocati, ingegneri, commercialisti, architetti, medici, hanno sottoscritto un documento destinato a fare scuola. Un impegno concreto delle categorie professionali per contrastare il dilagare delle mafie nella provincia di Modena.

«Ci hanno chiesto se abbiamo una realtà dove ci sia uno stato di grave compromissione con le mafie. La realtà modenese – ha dichiarato Pietro Balugani, ingegnere e presidente del Cup di Modena – non è del tutto compromessa. Tuttavia, la percezione che abbiamo, dovuta anche alle situazioni di regioni vicine come la Liguria o la Lombardia, ci fa capire che il corpo sociale può finire infettato dalla criminalità organizzata. Vogliamo dare senso a problematiche che ci riguardano come professionisti ma ancor prima come cittadini.

Noi ci siamo e siamo disposti a fare la nostra parte nel contrasto al crimine organizzato». I professionisti modenesi vogliono: «Contribuire attivamente a contrastare il processo di infiltrazione e radicamento della mafia – si legge nella Carta eitca – per garantire una crescita civile dell’intero Paese». Undici articoli semplici e chiari. Una chiamata professionale alle “armi” da parte di quelle categorie che, in molte indagini, risultano spesso colluse con i boss.

La longa manus della criminalità organizzata, in grado di farne fiorire gli affari illeciti, garantendo ricchezza e impunità. Una situazione che ai professionisti di Modena non va affatto bene. «Il Professionista, gli Ordini e Collegi della Provincia di Modena e i loro rappresentanti – recita l’articolo 1 della Carta etica – riconoscono fra i valori fondanti della professione intellettuale il rifiuto di ogni rapporto con organizzazioni criminali». Si impegnano a realizzare una Commissione permanente con lo scopo: «Di confrontarsi e collaborare con altre realtà territoriali per garantire solidarietà, a chi dovesse risultarne vittima, contro tutte le mafie, nazionali e transnazionali, e contro ogni forma di  corruzione». Inoltre, un impegno a promuovere attività di contrasto alle mafie, come la formazione educativa nelle scuole.

L’impegno a fornire “suggerimenti” legislativi agli amministratori locali e ai privati: «Che garantiscano la massima trasparenza negli appalti e nella gestione dei servizi». La promozione della crescita professionale salvaguardando, però, la sicurezza del lavoro e contrastando il lavoro nero. Infine, l’invito rivolto agli ordini professionali per controllare la condotta dei singoli iscritti. Un “vigilanza” che può portare alla sospensione cautelare se non addirittura alla radiazione di un professionista. Una svolta, quella imposta dal Cup di Modena, di assoluta rilevanza. Infatti, l’avvocato, il commercialista o il medico indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, oppure condannato con sentenza passata in giudicato, andrà in contro alle sanzioni dell’Ordine di appartenenza.

Una buona prassi che, se adottata a livello nazionale, darebbe un contributo significativo al contrasto del crimine organizzato. Sulla questione l’ingegner Balugani è fiducioso: «Ho recentemente parlato con la presidenza nazionale del Cup, che ha lodato la nostra iniziativa e di questa ne farà un’iniziativa nazionale. Per il Cup questa dovrà essere una battaglia di tutti perchè si tratta di tutelare la civiltà di un territorio, di tutto il Paese». Un campanello di allarme per i boss che da sempre hanno utilizzato i professionisti per i propri sporchi affari. Una piccola rivoluzione culturale portata avanti dai “colletti puliti”.  

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