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Muore in ospedale il boss Antonio Gioffrè

Di Anna Foti* il . Calabria

In ospedale a Messina, è morto per cause naturali Rocco Antonio Gioffré, 76 anni, ritenuto uno dei boss dell’omonimo clan di Seminara, in provincia di Reggio Calabria. Era stato ricoverato, a seguito di un trasferimento dal carcere della stessa città, a causa delle sue precarie condizioni di salute. Detto “U ‘ndolu”, per differenziarlo dai componenti di altre famiglie omonime di Seminara, Gioffrè era stato arrestato nel novembre del 2007 nell’ambito dell’inchiesta denominata “Topa” condotta dalla Dda di Reggio Calabria e che nel 2010 sfociò nella sua condanna a sette anni di reclusione (ne erano stati chiesti 16) per associazione mafiosa e voto di scambio.

La Corte di Assise di Palmi (Salomone presidente, Spedale e Ciollaro a latere) infatti inflisse nell’aprile scorso la sentenza di condanna nell’ambito del processo “Topa”, contro i presunti affiliati alla cosca Gioffrè di Seminara, comune reggino poi sciolto per infiltrazioni. Nel mirino dell’operazione c’era la famiglia Gioffrè di Seminara che, secondo l’accusa, avrebbe condizionato il libero voto del Comune pre-aspromontano, imponendo il proprio candidato Antonio Marafioti, poi eletto e per questo condannato. Dopo la requisitoria del pm Roberto Di Palma e le arringhe degli avvocati, furono comminati oltre 50 anni di carcere attraverso nove condanne e un’assoluzione. Insieme a Rocco Antonio Gioffrè, condannati il sindaco uscente di Seminara, Antonio Marafioti, Carmelo Buggè, già sindaco dello stesso comune, e Mariano Battaglia, all’epoca vice sindaco della stessa amministrazione. Poi ancora condannati Vittorio Vincenzo Gioffrè, Antonio Gioffrè, Vincenzo Gioffrè, Domenico Gioffrè e Adriano Gioffrè. Unico assolto nel procedimento di Palmi fu Antonino Tripodi.

Il boss deceduto, inoltre, avrebbe partecipato all’incontro durante i festeggiamenti in onore della Madonna di Polsi, in Aspromonte, che avrebbe portato ad un armistizio tra le famiglie coinvolte nella faida di San Luca dei Pelle-Vottari e Nirta Strangio. Il suo nome, infatti, in base ad alcune intercettazioni, era emerso anche in relazione all’incontro tra le famiglie mafiose dopo la strage di Duisburg nella quale vennero uccise sei persone in quel sanguinoso ferragosto del 2007.

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