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Migranti, un governo senza Dio e famiglia e con una bislacca ‘idea’ di Patria

Pierluigi Ermini il . Costituzione, Diritti, Giustizia, Istituzioni, Migranti, Politica

La nave Libra della Marina Militare è approdata nel porto albanese di Shengjmn con a bordo i primi 16 migranti ( bengalesi e 6 egiziani) che saranno ospitati nelle strutture italiane costruite nel Paese.

Si tratta di migranti soccorsi in mare in acque internazionali, scelti tra gli altri soccorsi perché provenienti dai cosiddetti paesi sicuri, e che non hanno toccato le nostre acque territoriali, perché in questo caso non potrebbero essere portati in Albania.

Nasce subito un primo problema perché la sentenza della corte di giustizia europea (Cedu) sul decreto Cutro afferma che “non esistano i presupposti di urgenza per definire ‘paesi sicuri’ l’Egitto o il Bangladesh.

Vi è un forte rischio, come già avvenuto nei mesi scorsi, che i ricorsi che saranno presentati ai tribunali italiani da parte di questi migranti vengano accolti.

Intanto nelle stesse ore circa 1.000 migranti sono stati soccorsi nel mare intorno a Lampedusa (in acque territoriali italiane) e sono stati portati sull’isola italiana.

Viene da chiedersi subito chi sarà stato più fortunato e se questa disparità di trattamento tra i primi e i secondi non avrà conseguenze giuridiche.

I migranti arrivati in Albania ora verrannno sottoposti da parte del Ministero dell’Interno alle procedure accelerate di frontiera e trasferiti in attesa della decisione se rimpatriarli o meno, nella struttura di Gjader, un vecchio sito dell’Aeronautica militare albanese abbandonato da molti anni e oggi completamente ricostruito con una spesa di oltre 800 milioni di euro.

Gjader può ospitare oggi circa 400 persone. Quando sarà completata circa 800.

Lavori fatti in fretta e furia sui quali ci sono molte ombre per gli appalti gestiti senza trasparenza, come scrive in una sua inchiesta il quotidiano “Domani”.

Entra dunque nel vivo il Patto siglato tra Roma e Tirana, visto come un modello da imitare dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Layne, ma ritenuta dal Parlamento Europeo e soprattutto dai trattati internazionali non conforme alla difesa dei diritti e della dignità delle persone.

Nasce anche un altro problema: la gestione interna alla struttura è di competenza italiana, ma la vigilanza esterna spetta alla polizia albanese. Nel caso di fuga di un migrante chi interviene, quali leggi si applicano, dove viene portata?

C’è poi la questione del mezzo utilizzato per il trasporto: una nave da guerra, in questo caso, e non un traghetto civile come era stato previsto. La nave da guerra ha costi molto più alti per i propri viaggi rispetto a un traghetto e offre condizioni molto peggiori a chi viene trasportato. Non hanno cabine, se non per il proprio personale, ha pochi servizi igienici, è costretta a ospitare le persone sul ponte.

Dubbi e incertezze contraddistinguono dall’inizio l’accordo siglato tra la nostra Presidente del Consiglio e il Presidente albanese Rama.

Dai trattati internazionali, alle norme europee, alla nostra Costituzione, tutto sembra muoversi nella direzione di una forzatura voluta dal nostro governo che pare essere il primo vero protagonista di azioni illegali perpetrate contro i più poveri e indifesi.

Può rimanere in Giorgia Meloni alto il significato di Patria, non certo di Dio e di famiglia che si reggono su ben altri valori.

Infatti questa operazione, avvolta da così tanti e forti dubbi giuridici e legali, è ingiustificata anche da un punto di vista dei costi economici che ha ed avrà.

Ma ha un senso fortemente  “simbolico” perché arriva a giustificare la gestone delle persone migranti come se fossero delle merci o degli oggetti non desiderati, e per questi rimandati indietro.

Si lega in modo forte infatti con il decreto Cutro, voluto da questo governo, che prevede, per esempio, che si possa smettere, da parte di coloro che gestiscono l’accoglienza, di investire nelle scuole di italiano per stranieri, mantenendo  come obbligo solo quello dell’ospitalità intesa, di fatto, come erogaziopne di vitto e alloggio.

Tutti questi passi stanno portando a un impoverimento dei processi di integrazione delle persone, che invece sono ciò  di cui abbiamo più bisogno, per un futuro di convivenza nelle nostre città.

Inoltre, alimentano un processo che incide profondamente anche sull’opinione pubblica, che si sente giustificata a considerare e a trattare le persone migranti come il nostro nemico.

Un processo iniziato più di 20 anni fa con la legge Bossi-Fini, che nessun governo, neanche di sinistra, ha voluto cambiare.

È continuato con gli accordi farsa con la Libia dell’allora ministro Minniti, un paese in mano a capi tribù e faide continue, reso ancor più forte dalle leggi sicurezza di Salvini, che hanno prodotto centinaia di migliaia di clandestini, privi di un lavoro legale, una casa, un’assistenza medica e ridotti a pura manovalanza per il lavoro nero e la criminalità organizzata.

Si è poi toccato l’apice con la teoria dei porti sicuri, con i migranti lasciati in mezzo al mare per giorni e giorni, e la guerra alle Ong.

Oggi abbiamo un governo che fa salire poveri disgraziati su una nave da guerra e li deporta in un paese straniero, chiusi in un centro molto più simile a una prigione che a una struttura di accoglienza, dalla quale non si può uscire.

Nella testa e nella pancia di un cittadino non può non scattare l’idea del migrante – nemico, catturato, tenuto prigioniero e alla fine rimpatriato.

Nella bislacca idea di Patria che persone come Meloni, Piantedosi e Salvini hanno, il migrante viene visto come colui da cui si devono difendere i confini di uno stato.

Cara Presidente del Consiglio e cari Ministri, molto meglio sarebbe difendere i nostri confini e rendere i nostri porti sicuri, impedendo di far arrivare tonnellate di cocaina e di altre droghe, importate nel nostro paese dalle mafie di ogni genere e paese ai porti di Gioia Tauro, di Livorno, di Genova, per fare i nomi di quelli principali coinvolti nel traffico di stupefacenti, anziché “rifugiarsi” dietro il “nemico migrante”.

Fortunatamente non tutta l’opinione pubblica è d’accordo con queste operazioni.

C’è anche chi riconosce che queste persone cercano soltanto per sé e per la propria famiglia un futuro di pace e di uguaglianza, che credono che essere Patria, ma prima ancora Nazione, vuol dire anche riconoscere gli stessi diritti a ogni uomo e a ogni donna che vive nella nostra terra, che crede che Dio ci insegna a cercare la giustizia, e che sono nostra famiglia, anche tutti gli uomini e le donne che stanno fuggendo da fame, guerre, carestie e che noi stiamo trattando quasi come feccia umana.

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