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Crotone, l’ombra dei clan sulle elezioni provinciali

Da Il Crotonese il . Calabria

Sabbie mobili. Ci si sente sprofondare leggendo il capitolo che l’ultima inchiesta della magistratura sulle cosche crotonesi dedica ai rapporti tra mafia e politica. Indagando sulle nuove leve della famiglia Vrenna che avevano preso le redini dell’organizzazione decimata dagli arresti, gli inquirenti hanno scoperto oltre ai soliti traffici illeciti (droga, estorsioni, danneggiamenti e persino truffe alle compagnie assicurative) anche pesanti intromissioni nella vita politica locale.

Nell’indagine condotta dalla Procura distrettuale antimafia e che vede coinvolte complessivamente 69 persone, dodici delle quali venerdì scorso sono state sottoposte a fermo di indiziato di delitto per associazione mafiosa ed altri reati, emerge chiaramente come le cosche siano capaci di condizionare il voto anche grazie alla facile permeabilità degli esponenti politici. Emerge altrettanto esplicitamente che alle elezioni del giugno 2009 per il rinnovo del consiglio provinciale, la coalizione di centrodestra ha avuto, secondo gli investigatori, l’appoggio di alcune famiglie della ’ndrangheta.

Non soltanto quella crotonese che ultimamente faceva capo ad Antonio Vrenna, figlio del boss pentito Giuseppe Vrenna, ma anche degli Arena di Isola Capo Rizzuto. Proprio la compagine isolatina – sostengono gli inquirenti – ha creato qualche serio problema alla nuova amministrazione provinciale quando non si è vista adeguatamente rappresentata nella squadra di governo che, non a caso, appena poche settimane dopo l’insediamento, è stata modificata con un repentino rimpasto.

Brogli nei seggi elettorali
La cosca Vrenna, in particolare, avrebbe procurato un consistente numero di voti al candidato del Pdl Gianluca Marino in cambio di somme di denaro; e pur di raggiungere lo scopo sarebbe ricorsa anche ad una serie di brogli facendo votare due volte i rappresentanti di lista: per questo ora l’assessore provinciale allo Sport si ritrova indagato per scambio elettorale politico-mafioso proprio insieme ad Antonio Vrenna e Carmelo Iembo, due delle persone fermate venerdì scorso, ma anche a Michele Cava, Giovambattista Morabito detto ‘Papuzzo’ e Massimo Zurlo. L’assessore Marino, inoltre, avrebbe ottenuto un bel pacchetto di voti dalla sfegatata tifoseria rossoblu pagando di tasca propria i pullman per le trasferte della squadra. Di questi retroscena il candidato alla presidenza della Provincia Stano Zurlo sarebbe stato perfettamente al corrente. Zurlo, tuttavia, non risulta tra le persone inquisite.

Negli atti dell’indagine denominata ‘Hydra’, condotta dagli investigatori della squadra Mobile di Crotone all’epoca in cui era ancora diretta dal vice questore Angelo Motabito, emerge «l’attività profusa dalla cosca – segnatamente da Vrenna Antonio, da Iembo Carmelo e dai propri subordinati – per appoggiare ed ottenere l’elezione del presidente della Provincia Stanislao Zurlo e principalmente del consigliere provinciale Marino Gianluca, nominato successivamente assessore con deleghe allo sport, turismo e spettacolo. In merito alle ingerenze mafiose negli ambienti politici, anche le attività investigative hanno rivelato che la cosca dei Vrenna estende la propria illecita influenza sulle attività politiche e amministrative della provincia di Crotone, tramite figure appositamente collocate in posizione di potere».

«Proprio sul conto del Marino Gianluca, nominato dopo qualche giorno dalla proclamazione assessore allo sport, spettacolo, tempo libero, pubblica istruzione ed università, sono emersi fondati elementi che comprovano come egli sia stato prescelto e sostenuto dalla cosca Vrenna, che lo ha ampiamente appoggiato nella scalata alla carica di assessore provinciale, dietro corrispettivo in denaro per i servigi avuti».

Gli uomini della cosca già nei primi giorni del maggio 2009, mettono in moto la loro organizzazione e si propongono all’esponente politico. In una intercettazione di quel periodo Carmelo Iembo offre al candidato Marino un magazzino da destinare a base logistica per promuovere la campagna elettorale a suo favore.

L’attività di procacciamento dei voti in favore del candidato della cosca si svolge in maniera febbrile – annotano gli investigatori – ed è lo stesso capo Antonio Vrenna che si preoccupa di predisporre i nominativi dei rappresentati di lista. In una intercettazione un uomo informa Vrenna che anche i detenuti possono votare («…comunque vedi che quella commissione …che mi avevi detto tu se il Passovecchio poteva votare, può votare il Passovecchio…»). Vrenna risponde in maniera piccata, lamentandosi del fatto che questa notizia gli viene riportata solo ora, che si è oramai prossimi al voto, ed è dunque più difficile riuscire a svolgere l’attività di procacciamento del voto in favore del Marino, sebbene sia comunque necessario provarci, nonostante il tempo limitato e in considerazione soprattutto del fatto che si tratta di voti sicuri. In proposito Vrenna afferma: «ed erano tutti i vostri quelli, tutti…».

Spoglio febbrile
«Durante lo spoglio della prima tornata elettorale per il rinnovo del consiglio provinciale – si legge negli atti –  lo Iembo ed il Vrenna Antonio si aggiornano continuamente sulle risultanze delle elezioni ed in particolare sulle preferenze sin lì raccolte dal Marino e dal candidato alla presidenza  Zurlo, a dimostrazione dell’impegno profuso in favore del Marino e della capillarità del controllo posto in essere dagli stessi per avere aggiornamenti in tempo reale su quanto sta accadendo durante lo spoglio. I due interlocutori si dicono sin qui soddisfatti del risultato ottenuto dal candidato da loro sostenuto e anche della sorpresa derivante dall’affermazione ottenuta dal candidato del centro destra alla presidenza Zurlo Stanislao».

Molto significativa, per gli inquirenti, una conversazione tra Carmelo Iembo e la moglie dalla quale emerge «che la cosca Vrenna avrebbe posto in essere dei brogli elettorali per procurare più voti al Marino, con un ‘escamotage’; nello specifico la cosca avrebbe fatto votare più volte i loro rappresentanti di lista, una volta con i documenti e la seconda volta senza documenti». Iembo, quindi, spiega nei dettagli alla moglie come avveniva la duplicazione del voto a favore della destra e del loro candidato Gianluca Marino: «…ehh… no ti dico… non tutti Giulià… non hanno scoperto tutti, so già tutto io… soltanto gli stupidi sono stati scoperti… Giulià è stato fatto un buon lavoro… non possono essere… non può… ti dico che ho ragione… ehhh lo so io perché ho ragione… Giulià… la prima volta hanno votato senza documenti… soltanto la seconda volta gli hanno dato i documenti… si ma adesso come si fa a toglierli… a chi vengono annullati?… a destra o a sinistra?… ormai si lascia stare… perché ormai non si trova il colpevole».

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