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“Il 25 settembre data drammatica nella lotta alla mafia. Ricordiamo Terranova e Mancuso, Saetta e il figlio Stefano”

Redazione il . Brevi, Istituzioni, Mafie, Memoria, Politica

Oggi ricordiamo il coraggio e l’impegno civile del giudice Cesare Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso, assassinati dalla mafia il 25 settembre di 45 anni fa a Palermo, in via De Amicis. Il lavoro inquirente di Terranova ha segnato la svolta nella lotta alla mafia siciliana. Durante la sua attività di giudice istruttore a Palermo, Terranova ha intercettato e indagato il cambiamento che la mafia stava subendo nel suo divenire da criminalità agricola a imprenditrice, espandendo il proprio raggio di azione.

Un lavoro che ha condotto anche da parlamentare della Repubblica e componente della commissione Antimafia, redigendo insieme a Pio La Torre la relazione di minoranza. Cesare Terranova e  Pio la Torre furono i primi ad intuire che le mafie si combattono togliendo loro i beni che sono frutto di illecita accumulazione economica, con l’introduzione del sequestro e della confisca dei beni, e ancora prevedendo il reato di associazione mafiosa, strumento che ancora oggi ci consente di combattere le vecchi e nuove organizzazioni mafiose. Il suo impegno, al pari di quello del suo agente di scorta Lenin Mancuso, rappresenta ancora oggi un esempio nella lotta alla criminalità organizzata.

Ma il 25 settembre è una data drammatica nella lotta alla criminalità organizzata. Oggi non ricordiamo solo l’assassinio del giudice Cesare Terranova e di Lenin Mancuso.

Trentasei anni fa un altro grande protagonista del contrasto alla mafia fu barbaramente ucciso. Si tratta del magistrato Antonino Saetta, assassinato insieme al figlio Stefano mentre si trovavano all’interno della propria automobile. L’omicidio avvenne a Canicattì ed aveva lo scopo di eliminare il giudice che avrebbe dovuto presiedere il maxi processo contro la mafia.

Il suo rigore etico, la sua alta professionalità e indipendenza hanno consentito al giudice Saetta di respingere qualsiasi tentativo di condizionamento e intimidazione proveniente dalla mafia, pagando con la vita sua e del figlio una lotta quotidiana alle organizzazioni criminali.

Abbiamo il dovere di ricordare il suo impegno, esempio di dovere etico e legalità.

Lo afferma in una nota la senatrice Enza Rando, responsabile Legalità e lotta alle mafie del Partito Democratico.

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