“Ora tocca a noi! L’impegno contro le mafie riprenda forza anche dall’eredità di Pio La Torre”
Si riporta l’intervento integrale del presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, svolto venerdì 13 settembre nell’Auditorium Biagi della Salaborsa del Comune di Bologna, durante il convegno “La legge è ancora uguale per tutti? – I diritti dei cittadini, l’autonomia della magistratura” che ha preceduto la consegna dei riconoscimenti dell’ottava edizione della cerimonia del Premio dedicato alla memoria di Pio La Torre, promosso da Avviso Pubblico, Cgil nazionale e Federazione nazionale della Stampa italiana.
Con la CGIL e la Federazione della Stampa, onoriamo una figura straordinaria di politico, sindacalista e amministratore. È un cammino condiviso anche con il figlio, Franco La Torre: un percorso che per noi è un elemento di valore. Lungo questa strada si inserisce anche la realizzazione del monografico “La legge Rognoni – La Torre tra storia e attualità” , curato dal professor Enzo Ciconte, che la nostra associazione ha voluto pubblicare come strumento di approfondimento e di conoscenza per gli amministratori, partendo dall’ esperienza di Pio La Torre, nel quale c’è anche l’ultima intervista a Virginio Rognoni che ha raccontato la storia della legge che porta il loro nome.
Contro la fuga della legalità
Credo che sia importante celebrare bene la figura di Pio La Torre, mettendo attorno come base di riflessione il tema dell’uguaglianza e il rispetto della legge, non come elemento vuoto di significato, bensì quale rimando chiaro alla Costituzione repubblicana e ai fondamenti del nostro paese. Pio La Torre li ha incarnati, ma dobbiamo centrare l’attenzione rispetto al tempo che stiamo vivendo. Mi permetto di dire che si respira una imbarazzante percezione di fuga dalla legalità: le leggi, le regole sembrano provocare fastidio.
Dalla nostra prospettiva, un osservatorio che conta quasi 600 soci, 11 regioni e comuni piccoli, medi e grandi, abbiamo uno spaccato che ci aiuta a riflettere su questa insofferenza verso le norme condivise. Oggi nel nostro paese, a differenza di 30/40 anni fa, le mafie sembrano non essere considerate un problema, noi invece le reputiamo una minaccia grave, seria e attuale per la nostra democrazia, per la nostra sicurezza e per la nostra economia. Noi dobbiamo avere chiaro questo elemento. Purtroppo, nonostante i dati che a livello europeo censiscono la presenza di circa 820 organizzazioni criminali, la rappresentazione diffusa è che si tratti di una questione marginale, rispetto alle altre urgenze che si impongono.
Domina una pericolosa indifferenza, resistente alle indagini, misure preventive e arresti di tanti criminali, ma anche di tanti politici, amministratori, imprenditori, professionisti, che danno la dimensione di un paese nel quale continuano a resistere forti relazioni tra mafia e politica che Pio La Torre aveva bene individuato, basate sul consenso e il comune interesse a costruire opportunità per fare affari.
Le relazioni mafiose condizionano la società
I dati ci consegnano una realtà che si preferisce non vedere, ma che noi teniamo ben presente: nel 2024 sono già stati sciolti 8 comuni, sono 300 dal 1991, 80 sciolti più volte. Sono numeri che descrivono la dimensione della relazione tra mafie e politica, rapporti forti a livello locale, e che evidenziano l’evoluzione del fenomeno mafioso. Appare diminuito l’aspetto della violenza mafiosa, ma le mafie nel paese fanno affari, prendono pezzi di economia, tolgono aziende, conquistando attraverso la capacità di usufruire di grandi capitali e con la possibilità di utilizzare strumenti dell’economia legale per infiltrarsi e occupare sempre più spazi, usando in seconda battuta, la violenza.
La dimensione economica di 150 mila operazioni finanziarie sospette per un corrispettivo economico di 100 miliardi di euro non viene vista come dovrebbe ossia soldi che scompaiono dai nostri servizi, risorse che consentirebbe ai diritti sanciti nella carta costituzionale di essere esigibili e produrre uguaglianza.
Derubricare il tema delle mafie solo all’aspetto repressivo e alla dimensione violenta, che permane, le oltre mille vittime ce lo ricordano costantemente, rischia di allontanarci dal fenomeno, soprattutto al Centro Nord. In questa situazione c’è bisogno di provare a raccontare la storia di oggi, traendo spunto dall’esperienza di chi ha avuto l’intuizione come Pio La Torre di vedere nella dimensione economica delle mafie l’elemento su cui insistere e lavorare.
L’impegno costante e difficile nei territori
Lo fanno sicuramente le tante amministratrici e gli amministratori, ed è evidente quanto sia diventato complicato amministrare a livello locale. Da 15 anni censiamo gli amministratori sotto tiro: nel primo semestre del 2024 oltre 190 sono stati gli atti intimidatori con una crescita del 20% rispetto all’anno precedente. Caso strano ci sono state le elezioni che rappresentano il periodo nel quale la politica a livello locale viene setacciata e contattata per prendere impegni.
E poi ci sono le tante amministratrici e i tanti amministratori locali che non chinano la testa e spesso lo pagano, mettendo a repentaglio i propri beni, affetti e a volte anche la loro stessa vita.
In questo paese che fatica a vedere e a capire, credo sia giusto riprendere uno dei messaggi di Pio La Torre “ora tocca a noi”. Nel “tocca a noi” dobbiamo riflettere su quali siano le basi che rappresentano impegni concreti.
Partirei sicuramente dalla legislazione antimafia che non deve essere toccata: bisogna difendere il buono che c’è.
È troppo alto il rischio che si consideri l’aggressione ai patrimoni illeciti, frutto di relazioni con le organizzazioni criminali, un’operazione non gradita. Su questo punto spendiamo parole chiare e facciamo azioni comuni. Abbiamo bisogno che nei processi di revisione legislativa si abbia come unico riferimento la costituzione e non si offrano assist ai criminali. Si deve poi distinguere tra chi compie crimini predatori che fanno più paura e i colletti bianchi che sembrano farne meno, ma che danneggiano e distruggono i diritti delle persone e i servizi ai cittadini.”
In questa fuga dalla legalità, gli amministratori devono fare attenzione a non considerare velocità e controlli in una logica alternativa. Al pensiero dominante che pare essere “o si fa in fretta o si rispettano le regole”, si deve cambiare congiunzione, non “o”, ma “e”: velocizzare e seguire le leggi.
L’etica della responsabilità
Allo stesso modo non si può mostrare una fantomatica paura della firma. Conosco centinaia di amministratrici e amministratori: nessuno di loro teme di firmare un atto. Chi sceglie di fare l’amministratore, come il sindacalista, il magistrato o il giornalista ha un’etica della responsabilità che di fronte all’interesse pubblico lo mette chiaramente nell’obbligo di assumere atti. Abolire il reato di abuso di ufficio su questo altare, come intervenire su altre norme di prevenzione e contrasto, facendo prevalere una logica opposta al senso civico, non solo ci allontana dall’Europa e dal resto del mondo, ma rischia di aprire spazi drammatici e garantire maggiori tutele a criminali e mafiosi che dobbiamo chiaramente colpire e reprimere.
L’idea di un paese che rende difficile il lavoro alla magistratura e alle forze dell’ordine nell’azione di contrasto a soggetti corrotti nel mondo della politica e dell’economia, deve preoccupare tutti perché comprime la nostra libertà economica e i diritti sociali.
Nel nostro paese non si devono modificare le leggi buone che ci sono, abbiamo invece bisogno di politiche che assegnino alla pubblica amministrazione, alla magistratura, alle forze dell’ordine, agli enti locali, le risorse, gli strumenti, i mezzi e le tecnologie per garantire maggiore giustizia ed uguaglianza.
L’obiettivo della nostra associazione, che ha in Pio La Torre uno dei riferimenti, è proprio quello di affermare un concetto chiaro di legalità che veda l’humus politico, economico e sociale, corresponsabilizzato nella difesa della costituzione e quindi della giustizia e dell’uguaglianza, determinato a porre un freno alto a compatto ai tentativi di abbassare le difese contro le mafie, per costruire una rigenerazione politica e sociale a cui deve tendere il nostro paese.
* Presidente di Avviso Pubblico
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Oggi a Bologna conferito il “Premio Pio La Torre” ad amministratori, sindacalisti e giornalisti
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