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Madri in carcere, tutelare i bambini

Paolo Siani  il . Campania, Costituzione, Cultura, Diritti, Giovani, Giustizia, Istituzioni, Memoria

Mercoledì 7 agosto poche ore prima della pausa estiva la Camera dei deputati ha affrontato di nuovo il tema dei bambini innocenti detenuti con le loro madri, attraverso un ordine del giorno dell’ On. Marco Lacarra che chiedeva un impegno al governo per finanziare altre case famiglie protette per detenute madri, ne esistono soltanto due in italia.

Odg prima accettato dal governo con riformulazione poi bocciato.

Non sono giorni facili per i bambini nel mondo, vittime di guerre, 26 mila sono i bambini morti o feriti in sei mesi a Gaza, e 35 uccisi tra gennaio e aprile 24 in Ucraina. Bambini poco considerati anche dalla politica.

Premesso che non si chiedono sconti di pena, né si vogliono lasciare libere “pericolose borseggiatrici”, come alcuni esponenti del governo hanno affermato, ma il supremo interesse del minore va rispettato e dichiarare che gli ICAM (istituti a custodia attenuata per detenute madri) sono luoghi adatti a un bambino è una sciocchezza.

Basta andare negli ICAM per rendersene conto oppure guardare le foto di Anna Catalano, della mostra “senza colpe”, e guardare dentro gli “appartamenti” delle detenute madri degli ICAM, ambienti, che vogliono somigliare ad una casa, ma che la sera vengono chiusi, con le sbarre alle finestre, e le luci sempre accese.

Stiamo assistendo a una situazione paradossale perché mentre lo Stato cerca di rieducare una donna che ha commesso un reato, condanna il suo bambino, innocente, a trascorrere i primi anni della sua vita, quelli decisivi per lo sviluppo psicofisico, in un carcere.

Gli psicologi ci dicono che bambini detenuti possono sviluppare difficoltà nel gestire le emozioni, e senso di inadeguatezza, di sfiducia, di inferiorità, che si accompagnano a un tardivo progresso linguistico e motorio, causato dalla ripetitività dei gesti, dalla ristrettezza degli spazi di gioco, dalla mancanza di stimoli.

I bambini hanno il diritto di essere allevati dalla propria madre anche se detenuta, in un ambiente che può offrire una positiva preparazione alla vita adulta.

Negli ICAM questo è impossibile.

Le case famiglie protette, previste già nel nostro ordinamento, ma non finanziate, invece, rappresentano il luogo ideale dove la mamma può scontare la sua pena e il bambino non soffrire le restrizioni del carcere.

Questo si chiedeva ieri, solo questo, nessuno sconto di pena, nessuna indulgenza per “pericolose borseggiatrici”, solo riaffermare i diritti dei bambini.

Infine la domanda che una politica attenta e con uno sguardo rivolto al futuro, si dovrebbe porre è : chi si prenderà cura di queste bambine e di questi bambini che hanno avuto un inizio di vita così sfavorevole?

Domanda che in realtà si dovrebbero porre anche i mezzi di informazione che continuano a mostrare immagini delle abili borseggiattrici della metropolitana presentandole come un grave pericolo per l’intera comunità.

Se nessuno si prenderà cura di questi bambini sarà molto difficile che non seguiranno le orme delle madri e dei padri e ce ne occuperemo poi quando più grandi incapperanno nelle maglie della giustizia minorile,o le troveremo nelle metropolitane delle nostre città come borseggiatrici molto più esperte e abili delle loro mamme.

La vera sfida quindi per la societa è offrire delle opportunità a questi bambini e non rinchiuderli in un carcere.

Si tratta di difendere l’ interesse supremo delle bambine e dei bambini e mi indigno nel vedere così poca sensibilità, tanta atrocità nei loro confronti ma anche una grave e pericolosa miopia politica.

E chiedo che si rispetti la convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza di cui l’Italia è firmataria insieme ad altri 194 paesi e in particolare l’ articolo 3 dove si afferma che in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, l’interesse del bambino/adolescente deve avere la priorità.

La Repubblica, Napoli

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