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Calabria: quando la ‘ndrangheta fa politica

Di Anna Foti il . Calabria

Avrebbe avuto un progetto politico preciso la storica ndrina reggina di San Luca dei Pelle, attenta a non disperdere voti al fine di portare alle elezioni 6 candidati, 3 della Piana e 3 della Ionica. E in questo progetto avrebbe aperto le porte della propria casa a Santi Zappalà, arrestato ieri, Giuseppe Pelle. Filmato all’entrata e all’uscita dalla casa del boss  quando vi si sarebbe recato per stringere un accordo politico mafioso avente ad oggetto quel significativo appoggio elettorale che poi avrebbe ottenuto. Oltre diecimila preferenze per passare da primo cittadino di Bagnara Calabra a Consigliere Regionale con il Pdl, presidente della commissione regionale Affari Unione Europea. Santi Zappalà è tra le persone arrestate ed indagate per concorso esterno in associazione mafiosa e per voto di scambio, nell’ambito dell’operazione Reale 3 che conferma la potenza della ‘ndrina dei Pelle sul territorio calabrese. 

Tra gli altri, ad essere sottoposti a misura restrittiva della libertà personale anche altri quattro candidati nelle ultime consultazioni regionali non eletti, Francesco Iaria, Pietro Nucera, Liliana Aiello e Antonio Manti, che comunque aggravano il quadro pre-elettorale della scorsa tornata regionale. Un contesto in cui i Pelle avrebbero giocato un ruolo dominante.  Solo un mese fa lo scandalo della Mediterranea e dei favori che sarebbero stato chiesti e ottenuti dal giovane Antonio Pelle. Poi il 22 aprile scorso il fermo a carico del boss Giuseppe Pelle e di altri 8 esponenti del sodalizio criminale. Adesso quella zona sempre meno grigia e sempre più nera della politica collusa, corrotta, inquinata, deviata.

Il comune denominatore del malaffare alla base di una potenza crescente e per decenni incontrastata dei Pelle da una parte, e dei Commisso dall’altra, appare in tutta la sua drammatica evidenza.  Gli arresti nell’ambito dell’Operazione “Bene comune” e “Recupero”, il maxi sequestro di beni per duecento milioni di euro a Siderno a carico dei Commisso. Poi ancora i cinque avvisi di garanzia per altrettanti politici alcuni dei quali candidati alle scorse regionali. Ed oggi lo stesso procuratore Pignatone ha dichiarato che la scorsa primavera tanti voti sono stati chiesti ai Pelle. Così sarebbe stata allestita la campagna elettorale per determinare il nuovo consiglio regionale della Calabria. Quei voti sarebbero stati diligentemente procurati ma per chi altro e in cambio di che cosa?  

Il rischio di infangare tutta la politica calabrese è pienamente in atto. E mentre il governatore calabrese Giuseppe Scopelliti sferra un attacco contro chi chiede voti alla ‘ndrangheta, inficiando il suo progetto politico di riscatto di questa terra, l’onorevole Angela Napoli invoca il ministro Maroni per fare chiarezza sulle responsabilità e instillare consapevolezza.

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