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Reggio Calabria: politica e ‘ndrangheta

Di Gaetano Liardo il . Calabria

Voti in cambio di appalti per le imprese dei boss. Nuovo duro colpo alla ‘ndangheta. I carabinieri del Ros di Reggio Calabria hanno arrestato all’alba di oggi dodici persone, tra questi cinque esponenti politici regionali. L’accusa, formulata dai pm della dalla Dda reggina, è di associazione mafiosa e corruzione elettorale aggravata. Sono coinvolti il consigliere regionale in quota Pdl, Santi Zappalà, e altri quattro politici non eletti: Antonio Manti, Pietro Nucera, Liliana Aiello, Francesco Iaria. Tutti e quattro gravitanti nel centrodestra. Le accuse mosse dagli investigatori sono pesanti. Ai politici sarebbe contestato il reato di voto di scambio. Per gli inquirenti, infatti, avrebbero ottenuto l’appoggio elettorale della cosca Pelle di San Luca, in cambio della promessa dell’aggiudicazione di importanti appalti ad imprese prestanome dei boss.

«Al centro dell’indagine – si legge in una nota dei Carabinieri – gli incontri tra il boss Giuseppe Pelle e alcuni candidati che, in cambio di voti assicurati alla ‘ndrangheta illecitamente raccolti, avrebbero dovuto garantire alle imprese di riferimento della cosca l’aggiudicazione di importanti appalti pubblici». Inoltre, si legge nella stessa nota: «E’ stato accertato il condizionamento esercitato dalla cosca Pelle di San Luca in occasione delle elezioni amministrative del 29-30 marzo 2010». Un nuovo scandalo politico che chiama in causa la classe politica calabrese.  

Politica e ‘ndrangheta, un binomio stretto. La settimana scorsa, infatti, altri esponenti politici locali sono finiti nella tela dell’operazione Recupero, coordinata dalla Dda della città dello Stretto. Tra questi l’ex Sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni, arrestato per pericolo di fuga; gli ex consiglieri regionali, Cosimo Cherubino, Luciano Racco e Pietro Crinò. A Figliomeni, tra l’altro, viene contestata l’appartenenza alla ‘ndangheta con il ruolo di “Santista”. Secondo gli inquirenti, il rapporto con i politici sarebbe stato gestito direttamente dal boss Giuseppe Commisso, detto “u Mastru”. Un  criminale di “spessore” che, per i magistrati: «Sembra possedere una macchina infernale, capace non solo di favorire l’esito elettorale, bensì di distruggere, sul piano politico, qualsiasi avversario».      

Continua, quindi, il lavoro di magistrati e forze dell’ordine calabresi nel contrastare la ‘ndrangheta e la zona grigia di collusioni e appoggi. Le ultime operazioni hanno puntato l’attenzione sul mondo politico – istituzionale, sui colletti bianchi, sui funzionari dello Stato infedeli. Compresi esponenti delle forze dell’ordine. Lunedì, infatti, è finito in manette, a Livorno, il capitano del Carabinieri Saverio Spadaro Tracuzzi. In servizio fino al giugno scorso presso la Dia di Reggio Calabria, è accusato di corruzione, complicità e collusione con la famiglia Lo Giudice. Arrestato grazie al prezioso contributo di due “pentiti”: Consolato Villani e Antonino Lo Giudice. Il capitano, da quanto emerge dalle indagini, avrebbe passato informazioni ai boss sulle retate e sui blitz che gli inquirenti stavano per eseguire. 

L’operazione di oggi rappresenta un altro significativo passo avanti. Chiama in causa, direttamente, gli esponenti di quel mondo che invece di lottare contro il crimine organizzato, preferiscono fare affari ed arricchirsi con la ‘ndrangheta. Business as usual.

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