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Mafie al Nord. Così le voci dei ragazzi smascherano le scimmiette negazioniste

Nando dalla Chiesa il . Giovani, Istituzioni, Lombardia, Mafie, Memoria, Politica

Ma davvero la mafia si è resa invisibile? Veramente non la si vede più in giro? Siamo certi che al Nord è diventata inodore incolore e insapore?

Quando si dice tornare indietro…Tredici anni fa, con Martina Panzarasa, feci una ricerca sulla ‘ndrangheta di Buccinasco, la più forte della Lombardia, quella che dettava legge nel sud-ovest milanese e faceva da crocevia al Nord per i traffici di droga dopo averlo fatto per i sequestri di persona.

La politica di quella zona dell’hinterland ne sminuiva la presenza. Voci, spiegava qualcuno un po’ seccato, calunnie anticalabresi.

Poi un giorno andammo a presentare la nostra ricerca in una libreria milanese. Lì vennero a sentirci degli insegnanti delle scuole medie di Buccinasco e dintorni. E spiegarono a tutti: come non si sapeva niente? I nostri ragazzi sapevano benissimo con chi non dovevano litigare, perché con i figli dei boss calabresi poteva succedere qualcosa di brutto. La classe dirigente non si era accorta di quel che sapevano a memoria anche i bambini.

Oggi dopo tonnellate di mafie silenti, di fine della violenza mafiosa, di “c’è solo corruzione”, ci rendiamo conto purtroppo che lo scenario non è cambiato molto. E questo nonostante gli indubbi progressi fatti dall’associazionismo e dalla sensibilità antimafia.

È stagione di esami e di compiti scritti all’università di Milano. E ancora una volta gli studenti più adulti raccontano con immediata freschezza ciò che sanno e vedono nelle città e nei paesi in cui vivono. Altro che spariti. Sentite qui cosa dicono sui loro compiti, responsabilmente firmati.

Alice racconta che a Osnago: “Anni fa è iniziata la costruzione di un immenso maneggio, il primo che vedessi di quelle dimensioni, che diventò presto di interesse internazionale. Il proprietario era costruttore di origine calabrese a capo di un impero immobiliare di 100 milioni di euro. Nel 2018 venne arrestato e i suoi beni confiscati. Nel passato dell’imprenditore risultava anche un precedente relativo a una condanna a quattordici anni per l’omicidio. Sull’arrivo di quei soldi nessuno si era interrogato prima”.

Sara invece racconta così la realtà del suo quartiere: “Nella prima adolescenza iniziai a sapere che la costruzione di ville moderne e tecnologiche impiegavano molto meno tempo rispetto alla realizzazione del nuovo scivolo al giardinetto comunale, […] che era un trionfo di aree videosorvegliate […] che il paninaro continuava ad accettare solo contanti; […] che vi erano attività e macchine vittime di incendi ma non seguite da denunce”.

Michele racconta quanto osserva: “Nel ristorante che frequento ogni tanto, vedo sempre un cliente presentarsi sempre in tuta e accompagnato da amici dallo stesso accento del sud, viene salutato dai capi in modo diverso rispetto a clienti normali, ottenendo un trattamento speciale, non leggendo il menù ed entrando in cucina senza chiedere il permesso a nessuno, ‘lui può farlo’. Questa è proprio una delle capacità dell’organizzazione: mimetizzarsi nell’ambiente in cui si trova e trarne vantaggio.”

Insomma, sarebbe il caso che invece di fare le scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano, ci mettessimo tutti a guardarci intorno, per creare un formidabile e consapevole passaparola in grado di aprire gli occhi, per esempio, sui locali che il covid ha aiutato a consegnare in proprietà alla camorra.

Non c’è bisogno di tornare bambini per dire che il re è nudo. Non c’è bisogno di rimettersi i pantaloncini corti e riprendere sembianze infantili. Lo si può dire tranquillamente da adulti, con voce matura. I sindaci, gli amministratori, gli imprenditori e i professionisti, i giornalisti e gli insegnanti stessi parlino.

Per un Nord ospitale con i cittadini per bene e altamente inospitale per i soldi e le persone al servizio dei clan. Capace di dire finalmente “la mafia è nuda”.

Il Fatto Quotidiano, Storie Italiane, 08/07/2024

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