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Fratelli d’Italia e il tempo perso dietro alle nostalgie

Pierluigi Ermini il . Costituzione, Criminalità, Diritti, Istituzioni, Politica, Società

L’inchiesta realizzata da Fanpage sull’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, Gioventù Nazionale, mette a nudo ancora una volta una dura realtà del nostro paese: la presenza di una parte di giovani appartenenti a quella organizzazione che ha fatto proprio il modo di pensare e di essere dell’ideologia fascista.

L’inchiesta condotta da Fanpage è quella tipica di un giornalismo vero, che non guarda in faccia nessuno o ha timore del potente di turno, raccontando quello che vede e scopre.

Non un modo di fare da regime come qualcuno ha detto, ma il modo di fare giornalismo tipico di chi, vivendo in uno stato democratico, agisce per informare i cittadini, su ciò che accade in spazi e luoghi dove si muove la politica, là dove addiritttura si costruiscono e si formano le nuove classi dirigenti.

Una giornalista sotto copertura ha seguito questi giovani tra feste di partito, inagurazioni di sedi, vacanze comunitarie, scoprendo e raccontando di un’organizzazione di militanti che, lontano dagli sguardi dei giornalisti e delle telecamere, si abbandona a saluti e canti fascisti, apologie del terrorismo nero, a simbologie naziste, a comportamenti e pensieri antisemiti.

Tanto da costringere la premier, in difficoltà di fronte a così tanto rumore, in un momento per lei delicato sul fronte delle trattative europee, a prendere carta e penna e a scrivere ai dirigenti del suo partito, che tanta responsabilità hanno anche nella formazione politica di Gioventù Nazionale.

Quel “non abbiamo un minuto da perdere” che ricorre come un mantra nella sua lettera non è solo indirizzato ai ragazzi e ragazze di Gioventù Nazionale, ma, molto di più, a quei dirigenti che ne guidano la formazione e la crescita e a tutti quei dirigenti che in questi anni hanno continuato a  strizzare l’occhio e non solo, con il mondo della destra estrema che vive la nostalgia del ventennio fascista.

Non basta fare riferimento alle scelte congressuali fatte nel 2017 e nel 2019 o ricordare l’adesione convinta all’Europa con la collocazione di Fratelli d’Italia nel movimento conservator europeo, per allontanare da Fratelli d’Italia il pericolo di adesioni al suo movimento di numerose frange fasciste.

È un’operazione questa che deve essere fatta dal basso, eliminando dal proprio contesto persone che hanno ruoli importanti in un partito e che continuano a guardare con simpatia alle frange estreme.

Non bastano  i congressi, bisogna costruire un terreno per cui queste persone non si sentano più a casa.

Un percorso doloroso, lungo, che altri partiti hanno fatto prima di Fratelli d’Italia, eliminando forme di estremismo presenti al suo interno.

Ad oggi i dirigenti di Fratelli d’Italia non sembrano in grado di farlo.

Alle parole non seguono i fatti, e l’inchiesta di Fanpage è lì a ricordarci questa realtà.

Il punto debole di Fratelli d’Italia è una classe dirigente impreparata a vivere la trasformazione che a parole la sua premier chiede.

Molti oggi credono così forte Giorgia Meloni, mentre io credo che lei sia consapevole della debolezza che le deriva da inchieste come questa e dai tanti ripetuti fatti che hanno messo a nudo la realtà di una classe dirigente del suo partito non all’altezza dei compiti che la sua premier chiede a parole.

Anche questa volta non basterà una lettera a eliminare quanto Fanpage ha fatto vedere a tutti noi.

Quanto basta per farci rendere conto che non basta un “capo” e le sue parole per cambiare un partito, la strada è molto più complicata e difficile.

Alla base di tutto ciò sta, secondo me, una grande dose di ignoranza, superficialità, inadeguatezza, impreparazione di chi è chiamato oggi ad assumersi responsabilità politiche all’interno di un partito.

Un dramma che non è solo di Fratelli d’Italia, naturalmente,  ma che in questo caso si manifesta in modo forte.

L’ignoranza di chi ignora la storia e il dolore che 20 anni di fascismo e lo sfacelo di una guerra hanno comportato.

L’ignoranza di chi non sa capire come sia stato possibile che da quella distruzione persone dal credo e dalle visioni politiche diverse abbiano potuto e saputo dar vita a unomstato democratico fondato su una  Costituzione così bella e unica.

L’ignoranza di chi sente il bisogno dell’uomo (o la donna) forte al comando pensando che così si faccia il bene di una nazione.

L’ignoranza di chi si mette accanto a dei giovani non per formarli sui valori della nostra Costituzione e sull’importanza della politica come servizio, ma favorisce in loro i sentimenti di denigrazione, risentimento, ricerca del potere.

Credo al tempo stesso che ci siano anche all’interno di organizzazioni come Gioventù Nazionale persone che invece vivono in modo serio il loro impegno politico e dovrebbero essere loro i primi a prendere pubblicamente le distanze da chi invece in modo così forte li disonora.

Prendere le distanze anche da quei dirigenti del loro partito che invece continuano a stringere l’occhio ai movimenti fascisti presenti in Italia.

A quei giovani che si vanno formando vorrei dire che prima dell’adesione a un partito c’è la propria coscienza da rispettare e a cui rispondere e che la coerenza con ciò che si è conta più di ogni altra cosa.

In Italia “non c’è più tempo da perdere” con chi ancora non sa andare oltre Mussolini, il fascismo, le leggi razziali, l’antisemitismo…

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