Montalto, l’agente ucciso come “regalo” di Natale
Sarà un caso, ma c’è una ferita, in questi giorni che si sente parlare tanto di «trattative» con la mafia, di 41 bis da modificare o revocare, che torna a sanguinare. È quella causata dalla morte dell’agente di custodia Giuseppe Montalto. Era il 23 dicembre del 1995. Montalto lavorava all’Ucciardone al braccio del 41 bis, intercettò il passaggio di un «pizzino» e finì nel mirino dei mafiosi, divenendo quell’antivigilia di Natale di 15 anni addietro il «regalo» sotto l’albero per i mafiosi detenuti da parte di quelli liberi. Fu ucciso a contrada Palma davanti gli occhi della moglie, Liliana, e della figlioletta di pochi mesi. Tutti e tre erano in auto, fermi, erano appena saliti in auto uscendo dalla casa di alcuni loro parenti, i killer sbucarono dall’oscurità.
Condannato all’ergastolo per questo delitto è Vito Mazzara, il sicario che il 2 febbraio dovrà rispondere di un altro delitto quello di Mauro Rostagno. Cosa viene da dire oggi? Che Montalto come altri suoi colleghi mentre si impegnava a far rispettare le ristrettezze del carcere duro, mettendo a repentaglio la sua vita, altri nello stesso tempo, fuori dalle carceri, si sarebbero preoccupati di togliere o revocare del tutto il 41 bis ai boss mafiosi. Oppure c’era chi si preoccupava di «annacquare» il 41 bis. Nei primi anni del 2000 una indagine antidroga della Squadra Mobile di Trapani fece scoprire come dalla sua cella il capo mafia di Mazara Mariano Agate, nonostante il 41 bis, era riuscito a tenere le fila di un maxi traffico di cocaina dalla Colombia alla Sicilia.
Ma le «intercettazioni» che oggi fanno parte di un processo chiuso, condanne diventate definitive, tradirono anche altro, e cioè che il boss Agate di come veniva applicato quel 41 bis era pure contento, e durante alcuni colloqui con i familiari ricordava loro di congratularsi con alcuni politici. Non ne fece i nomi, ma dall’altra parte gli risposero che avevano capito con chi andare a parlare. Per non dimenticare l’appello che nell’estate del 2002 il capo mafia Leoluca Bagarella fece durante un processo davanti alla Corte di Assise di Trapani. Bagarella parlò di detenuti stanchi, stanchi di essere strumentalizzati, “vessati e usati come merce di scambio da parte dei politici”. Un proclama contro il 41 bis.
Negli anni ’90, dopo le stragi, il ministro della Giustizia Conso cancellò non si sa quanti 41 bis, senza dire nulla a nessuno, né al presidente del Consiglio Ciampi, né a quello della Repubblica, Scalfaro, nel 2004. Dopo il proclama di Bagarella in un solo giorno furono cancellati 96 provvedimenti di 41 bis, chissà un giorno sarà il caso di parlare anche di questi fatti più recenti, figli della “seconda” Repubblica che non è meno “malata” e meno “invischiata” con la mafia della “prima”.
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