Europa e libertà media: «Von der Leyen nasconde critiche all’Italia perché cerca voto Meloni»
Secondo l’edizione europea della testata giornalistica americana, la presidente della Commissione uscente avrebbe cercato di ritardare la pubblicazione del Rapporto sullo stato di diritto mentre lavora per ottenere il sostegno di Roma per un secondo mandato alla guida dell’esecutivo dell’Unione. Di Trapani, segretario Fnsi: «Se fosse vero sarebbe gravissimo».
«Ursula von der Leyen ha tentato di ritardare la pubblicazione di un rapporto ufficiale dell’Unione europea che critica l’Italia per l’erosione della libertà dei media mentre lavora per ottenere il sostegno di Roma per un secondo mandato come presidente della Commissione europea». Il riferimento è all’annuale Rapporto sullo stato di diritto (Rule of law) nell’Unione. La denuncia arriva da politico.ue e viene ripresa da diversi organi di informazione italiani.
Nell’articolo, a firma Clothilde Goujard, pubblicato domenica 16 giugno 2024, vengono citati quattro funzionari secondo i quali l’indagine evidenzia una stretta sulla libertà di media in Italia da quando, nel 2022, è entrato in carica il governo guidato da Giorgia Meloni.
«Il rapporto, che valuta come i Paesi della Ue rispettano lo stato di diritto, avrebbe dovuto essere approvato il 3 luglio, ma sarà rinviato fino alla nomina del nuovo presidente della Commissione – scrive Politico citando due funzionari – Il ritardo è insolito e il rischio per von der Leyen è che sembri motivato politicamente: sta cercando il sostegno dei leader dell’Ue come Meloni per il suo tentativo di assicurarsi un secondo mandato di cinque anni alla guida dell’esecutivo europeo».
Politico ricorda poi le denunce delle organizzazioni per la libertà di informazione sul ricorso alle azioni legali contro i cronisti, lo sciopero dei giornalisti del servizio pubblico contro il tentativo di «trasformare la Rai in un megafono del governo», le critiche della Commissione all’Italia riportate nel Rapporto del 2023 in relazione alla normativa sulla diffamazione a mezzo stampa. Ora «c’è visibilmente la volontà di porre un freno alle questioni legate all’Italia e allo stato di diritto, ha detto un funzionario della Commissione, che, come altri tre funzionari, ha indicato gli sforzi di rielezione di von der Leyen come motivo del ritardo», incalza Goujard.
Inoltre, «almeno due funzionari della Commissione diversi da quelli che hanno parlato del Rapporto sullo stato di diritto hanno di recente detto ai giornalisti di non fare domande sulla posizione dell’esecutivo Ue circa quella che viene descritta come ‘la situazione in Italia’, riferendosi alle misure che minacciano la libertà di stampa e agli scioperi dei giornalisti».
La discussione del Rapporto sullo stato di diritto resta all’ordine del giorno, ma i tempi dovrebbero allungarsi e – secondo i funzionari citati da Politico – se ne prevede l’approvazione solo dopo che il Parlamento europeo avrà dato il suo sostegno definitivo al nuovo presidente della Commissione proposto dai leader della Ue.
«I rapporti sullo stato di diritto sono al momento in preparazione e non siamo ancora in grado di consultare gli Stati membri sulle bozze, cosa che facciamo sempre – ha detto Olof Gill, portavoce della Commissione – Tratteremo gli sviluppi dell’ultimo anno per ciascun [Paese dell’UE], compresa l’Italia, in modo concreto e obiettivo, come abbiamo sempre fatto». Gill ha affermato che la Commissione deciderà la data per l’adozione del Rapporto non appena sarà pronta a condurre le consultazioni con gli Stati membri, aggiungendo che non sono state date istruzioni affinché i funzionari della Commissione dicessero ai giornalisti di non chiedere della posizione dell’esecutivo Ue sulla libertà dei media in Italia.
Un altro funzionario ha difeso il ritardo nella presentazione del Rapporto sostenendo che l’obiettivo sarebbe quello di evitare l’impressione che sia collegato alle discussioni politiche in corso sulla rielezione di von der Leyen. Secondo altre fonti riportate nell’articolo, il ritardo potrebbe essere collegato non solo all’Italia ma anche alla situazione in altri Paesi, tra cui Slovacchia e Grecia.
«Secondo politico.eu la situazione della libertà di stampa in Italia è entrata nella trattativa sulla formazione della prossima Commissione europea. Se fosse vero sarebbe gravissimo», commenta sui social il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani.
«Ritardare la pubblicazione della relazione sullo stato di diritto per farne oggetto di scambio per le prossime nomine – rimarca – vorrebbe dire calpestare i valori europei. Mi auguro che arrivi con urgenza una smentita netta e credibile. Allo stesso tempo, mi auguro che l’intero Parlamento europeo e tutti coloro che credono nei valori di libertà sanciti nella carte europee vigilino per scongiurare questa ipotesi indecente».
Chi ha paura del dossier Italia sulla libertà di stampa
Il sito Politico, fonte autorevole in materia di politiche e scelte di Commissione e Parlamento Europeo, nonché atti e relazioni, segnala che il rapporto annuale sullo stato di diritto non sarebbe ancora stato pubblicato per non dare fastidio alla presidente Giorgia Meloni, dal momento che il Governo italiano non ne uscirebbe bene in materia di libertà di informazione.
La decisione sarebbe stata assunta dalla presidente Van der Leyen, nella speranza di incassare i voti della presidente italiana.
Del resto non ci vuole grande fantasia ad immaginare cosa possa contenere la relazione.
Il parlamento europeo ha approvato il Media Freedom Act che impone regole stringenti materia di conflitto di interessi, Rai, querele bavaglio, tutela delle fonti. Da quel momento il governo italiano ha affossato norme sul conflitto di interessi, realizzato Telemeloni, incrementato minacce e querele bavaglio da esponenti del Governo contro giornaliste e giornalisti.
Siamo alla vigilia della nomina dei nuovi vertici Rai. Sulla grave denuncia hanno già preso posizioni il sindacato europeo e le istituzioni dei giornalisti.
L’associazione Articolo 21 chiede a tutte le forze politiche di opposizione che si ritroveranno domani a Roma a Piazza Santi Apostoli di reclamare, attraverso gli europarlamentari, la pubblicazione della relazione e magari di organizzare nella sede del parlamento europeo la visione del documentario realizzato da Fanpage sui giovani fascisti cui viene insegnato a non tradirsi né parlare con i giornalisti. E anche questo è un sintomo del malessere della democrazia italiana.
Prima la libertà di informazione e poi gli interessi politici!
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