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Morti che non fanno rumore, prosegue la strage di migranti

Angela Caponnetto * il . Costituzione, Diritti, Informazione, Istituzioni, Migranti, Politica, Società

Undici corpi in forte stato di decomposizione: di uomini e di donne. Li hanno raccolti dal mare piangendo i soccorritori di Medici senza frontiere che avevano già soccorso 165 persone portate in salvo sulla Geo Barents.

Undici salme avvolte in teli bianchi corpi che non fanno rumore come tanti altri. Mentre dall’altra parte menti insensibili e insensate si ostinano a non vedere, o peggio, a nascondere il dramma di chi continua a morire tentando di attraversare il Mediterraneo Centrale, la rotta che resta la più letale al mondo: se i dati infatti parlano di una riduzione degli sbarchi su questa rottta del 60%, dall’altra parte si registrano 400 vittime da inizio anno con una percentuale altissima rispetto alle persone arrivate sane e salve.

A tenere gli occhi puntanti su quel tratto di mare, anche dall’alto di un aereo, restano poche Ong.

È il Seabird della SeaWatch a vedere galleggiare quei corpi e ad avvisare le autorità competenti libiche perché almeno li recuperino: nessuno interviene e il pietoso recupero lo fanno o soccorritori della Ong, autorizzati dalle autorità italiane.

Alla Geo Barents il Viminale aveva assegnato il porto di Genova, quasi 700 miglia nautiche che non è umano affrontare con undici morti insieme ai vivi a bordo. Così da Roma le indicazioni di trasbordare le salme a Lampedusa dove però non si trovano 11 bare e nella piccola camera mortuaria cimitero non c’è più posto.

La stessa Capitaneria di Porto avvisa delle criticità di questa operazione mentre la procura di Agrigento chiede di trovare una soluzione ad un problema giudiziario: sbarcare le salme a Lampedusa mentre la nave viene mandata a Genova con i testimoni di un’inchiesta di competenza della procura siciliana comporterebbe un cortocircuito nelle indagini.

Il pm Giovanni Di Leo evidenzia in una nota “le plurime criticità di ordine normativo, umanitario e costituzionale sul soccorso in mare” e sottolinea come sarebbe più opportuno far sbarcare la nave con passeggeri e salme direttamente a Porto Empedocle dove c’è spazio per l’attracco, per accogliere le bare e un hotspot semivuoto per ospitare i 165 sopravvissuti. Ma la scelta di mandare le navi delle ong in porti lontani non sempre segue una logica organizzativa. Poco importa se il procuratore fa notare come “l’applicazione della legge penale, gli accertamenti previsti dal codice di procedura come obbligatori, la determinazione stessa della giurisdizione e della stessa competenza penale non può secondo Costituzione essere messa a decisioni discrezionali dell’Autorita politico – amministrativa ma soltanto alla legge stessa”.

Come dire che in cima a tutto devono restare sempre le leggi nazionali e internazionali, i diritti Umani e quelli scolpiti nella nostra Costituzione. Che sembrano non aver alcun valore quando si parla di quelli che, in fondo, sono solo… migranti.

* Inviata Rainews 24

Fonte: Articolo 21

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