NEWS

Gaza. Ragioni (e omissioni) degli appelli “collettivi”: ma la coscienza non sta zitta

Nando dalla Chiesa il . Cultura, Diritti, Internazionale, Istituzioni, Memoria, Politica

A volte la nostra coscienza si materializza, improvvisamente, grazie a una voce che arriva dall’esterno.

Quella di un giovane, per esempio; un giovane ricercatore. Che ti invia questo messaggio: “Caro professore, le scrivo con estremo disagio riguardante quello che è avvenuto ieri notte a Rafah. In aperta e continua violazione del diritto internazionale e di quanto dichiarato dalla Corte penale internazionale è stato bombardato un campo profughi della cittadina della Striscia. Corpi decapitati di bambini e bambini, bruciati vivi. Le immagini e i video sono terrificanti. Oggi ci sarà un dibattito sulla necessità di slegare l’università da accordi con università vicine al comparto militare israeliano, che sta ormai agendo fuori da ogni principio di legalità che noi tutti dovremmo tutelare. L’unico che abbiamo ancora in essere è quello con [….]. Sapendo della sua sensibilità le giro questa lettera, se per caso volesse firmarla […]”.

A scrivere è Thomas, da tempo studioso sul campo e appassionato di questioni umanitarie, soprattutto in America latina. Non è la prima volta che mi chiede di firmare qualcosa su Gaza. La prima volta, diversi mesi fa, mi propose un documento che faceva un preciso e inoppugnabile censimento delle violazioni del diritto internazionale compiute dalle forze di Israele. Ma che aveva un difetto per me insuperabile: quello di non citare mai, nemmeno in un rigo, la strage del 7 ottobre. Come si fa a discutere di tutto questo trascurandola?

In una prospettiva di pace decine di docenti e ricercatori al di sopra di ogni sospetto l’avevano firmato. È una cosa diversa, puntualizzavano, citiamo tutti fatti veri, se dovessimo ricordare gli antecedenti ce ne sarebbero tanti e su ogni versante. E talora sottinteso: “soprattutto dalla parte di Israele”.

Riscoprii in quel caso una mia antica convinzione. Che i documenti collettivi in certe occasioni è meglio non firmarli. Perché c’è sempre qualcosa che tu proprio, assolutamente, non avresti mai messo; perché c’è sempre qualcosa che tu, sempre assolutamente, non avresti mai omesso.

Sono passate le stagioni, gli strazi sono aumentati, le violazioni del diritto internazionale si sono moltiplicate. Nell’imbarazzo e anche nella vergogna che spettano ai portatori di coscienza. E con quella ricorrente mancanza di pietas verso la comunità palestinese da parte di chi ha subito la ferocia disumana di Hamas; di chi sbandiera uno strazio per non guardare l’altro, sempre più grande. Con quel dito ammonitore verso chi osa commuoversi per gli uni come si è commosso per gli altri.

Ecco, il messaggio di Thomas, mandato con angoscia al suo prof perché gli faccia sentire la propria dolente empatia mi ha risolto a dire qui che sì, non è giusto, non ho mai pensato che la collaborazione tra le università debba cessare per effetto delle tempeste politiche, ma se ci sono università che lavorano esclusivamente per un’industria militare direttamente finalizzata (oggi) a fare calpestare diritti umani e diritto internazionale, se la promozione di una università (privata) è affidata a una folla di giovani ridenti intorno a un carro armato, io magari un documento collettivo non lo firmo ma solennemente e ugualmente dico che non ci collaborerei per nessuna cifra (così come liberamente deciderebbe di fare con me la università di cui sopra, sia chiaro).

Sapete, sono quelle cose strane, quei tic mentali che si chiamano scrupoli di coscienza.

E a proposito di scrupoli di coscienza, pur non essendo persona informata dei fatti, un interrogativo su tutt’altro argomento, vorrei (con ogni scrupolo, si intende) proporlo, pensando alla vicenda palermitana dell’ingegnere Angelo Onorato: ma davvero a Palermo in campagna elettorale un delitto di mafia deve diventare un suicidio?

Se sbaglio chiederò scusa, ma l’idea di tacere i miei dubbi lasciando soli i familiari a non credere alla tesi del suicidio mi inquieta. E tanto.

Il Fatto Quotidiano, Storie Italiane, 03/06/2024

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link