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Torino è casa loro

Di Elena Ciccarello il . Piemonte

In Piemonte l’ultimo presunto affiliato alla ‘ndrangheta lo hanno arrestato venerdì 19 novembre a Rivalta (To), mentre si attardava davanti al bar di un centro commerciale. Si tratta di Domenico Giorgi, pregiudicato appartenente alla famiglia Strangio di San Luca. Secondo gli inquirenti, uno degli attori della sanguinosissima faida culminata con la strage di Duisburg del 2007. Soggiornava da qualche mese alle porte di Torino presso parenti, con l’intenzione di sfuggire ad una possibile vendetta.

Quando gli agenti lo hanno catturato aveva in tasca denaro contante per duemila euro, segno che a Rivalta non stava con le mani in mano. Sono arresti come questo, il riecheggiare di nomi come San Luca e Duisburg, che a volte ci aiutano a ricordare che anche il Piemonte è una regione significativamente infiltrata dalla criminalità organizzata. L’unica del Settentrione in cui un Comune sia stato sciolto per mafia (Bardonecchia) e dove le cosche abbiano messo a segno un omicidio “eccellente”, uccidendo nel 1983 il procuratore capo di Torino Bruno Caccia. 

Lo ha recentemente raccontato ai magistrati il pentito di ‘ndrangheta Rocco Varacalli che a Torino e nei comuni limitrofi esistono garage e magazzini in cui si celebrano affiliazioni e “avanzamenti di grado”. Locali e bar “battezzati” e resi disponibili per le riunioni “dell’onorata società”, in cui la ‘ndrangheta organizza i suoi ranghi e decide la spartizione di territori e affari. Narcotraffico, appalti, gioco d’azzardo, estorsioni. Poi, soprattutto, riciclaggio.

Come dimostrato nell’ottobre 2009 dalla più importante operazione antiriciclaggio mai realizzata in Piemonte: tre arresti, 11 indagati a piede libero, 17 perquisizioni e sequestri per un valore di 6 milioni di euro, che hanno rivelato la capacità della ‘ndrangheta di riciclare enormi quantità di denaro provenienti dal narcotraffico e di partecipare alla mensa dei grandi appalti delle Olimpiadi di Torino 2006, della Tav e del porto di Imperia.

Operazione rispetto alla quale la Procura piemontese, guidata da Gian Carlo Caselli, ha però annunciato: siamo solo all’inizio.

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