Julian Assange può appellarsi contro l’estradizione
L’udienza di oggi all’Alta Corte di Londra si è conclusa con la vittoria di Julian Assange e del suo team legale, che potrà ora appellarsi contro l’estradizione.
Oggi, 20 maggio, si è tenuta a Londra una delle ultime udienze del processo contro il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange. Gli scorsi 20 e il 21 febbraio, il Tribunale aveva sospeso il verdetto, richiedendo agli USA assicurazioni su tre punti:
che sia esclusa la possibilità di fronteggiare la pena di morte;
che la nazionalità australiana (extra-statunitense) di Assange non costituisca un ostacolo per la difesa durante il processo;
che sia garantita, per Assange, la protezione del Primo Emendamento (indipendentemente dalla sua nazionalità australiana, quindi extra-statunitense).
Sulla base della credibilità e affidabilità di queste assicurazioni, il Tribunale avrebbe giudicato se approvare la richiesta di appello della difesa, oppure procedere con l’estradizione.
Mentre l’assicurazione sulla pena di morte è stata considerata sufficiente, la Corte ha giudicato insufficiente la garanzia riguardante la nazionalità di Assange in relazione alla protezione del Primo Emendamento.
Di conseguenza, il giornalista e il suo team legale hanno ottenuto il permesso di fare appello contro l’estradizione negli USA. Inoltre, come annunciato da Stella Assange, sarà richiesta una misura d’emergenza alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).
Cosa succede ora?
Se Assange dovesse vincere l’appello, eviterebbe l’estradizione e sarebbe molto vicino alla libertà, dopo sette anni di asilo politico nell’ambasciata inglese dell’Ecuador, ed oltre cinque anni nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra.
In caso contrario, Assange sarà estradato e quindi processato nella Corte dell’Eastern District of Virginia. Qui, dovrebbe rispondere di 18 capi d’accusa, tra cui quelli di aver ottenuto illegalmente e pubblicato documenti classificati riguardanti crimini di guerra in Iraq e Afghanistan. Mettendo, quindi, a rischio la sicurezza degli USA e la vita delle persone coinvolte.
Accuse che, più volte in passato, sono state giudicate scorrette e smentite.
Se verrà giudicato colpevole di ogni accusa, Assange potrebbe scontare fino a 175 anni di carcere per aver pubblicato, tramite il lavoro di whistleblowers, informazioni vere su crimini di guerra e corruzione in tutto il mondo.
Ora, la battaglia legale continua. E, soprattutto, la protesta di associazioni internazionali, personaggi politici, giornalisti e supporters continua con ancora più energia.
“Libertà per Assange. Free us all”, 19 maggio 2024 sit-in in tutta italia per Julian Assange
Lunedì 20 maggio a Londra il verdetto sul caso Julian Assange
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