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L’incidenza sulla sicurezza pubblica della delinquenza minorile e delle bande giovanili

Piero Innocenti il . Criminalità, Cultura, Dai territori, Forze dell'Ordine, Giovani, Istituzioni, SIcurezza

È sempre più rilevante l’incidenza della criminalità minorile sul livello della sicurezza pubblica in Italia come è stato ben evidenziato in un recente passato in due specifici documenti redatti dal Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.

Ci si riferisce all’elaborato dell’ottobre 2020 dal titolo “La devianza minorile”, a quello sulla “Criminalità minorile in Italia 2010-2022” e all’ultimo, di pochi giorni fa, sulla “Criminalità minorile e gang giovanili” in cui vengono esaminate le denunce in stato di arresto e “a piede libero” di minori – italiani e stranieri – della fascia di età 14-17 anni sul territorio nazionale e nelle 14 città metropolitane. Contributi preziosi, di conoscenza per cercare le cause di tali fenomeni di criminalità e poter individuare eventuali soluzioni.

Il numero delle segnalazioni totali di minori denunciati e/o arrestati è passato da 28.196 del 2010 al picco di 32.566 del 2015 per iniziare un calo negli anni seguenti fino al valore più basso del periodo in esame (2010-2023) di 25.088 del 2020 (anno, lo ricordiamo, coincidente con l’inizio della emergenza sanitaria nel nostro paese), per iniziare, poi ad aumentare negli ultimi tre anni con 32.522 nel 2022 e 31.173 nel 2023, con una incidenza in quest’ultimo anno del 51,40% di minori stranieri sul totale.

In crescita anche le denunce di minori per rapina nel 2023 con il record di 3.419 negli ultimi 14 anni e analogo record si rileva nelle lesioni dolose con 3.639 denunciati.

In tema di violenza sessuale tra il 2022 e il 2023 si è avuto un incremento di segnalazioni dell’8,25% sul totale ed in particolare di quelle relative ai minori stranieri (177) a fronte dei 138 italiani. Sfuggono alle rilevazioni statistiche tutti quei fatti (e non sono pochi) che non vengono denunciati o i cui autori restano ignoti come, per esempio, nella rissa, alcuni giorni fa, tra giovani stranieri con sassi e bastoni a Pordenone dileguatisi poco prima dell’arrivo della Polizia o lo scontro con le mazze tra bengalesi e tunisini a Venezia, anche in questo caso senza alcuna identificazione.

Quanto alle città metropolitane lo studio in questione “mostra un panorama così variegato da rendere difficile rintracciare elementi o tendenze in comune” anche se nelle città di Bologna, Firenze, Genova, Milano e Torino, negli ultimi due anni, si è annotato un aumento della incidenza dei minori stranieri sul totale delle denunce.

La presenza di gang giovanili (gruppi in genere inferiori alle dieci unità e nella fascia di età 15-24 anni) con attività violente o devianti è stata registrata in ben 75 province italiane con una leggera prevalenza nel Centro Nord rispetto al Sud.

Sulla sicurezza incidono anche le tante situazioni di degrado urbano che vedono coinvolti giovani vandali che si dedicano alla pittura di graffiti su muri, ad atti di bullismo verso altri coetanei, al danneggiamento di monumenti o altre proprietà pubbliche e private. Danneggiamenti che comportano anche costi notevoli per la pulizia ed il restauro e che andrebbero sanzionati con estrema severità.

L’adesione di un giovane ad una banda giovanile può derivare da rapporti problematici con la famiglia, con il sistema scolastico, da difficoltà relazionali o di inclusione nel contesto sociale anche se, mette in guardia la Polizia di Stato “è influente anche l’uso dei social network come strumento per rafforzare le identità di gruppo e generare processi di emulazione”.

Alla fine se l’attività di contrasto è ineludibile sono altrettanto “necessari interventi sinergici tra le diverse istituzioni, comprese scuole e famiglie” con mirati percorsi di educazione alla legalità e, soprattutto, un dialogo costante con i giovani a rischio.

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Il contrasto alle “baby gang”

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