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Trapani: intimidazione al giornalista Aldo Virzì

Di Norma Ferrara il . Dai territori, Sicilia

Li chiamano  “avvertimenti puliti” da queste parti, ma di pulito non hanno nulla. “Gesti per dirti che è meglio rallentare, calibrare le parole…e non ci saranno problemi”. Ma di questi consigli, giornalisti come Aldo Virzì, ex firma trapanese de L’Ora di Palermo, proprio non sanno che farsene. Sabato scorso al ritorno dall’assemblea dell’Ordine dei Giornalisti convocata a Trapani per approvare i bilanci e premiare con la medaglia d’oro gli iscritti da 35 e 50 anni, il  giornalista trapanese ha trovato  la sua Audi 80, posteggiata sotto casa,  con le ruote danneggiate, tagliate.  Avvertimenti, appunto; cui hanno fatto seguito, immediate,  le parole del Presidente, Franco Niscastro che condanna “quel gesto fatto con una tecnica mafiosa che, qualsiasi sia la matrice lancia un messaggio  in Sicilia a tutti quei colleghi dalla schiena dritta”. Messaggio s’intende rispedito al mittente tanto che l’Ordine dei giornalisti Sicilia annuncia già che ritornerà a Trapani per altre iniziative ancora più incisive.

Ado Virzì lo conoscono in molti a Trapani,  la sua penna massiccia ha raccontato per anni le storie di questa terra. In un intervento appassionato in quell’ assemblea Virzì sabato scorso aveva nuovamente denunciato le condizioni in cui versa l’ informazione in città. Proprio a Trapani, al  seminario di Libera informazione lo scorso dicembre aveva detto: “Non ci sono editori, c’è un giornalismo piegato, dimesso. In questa provincia dove la mafia si è fatta economia illegale, si è fatta politica corrotta, dove sono nati i fratelli Salvo (esattori di Cosa nostra palermitana, ndr) qui, noi giornalisti abbiamo una responsabilità enorme – aveva detto allora – una responsabilità in più e invece […]”.

E invece  – come ha ribadito qualche giorno fa –  a Trapani  l’informazione è troppo vicina alla politica, c’è una sola Tv e non ci sono editori. Non c’è il tempo per una formazione adeguata dei ragazzi che oggi intraprendono questo mestiere. Un elenco di cose che mancano, di vuoti intollerabili in quella che è stata definita la provincia più impenetrabile d’Italia; Dal quotidiano L’Ora al giornale La Sicilia, ad altre testate il giornalismo di Aldo Virzì ha raccontato quello che c’era da raccontare: dall’ascesa dei Salvo agli omicidi Montalto e Rostagno, dalle operazioni sugli appalti sino al sequestro della Calcestruzzi Ericina, mentre accanto si faceva strada un’ informazione dal passo corto, cui fanno eccezione alcuni giornalisti dalla schiena dritta.

“Il gesto dell’altra sera è poca cosa – dichiara Virzì a Libera Informazione – non mi ferma, io ho detto esattamente quello che dico da tempo, c’è un’informazione troppo vicina alla politica”. “Non è un attacco diretto ad Aldo ma un messaggio – commenta Chiara Putaggio, cronista trapanese  – indirizzato ad un certo modo di fare giornalismo. Per noi Aldo è un esempio da seguire per il modo di fare questo mestiere e penso ci sia dietro questo…. un avvertimento diretto a chi fa informazione d’azione”.

Qui a Trapani, dove fatti scollegati spesso nascondo logiche contigue c’è anche da raccontare qualcos’altro. Quest’intimidazione, che ha la sua porzione di pericolosità e il suo carico di indecenza, arriva proprio mentre è in atto un corto circuito politico trasversale che si chiama campagna elettorale, ovvero in parte: meccanismi clientelari e consenso da ricercare. Parole di denuncia di un giornalista impegnato e schierato com’è Aldo Virzì, possono anche diventare “un imprevisto da arginare” se di mezzo c’è la vita di piccoli comitati di affari, di connubi fra vecchie e nuove conoscenze della politica della porta accanto. E’ plausibile che dietro l’ennesima  intimidazione ad un giornalista in Sicilia ci sia anche questo.

 

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