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Nasce Calcestruzzi Ericina Libera società cooperativa

Di Rino Giacalone il . Dai territori, Sicilia

Cosa Nostra trapanese l’ ha controllata per decenni per “monopolizzare” il mercato del calcestruzzo e controllare imprese e appalti, pubblici e privati, quando nei primi anni del 2000 magistratura e Polizia hanno scoperto che la gestione era dei boss e l’ azienda è stata confiscata, è scattata un’ azione di abbandono, attorno le si è tentato di fare terra bruciata e c’ è stato il crollo delle commesse di conglomerato cementizio,  pubbliche e private, infine nel 2003  era partito il tentativo di farla svendere per permettere agli amici dei “mammasantissima” di acquistarla e riportarla tra le mani dei capi mafia.

Di mezzo però si mise un prefetto, Fulvio Sodano, che per salvare l’ impresa un giorno convocò gli imprenditori di Trapani e disse loro che per gli appalti pubblici a parità di prezzo era da quell’ impresa che bisognava comprare il cemento, non fu proprio sempre così e si scoprì quasi subito che il cemento veniva comprato da aziende che lo vendevano anche a prezzi più cari di quelli proposti dalla ditta confiscata e gestita dallo Stato; poi un giorno dal prefetto Sodano si presentarono il presidente e il direttore di Assindustria di Trapani, un paio di imprenditori, che senza tanti giri di parole gli dissero che forse avrebbe fatto meglio a liberarsi di quell’impresa confiscata, di farla valutare e metterla in vendita, c’era già un acquirente pronto: il prefetto Sodano rispose che avrebbe valutato e li salutò, usciti gli ospiti dalla stanza alzò il telefono e informò la squadra Mobile. Risultato?

 La ditta confiscata non è stata mai posta in vendita, le commesse di cemento sono arrivate nella forma sufficiente a garantire quantomeno all’ amministratore giudiziario di mantenere l’ occupazione degli operai rimasti fedeli dipendenti, chi voleva comprare l’ azienda è finito in carcere, scoperto essere in combutta con i nuovi boss, quelli della “mafia sommersa”, il prefetto Sodano però nel 2003 si trovò di colpo trasferito da Trapani, mandato ad Agrigento quando fino a poche ore prima gli era stato assicurato che da Trapani non era previsto che si muovesse, ha fatto però in tempo a lasciare una strada tracciata, sui beni confiscati nessuno poteva più pensare di tornare indietro. 

Quando si parla di beni confiscati alla mafia, in Sicilia, il primo pensiero va alla Calcestruzzi Ericina, perché è di questa azienda che stiamo parlando. La Calcestruzzi Ericina da qualche giorno ha cominciato a lasciare il circuito dei beni confiscati, ma non nel senso desiderato dai mafiosi, ma rispettando la legge, è nata la cooperativa di dipendenti che ne assumerà il controllo, l’azienda è risanata, l’amministratore giudiziario può uscire di scena. In Italia è il primo caso di un bene confiscato che ritorna a pieno titolo nel circuito produttivo legale senza più il controllo dello Stato.

L’impianto di produzione cementizia si trova nella zona industriale di Trapani, appena sotto uno dei cavalcavia della scorrimento veloce, per decenni è appartenuto al capo mafia Vincenzo Virga, era lui che lo controllava e condizionava gli affari, per un periodo nonostante un primo sequestro erano Francesco e Pietro, i figli del boss nel frattempo latitante, a riscuotere le fatture per il cemento venduto, lasciando l’ amministratore con niente in mano, poi quando anche per i due rampolli di casa Virga arrivò il tempo delle manette, e ci fu anche la nomina di un nuovo amministratore giudiziario le cose cambiarono, sembrava che il “peggio” per la Calcestruzzi Ericina era inevitabile, la mafia non potendola più controllare aveva deciso il suo declino, la sua scomparsa, gli eredi dei Virga avevano deciso che il cemento lì non doveva essere più preso e nessuno veniva più lì a comprare cemento, i dipendenti che giravano si sentivano dire dai colleghi di altre aziende che insomma per loro con la Calcestruzzi Ericina non c’ era futuro.

A decidere il fallimento era stato don Ciccio Pace, imprenditore di  Paceco, centro agricolo vicino Trapani, che aveva una sua impresa, la Sicilcalcestruzzi, e si era diviso il mercato con un altro imprenditore, Vincenzo Mannina di Valderice. L’ azione condotta da Sodano disturbò molto Pace e Mannina che però pensavano che avendo dalla loro parte un funzionario del Demanio, proprio quello che si occupava dei beni confiscati, Francesco Nasca, non dovevano poi molto attendere che quell’ impresa sarebbe stata posta in vendita, così avevano concordato, e Mannina era pronto a comprarla la Calcestruzzi Ericina, si toglieva di mezzo un fastidioso concorrente, visto quanto andava facendo il prefetto Sodano a favore dell’ impresa, e la Calcestruzzi Ericina sarebbe tornata nelle “mani giuste”, ma le cose non andarono in questa maniera, Pace, Mannina, Nasca, assieme ad altri, sono finiti in galera, la Calcestruzzi Ericina non è stata venduta e ha potuto continuare a lavorare, ha potuto così riprendere il suo cammino, non è uscita dal mercato, ed il 28 marzo scorso è stato firmato l’atto di nascita della cooperativa – composta dai dipendenti – che ne assumerà la gestione.

A questo punto si può dire che il «bene» è stato risanato? «E questo è avvenuto per merito degli stessi dipendenti – dice Luigi Miserendino amministratore giudiziario – la “Calcestruzzi Ericina Libera società cooperativa” – questa la nuova denominazione – si ripresenta sul mercato con tante novità. Intanto l’esperimento concordato con l’ Agenzia del Demanio porterà al primo caso in Italia di utilizzo virtuoso di un’ azienda confiscata alla mafia che con le proprie forze (ed il sostegno di Libera e delle istituzioni, in prima fila l’ ex prefetto Sodano) è riuscita a stare sul difficile mercato dell’ edilizia. Entro il 2008 sarà realizzato e collaudato il nuovo impianto di riciclaggio di rifiuti inerti  “Rose” e l’ annesso impianto di calcestruzzo per l’ utilizzo dei materiali riciclati, e subito dopo sarà affidato gratuitamente per venti anni alla nuova cooperativa». A disposizione della «coop» c’ è un mutuo ventennale di 700 mila euro di Unipol Banca e un contributo Por Sicilia, per la costruzione, già in corso, del nuovo stabilimento industriale.

Certo attorno alla Calcestruzzi Ericina resta un po’ di amaro, ci sono indagini in corso che debbono chiarire alcune faccende. Il trasferimento del prefetto Sodano da Trapani ad Agrigento per esempio, il ruolo di Assindustria che non ha mai detto una sola parola a proposito di quella visita al prefetto per convincerlo a vendere, le proteste degli imprenditori, ma non solo, ci fu qualche politico, che contestarono l’azione del prefetto dicendo che invitare le imprese a preferire la Calcestruzzi Ericina per le loro commesse era come provocare una illecita turbativa nel libero mercato. Il fatto però era un altro, quel mercato che si voleva proteggere non era affatto libero e questo non certo per l’azione della prefettura, quanto per l’ inquinamento e l’infiltrazione causati dalla mafia che in quella apparente (virtuale) libertà di mercato imponeva per le forniture le “sue”  imprese di cemento, asfalto, ferro, sabbia.

Oggi il mercato è più libero ma non per merito dei pubblici amministratori di Trapani e degli imprenditori, ma grazie al lavoro investigativo della squadra Mobile e della magistratura. A Trapani ci sono semmai dei pubblici amministratori che dopo avere letto i resoconti sulle cose che non vanno in città, sulle indagini e sui processi, sui quali non si gradisce tanta pubblicità informativa, dove la costituzione di parte civile non è stata nemmeno presa in considerazione, a Trapani, si diceva, ci sono dei politici che fanno appello ai cittadini perché si ribellino contro  “questi atteggiamenti terroristici”, parlando ovviamente di certi giornali e certi giornalisti e facendo confusione. Trapani ha conosciuto l’ azione terroristica, ma non quella della quale parla il sindaco Fazio: l’ autobomba di Pizzolungo del 2 aprile 1985, gli assassini di Ciaccio Montalto, Alberto Giacomelli, Mauro Rostagno, Giuseppe Montalto, quello è terrorismo mafioso.

Nel 2001: quando la mafia era senza senza capi, Virga fu arrestato dopo sette anni di latitanza in quell’ anno, quando sembrava che potessero spuntarla gli uomini delle Istituzioni che si battevano per la legalità, ecco che scattò l’ isolamento di alcuni come il prefetto Sodano, e don Ciccio Pace si presentò ai suoi durante una cena con aragoste e champagne per dire che era lui il nuovo capo e che quel prefetto aveva rotto i c… Da quel 2001 in poi tentarono di fermare anche l’ azione investigativa facendo trasferire anche qualche bravo investigatore, almeno questo non avvenne  e mentre l’ azione di Sodano veniva messa in dubbio, mentre si diceva che a Trapani la mafia non faceva sistema, 15 dirigenti di uffici tecnici pubblici, un paio di amministratori e imprenditori finivano in manette per mafia, tangenti e pizzini.

Adesso si è presenza di una mafia che è senza testa nel mandamento di Trapani, il pericolo da sconfiggere subito è quello indicato da un pm durante una recente requisitoria: “è come se la società attenda di conoscere quale sia il nuovo capo mafia” (pm Tarondo, processo Pace ndr), serve allora muoversi e scacciare indietro questa attesa, i dipendenti della Calcestruzzi Ericina in questo ci sono da esempio. Ad indicare la strada da percorrere è anche il Comune di Erice in questi giorni che ha deciso di far in modo che chi è morto per mano mafiosa, chi combatte la mafia non venga dimenticato, isolato. “Non ti scordar di me”  è un ciclo di incontri che sono cominciati il 29 marzo scorso termineranno il 5 aprile, comprendendo il tragico anniversario della strage di Pizzolungo del 2 aprile 1985.. Per altri amministratori tutto questo significa fare operazioni di facciata, mettersi la coscienza a posto e fare parate, loro sono quelli che preferiscono dare le cittadinanze onorarie ai giornalisti che parlano bene delle “arancine” di Trapani. 

 

 

 

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