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Lazio, la forza dell’inchiesta

Di Antonio Turri il . Lazio

Vivere a contatto con le mafie nelle città del Lazio non è cosa semplice. A Roma le mafie, per molti, investono esclusivamente i loro immensi capitali ma non controllano il territorio, non hanno interesse per la politica e non condizionerebbero settori strategici dell’economia. Scrivere le storie delle mafie che in oltre 30 anni si sono infiltrate, radicate ed infine trasformate in un più complesso e articolato fenomeno criminale, quello che definiamo la quinta mafia, non è stato e continua a non essere agevole per nessun giornalista. Per molti anni è stato come avventurasi in racconti che parevano provenire da menti fantasiose che rappresentavano sui media distorte e pessimistiche rappresentazioni dei fatti. Ma all’improvviso si è appreso che la magistratura e le forze di polizia sequestravano locali commerciali o immobili di prestigio in pieno centro a Roma o in città gioiello come Sabaudia, Sperlonga, Formia, Terracina o nelle tranquille provincie di Frosinone e Viterbo, per centinaia di milioni di euro. Poi si è appreso che un prefetto di Roma chiedeva ed otteneva lo scioglimento per mafia del consiglio comunale di Nettuno, e un altro prefetto quello di Fondi. E che nei tribunali della regione rispondevano per associazione a delinquere di stampo mafioso o per reati connessi, centinaia di persone, molte delle quali nate e vissute da sempre nel Lazio. Tra tanti silenzi e omertà di chi ha abdicato ai doveri di informare e di chi ha confuso il mestiere di editore con quello di edile, si sono fatti avanti alcuni giovani cronisti, come ad esempio quelli di una cooperativa di giornalisti capaci e coraggiosi che scrivono sul quotidiano Latina Oggi, di fosche vicende che dal basso Lazio conducono a Roma. Una di questi è stata minacciata ma continua ad informare e a rischiare. Trova anche il tempo per impegnarsi in un’associazione come Libera. A riprova che il coraggio è un gesto d’amore verso se stessi, verso gli altri e per la propria terra.

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