“La Liberazione non ci chiede soltanto di essere ricordata, ma vissuta”
“Il pane, la pace, la libertà”: per questo lottavano i lavoratori scesi in sciopero nel marzo del 1944, stanchi del regime fascista e dei drammi che aveva causato all’Italia. La Liberazione dell’anno successivo ha concretizzato i loro obbiettivi. Ma non del tutto e non per sempre. Così, quelle parole d’ordine risuonano di straordinaria attualità, di fronte a nuovi conflitti armati, nuove povertà, nuove forme di oppressione.
Ci sono tante situazioni “a libertà limitata”, nell’Italia di oggi. Tante persone che sono libere sulla carta ma non nei fatti, poiché vivono esistenze condizionate dalla miseria, dalla corruzione, dalle mafie e dal crimine organizzato, dai ricatti del mercato del lavoro, dalla violenza di genere, da leggi che discriminano chi è nato in un altro Paese. Per costruire un vero cambiamento bisogna allora innanzitutto ripensare e ricostruire la nostra idea di libertà. La libertà è un bene comune, un bisogno di tutti. Per questo è da sempre il motore più potente della storia, quello che spinge a lottare contro le ingiustizie. Quello che ha animato la Resistenza e conseguito la democrazia.
Il 25 aprile celebriamo la Liberazione avvenuta nel 1945 e poi coltivata negli anni in tante e diverse occasioni di lotta. Ma ricordiamo anche le liberazioni ancora incompiute, e alziamo la guardia contro ogni possibile passo indietro verso la censura che nega il pensiero critico, il dispotismo che cancella i diritti e i nazionalismi che minacciano la pace.La Costituzione ci interpella rispetto alla coerenza dimostrata nel difendere e alimentare le conquiste dei partigiani. L’Italia non sarà un Paese pienamente libero finché diritti come la casa, la salute, l’istruzione e il lavoro non saranno garantiti a tutte e tutti, incluse le persone più ai margini o le persone detenute.
La Liberazione non ci chiede allora soltanto di essere ricordata, ma vissuta. E nessuno può ritenersi “esonerato” da questo: tutti dobbiamo sentirci antifascisti, moderni partigiani di fronte alle scelte etiche che la vita pubblica ci impone. Oggi più che mai, siamo chiamati a lottare per “il pane, la pace e la libertà”. Che significa per la giustizia sociale, la fratellanza fra i popoli e la possibilità di scegliere ciascuno il proprio destino.
* Presidente Libera e Gruppo Abele
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