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A lezione di legalità

Di Angela De Lorenzo (da Il Crotonese) il . Calabria

Ci sono appuntamenti speciali che,
soprattutto agli adolescenti, fanno battere il cuore. Sono eccitanti
come dei veri appuntamenti d’amore, quello intenso che si prova nei
confronti della vita quando si è molto giovani. Appuntamenti così i
ragazzi li condividono solo con la loro dolce metà oppure con chi
rappresenta la parte migliore della propria terra, chi ne è
l’orgoglio. Entusiasmano perché capaci di riscattare dalla
mediocrità in cui si trascorre la maggior parte del tempo e danno la
spinta a credere anche in quelle battaglie che quotidianamente
sembrano impossibili.

Giovedì 11 novembre gli studenti del
liceo scientifico ‘Filolao’ di Crotone al loro appuntamento
‘speciale’ nell’auditorium si sono presentati in anticipo,
hanno occupato tutti i posti a sedere ed ogni angolo libero, hanno
aspettato impazienti ed eccitati il loro ospite, quando è entrato
nell’auditorium del liceo si sono alzati tutti in piedi a battere
forte le mani, il più forte possibile, per far sentire quanto è
forte il desiderio di legalità, il sogno di un futuro migliore in
una Calabria migliore. Poi si sono raccolti in religioso
silenzio, hanno ascoltato con gli occhi sgranati: il procuratore
aggiunto del Tribunale di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, li ha
letteralmente ammaliati.

Lezione di convenienza

È venuto a Crotone senza la pretesa di
dare a quei ragazzi una lezione di moralità. Gratteri lo sa, non è
un ingenuo: di parole come legalità, giustizia, moralità, senso
dello Stato, i ragazzi che vanno a scuola ne hanno le tasche piene.
Per questo ha perseguito un intento più umile, ma più concreto:
solo quello di insinuare nelle loro menti “il tarlo del dubbio. Non
mi interessa dirvi che la mafia è giusta o sbagliata – ha esordito –
mi basta mettervi nella condizione di porvi un quesito: vi conviene
veramente diventare ’ndranghetisti? Perché io posso raccontarvi
delle cose che che dimostrano come nella ’ndrangheta si entra morto
di fame e si resta morto di fame. Per diventare potenti anche lì
funzionano le raccomandazioni. Sono qui solo per proporvi un discorso
di convenienza”.

E mentre ragazzi, insegnanti e
rappresentanti istituzionali (il prefetto, Vincenzo Panìco, il
questore Giuseppe Gammino, il presidente del Consiglio provinciale,
Benedetto Proto, il presidente del Tribunale di Crotone, Maria Luisa
Mingrone, il presidente dell’Ordine degli avvocati, Salvatore
Iannotta, il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, Luciano
Greco) lo ascoltavano con un’espressione mista di stupore e
soddisfazione, Gratteri ha iniziato ad illustrare con disinvoltura il
percorso di chi, da ingenuo, diventa ’ndranghetista per arrivare ad
essere nient’altro che un disperato.

“Le multinazionali, gli stupidi
programmi che guardate in televisione – ha detto rivolgendosi ai
ragazzi – vi omologano, vi allevano come polli da batteria: mangiate,
vestite, parlate tutti allo stesso modo, ascoltate la stessa musica,
vi drogate allo stesso modo. Chi risponde meglio a questa
omologazione, che serve gli interessi del mercato, vi sembra un
modello da seguire con i suoi vestiti firmati, la macchina elegante
le tasche piene di soldi… Invece dovreste diffidarne. La Calabria è
una regione molto povera rispetto al resto d’Italia, le industrie e
quindi gli industriali sono pochissimi, quindi chi ha questo tenore
di vita, difficilmente è figlio di una persona ricca, più
probabilmente è figlio di uno ’ndranghetista o un povero morto di
fame che si arricchisce facendo l’esecutore materiale, un corriere
di droga”. Un giovane usato dal sistema mafioso, che proprio perché
fa il lavoro sporco ha più probabilità di finire in carcere.
Lascerà a casa la giovane moglie, una vedova bianca giovanissima che
solitamente ha già diversi figli, perché secondo la mentalità
mafiosa la prole serve a consolidare il potere. Nella sua assenza il
clan si occuperà della famiglia, a volte potrebbe capitare anche che
il boss vada a casa ad abusare di questa giovane donna, smentendo
l’invenzione dell’onore mafioso. “Lei – ha detto Gratteri
rivolgendosi ora alle ragazze che lo ascoltavano – non avrà più una
vita: non può divorziare, avere un’altra storia d’amore. Deve
crescere sola quei figli e questo spiega anche perché nei paesi ad
alta densità mafiosa si registra il consumo più alto di
psicofarmaci”.

Com’è difficile uscirne

Apparentemente il clan non abbandona il
suo ingenuo affiliato che è in carcere, invia un avvocato, che però,
più che difenderlo ha il ruolo di essere un cane da guardia: lo
controlla perché non collabori, lo incoraggia a non cedere. Sconterà
la sua pena e intanto in carcere spenderà, per mantenere un tenore
di vita da boss che lo distingua dal resto dei detenuti
extracomunitari, tutti i soldi che aveva guadagnato prima. Quando
uscirà dal carcere sarà di nuovo un pezzente.

“Ecco perché non conviene – ha
spiegato il magistrato – vale la pena rovinarsi la vita per ostentare
un potere che in realtà non si avrà mai? Il giovane mafioso quando
ha i primi soldi, oltre alla macchina e ai vestiti firmati, quando fa
il suo primo viaggio da corriere di droga si concede il pranzo nei
ristoranti di lusso delle grandi città, va con una prostituta mentre
la giovanissima moglie lo aspetta a casa… Tutto per poter
raccontare cose strepitose quando torna a casa a quegli amici che
ancora non hanno fatto il salto nel fosso, che lo guadano con
ammirazione. La mafia vuole che sia così in modo che il suo destino,
quello di chi è solo bassa manovalanza, possa reiterarsi”.

“Che senso ha rovinarsi la vita – ha
esclamato schietto Gratteri – per una macchina e per delle cose
squallide che in fondo nemmeno desiderate, ma servono solo a farvi
sentire forti rispetto agli altri? La macchina potete comprarvela
anche lavorando, facendo tanti di quei mestieri di cui la vostra
terra ha bisogno per diventare migliore, come nell’agricoltura: ci
sono tanti terreni incolti, abbandonati… Credete in queste
ricchezze e godetevi la vita sorridendo. L’esperienza degli
’ndranghetisti corrisponde sempre a drammi personali e familiari.
Di questi drammi è piena anche la vostra città. Non lo sapete
perché si ha l’orgoglio ipocrita di non ammettere che dietro
quello sfarzo non guadagnato ci sono esistenze devastate, vite
fallite”.

Ha sorpreso ascoltare un Gratteri
pronto a proporre ai ragazzi non solo la strada dell’università
per realizzarsi: “l’unica strada per salvarvi – ha detto – è
quella dello studio, dovete studiare per capire quegli adulti che vi
fregano. Non basta studiare solo per il sei, dovete andare oltre per
essere in grado di stanare anche quegli insegnanti che non fanno il
loro dovere, quelle scuole che fanno solo progetti e poi non sono in
grado di insegnare ai ragazzi nemmeno a scrivere in Italiano.
Diffidate degli insegnanti che vi regalano i voto come dovete farlo
di tutti quelli che vi danno qualcosa gratis. Se siete eccellenti –
ha aggiunto – iscrivetevi all’Università, ma se prendete voti
bassi lasciate stare, non fa per voi, imparate un mestiere, una
laurea mediocre non vi servirà a niente, sarà utile solo a farvi
diventare servi e faccendieri per quei padroni che hanno bisogno di
figure capaci solo di sistemare i loro affari sporchi. Imparate un
mestiere, invece, fate bene quello per cui siete veramente
predisposti, ciò che vi appassiona”.

Meglio essere concreti

I ragazzi applaudivano e applaudivano
ancora, ma Gratteri da uomo pratico li ha bloccati: “evitate
applausi che perdiamo tempo e ne abbiamo poco, fatemi tutte le
domande che volete”.Di tutta la loro gratitudine si è
fatta portavoce, attraverso poche parole, la dirigente Antonella
Cosentino: “Grazie perché in Calabria esistono persone come lei”.

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