Polistena, una “tenda” per accogliere e integrare
Un appartamento e quattro immigrati. Un palazzo, un centro di accoglienza, formazione, inserimento lavorativo, integrazione culturale e assistenza sanitaria. Nel vuoto quasi totale delle istituzioni pubbliche, sono la Chiesa locale e il volontariato a muoversi, con progetti concerti, sul fronte dell’immigrazione. Dal 16 ottobre Godwin, James, Moussa e Yakouba, quattro immigrati reduci dagli scontri di Rosarno (tutti e quattro feriti), abitano un bell’appartamentino nel centro di Polistena, paese della Piana di Gioia Tauro. Via Orticello, tre stanze, bagno e cucina, appena ristrutturati per loro. Tra pochi giorni sulla facciata sarà posto un cartello variopinto con la scritta “Casa di accoglienza La Tenda di Abramo”, dal nome del progetto della parrocchia di Santa Marina Vergine e dell’associazione di volontariato “Il Samaritano”.
Un progetto (il nome è una citazione dalla Genesi) che ha già trovato un lavoro regolare e pulito per gli immigrati, che da giugno fanno i braccianti per la cooperativa Valle del Marro, che coltiva terreni confiscati alla ‘ndrangheta, ed è nata dalla collaborazione tra la diocesi di Oppido-Palmi, l’associazione Libera, col sostegno del progetto Policoro della Cei. Tutte le spese dell’appartamento sono a carico della parrocchia e delle offerte dei fedeli, e presto otterrà il sostegno della Caritas Italiana. Ma, come spiega il parroco don Pino Demasi, vicario generale della diocesi, «per responsabilizzare gli immigrati e prepararli ad una futura autonomia, chiediamo a ognuno di loro 1 euro al giorno».
Così andrà avanti almeno per un anno, poi si cercheranno altre soluzioni, anche per accogliere altri immigrati. Proprio in questo senso va il progetto, ben più ampio, “LiberaMente Insieme”, che ha da poco ottenuto un finanziamento dalla Fondazione per il Sud, e sarà sostenuto sia dalla diocesi che dal Policoro. Anche qui, ed è una precisa scelta, si tratta di un bene confiscato, “Palazzo Versace” dal nome della cosca polistenese.
A pianterreno il progetto prevede un centro di aggregazione giovanile (è già in funzione da circa un anno), lo sportello di accoglienza e ascolto, laboratori per la formazione professonale, la “Bottega dei sapori e dei saperi della legalità”, dove vendere i prodotti della Valle del Marro e di altre cooperative. Al primo piano un ristorante sociale (vi lavoreranno anche immigrati), un centro multiculturale e altri laboratori. Al secondo piano un ostello (anche qui è prevista l’occupazione di immigrati). Al terzo piano un poliambulatorio per immigrati e persone, anche italiane, in stato di bisogno.
* da L’Avvenire
Trackback dal tuo sito.