Niscemi, concluso il processo “Apogeo”
Quando, nell’ottobre del 2004, scattò l’operazione “Apogeo”, a Niscemi l’intera classe politica che per diversi anni aveva retto le sorti amministrative del centro nisseno venne messa di fronte all’accusa di aver avuto rapporti con le cosche locali. A conclusione del conseguente giudizio di primo grado, però, molti capi d’imputazione sono caduti.
Paolo Rizzo, già sindaco democristiano della città dal 1988 al 1991, tra i principali imputati del processo svoltosi di fronte ai giudici del Tribunale di Caltagirone, è stato assolto dall’accusa di essere stato molto vicino sia al gruppo di cosa nostra che a quello della stidda e di averne agevolato gli affari. Il verdetto favorevole pronunciato dai giudici della corte calatina si è esteso anche ad altri ex protagonisti delle istituzioni locali.
Maurizio Lamberto Polizzi, ex vicesindaco di Niscemi, Salvatore Cunsolo, già assessore alla Pubblica Istruzione nella giunta retta da Mario Parrimuto, Salvatore Trainito, consigliere comunale all’epoca dei fatti, e Lorenzo Di Noto, consigliere provinciale in quota Udeur prima che scattasse l’operazione “Apogeo”, sono stati tutti assolti.
La condanna, invece, è stata inferta ai danni di Rosario Lombardo e Antonino Pitrolo.
Al primo, già sotto processo a seguito dell’operazione “Crazy Horse”, la corte ha inflitto una pena fissata a quattro anni di reclusione, al secondo, oggi collaboratore di giustizia, invece, è stata imposta una condanna a otto mesi. Proprio l’avvio della collaborazione da parte di Antonino Pitrolo aveva rallentato la conclusione del dibattimento: l’ex reggente della famiglia di Niscemi, infatti, era stato sentito dal pm Iole Boscarino e nel corso del suo interrogatorio erano emersi diversi particolari relativi al rapporto tra mafia e politica a Niscemi.
Il collaboratore, infatti, puntò il dito soprattutto nei confronti dell’ex sindaco della Dc Paolo Rizzo, accusato di “essere stato al soldo delle due organizzazioni criminali che dominavano in città”.
Tutte le sentenze assolutorie, inoltre, sono state favorite dall’inutilizzabilità in dibattimento dei contenuti delle intercettazioni telefoniche e ambientali: le difese degli imputati, infatti, sono riuscite ad impedirne la produzione a seguito dei vizi formali riscontrati nei relativi decreti autorizzativi.
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