Dal seme
“Dal seme che muore fiorisce una messe nuova di giustizia e di pace”. Sono le parole scolpite sulla tomba di don Peppe Diana, ucciso dalla camorra dei casalesi. Lo ha ricordato anche don Luigi Ciotti dal palco della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia.
Sembra un augurio pasquale o scandaglia il senso della Pasqua che sa donarsi a tutte e tutti senza distinzione alcuna di appartenenza. Una lezione per cui valga la pena iscriversi oggi alla scuola del seme in un clima di totale sfiducia e scoraggiamento in cui tutto ha il sapore di un fallimento e una sconfitta senza sbocchi. Dalle guerre alla politica, dalle fraternità tradite nei mari ridotti a cimiteri e contro i muri spinati all’ingiustizia di un’economia, che prosegue nella sua scelta disumana di sfruttamento dei molti per il benessere dei pochi. La scuola del seme ci insegna a sperare al buio, senza una ragione, senza una via d’uscita credibile, tant’è che è sfida ardua sentire nel seme un profumo di resurrezione. Eppure è su quella tomba che custodisce una vita senza più vita che è scolpita la promessa di “una messe nuova di giustizia e di pace”.
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