Livigno (SO), droga sulle piste da sci: undici arresti, coinvolta mafia albanese
Avevano creato una redditizia piazza di spaccio a Livigno, soddisfacendo le richieste di parte dei turisti e dei tossicodipendenti locali, ma la loro attività è stata interrotta dai poliziotti della Squadra mobile di Sondrio.
Al termine dell’attività investigativa denominata “Après-Ski” gli investigatori della Mobile hanno dato esecuzione a dodici misure cautelari nei confronti di altrettanti appartenenti ad un gruppo criminale specializzato nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti: sei di loro sono finiti in carcere, cinque agli arresti domiciliari, mentre ad una persona è stato notificato l’obbligo di dimora.
La droga, al telefono chiamata “bresaola”, veniva venduta in macchina in zone appartate del territorio di Livigno. Al trasporto e alla vendita partecipavano anche le mogli degli indagati: per non destare sospetti ed evitare controlli, gli spacciatori trasportavano e vendevano la droga anche in presenza dei figli, minori e neonati.
L’attività investigativa, iniziata ad aprile 2023, si è concentrata sull’attività di alcune famiglie di origine albanese, legate ad un latitante ricercato per omicidio, appartenente ad un clan mafioso di Scutari (Albania).
Si tratta di famiglie apparentemente “per bene”, ben inserite nel tessuto socioeconomico di Livigno, così come i pusher che venivano utilizzati per lo spaccio al dettaglio. Proprio questo particolare ha reso difficoltosa l’indagine, che ha richiesto numerosi servizi di osservazione e pedinamento, oltre che intercettazioni telematiche, ambientali e telefoniche. Ulteriore difficoltà è derivata dall’estrema cautela utilizzata dagli indagati, che utilizzavano linguaggio in codice nelle limitatissime comunicazioni, anche nelle conversazioni dal vivo.
L’indagine ha accertato che alcuni degli indagati si vantavano sui social, imbracciando armi d’assalto e mostrando soldi in contanti.
Il rifornimento di cocaina passava per le mani di un cittadino albanese di 26 anni, anch’esso legato alla mafia di Scutari, il quale, grazie ai suoi agganci, riusciva a far arrivare la droga da Bruxelles, da Torino e dalla Brianza.
Una volta giunto in Valtellina, lo stupefacente veniva ritirato da un 40enne, che aveva il compito di trasportarlo fino a Livigno, dove risiedeva, pesarlo, dividerlo in dosi e cederlo agli spacciatori di riferimento.
L’attività investigativa svolta ha poi generato un altro filone d’indagine. Monitorando gli spacciatori di Livigno, gli investigatori hanno constatato che questi vendevano anche hashish, del quale si rifornivano attraverso un altro canale.
Anche la modalità di spaccio era diversa, basata sull’utilizzo di macchine di grossa cilindrata prese a noleggio, con le quali i pusher raggiungevano i clienti e sviavano i controlli delle Forze dell’ordine.
Nel corso dell’attività d’indagine, i poliziotti hanno eseguito otto arresti in flagranza di reato e sequestrato 1.823 grammi di cocaina, 190 di eroina e 1.610 di hashish.
L’esecuzione delle misure cautelari è avvenuta contestualmente in Valtellina (nei comuni di Livigno e Sondalo), a Torino e Rimini, con la collaborazione delle locali Squadre mobili, del Settore di polizia di frontiera di Tirano, della Polizia locale di Livigno e con il coordinamento del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato.
In contemporanea, una delle misure cautelari è stata eseguita in Francia, dalla polizia francese, con il coordinamento del Servizio cooperazione internazionale di polizia della Direzione centrale della polizia criminale.
Fonte: Polizia di Stato
La lunga mano della mafia albanese sul traffico di droga in Alta Valle
I dettagli dell’operazione compiuta nella mattinata odierna dagli uomini della Squadra Mobile di Sondrio in collaborazione con i colleghi di altre località italiane.
La Polizia di Stato di Sondrio ha eseguito 12 misure cautelari a Livigno, Torino e a Rimini, nei confronti di un gruppo criminale che inondava di droga la Valtellina. La cocaina veniva venduta davanti a neonati ed ordinata attraverso un latitante appartenente alla potente mafia di Scutari, attratta dalle potenzialità economiche di Livigno.
La Squadra Mobile di Sondrio, nell’ambito di un’indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Sondrio, ha dato esecuzione a 12 misure cautelari: 6 in carcere, 5 ai domiciliari ed un obbligo di dimora nei confronti di soggetti di nazionalità albanese, rumena, italiana e dominicana, ritenuti responsabili di aver trasportato e venduto a Livigno notevoli quantità di cocaina destinata ai consumatori locali e ai numerosi turisti richiamati dalle note attrazioni sciistiche. In tutto sono state individuate una quarantina di persone come acquirenti della cocaina, non soltanto per uso personale, ma anche per rivenderla a loro volta a livello locale.
Anche per gli spacciatori locali, infatti, risultava conveniente, sia per il prezzo sia per la qualità, acquistare la cocaina fatta arrivare a Livigno dall’organizzazione criminale: quest’ultima veninva acquistata a 20 mila euro al kg, a cui poi si aggiungevano tremila euro come compenso ai “corrieri” (uno di loro, un rumeno con origini albanesi è stato arrestato oggi a Rimini dalla Squadra Mobile di Sondrio in collaborazione con gli agenti della locale Squadra Mobile) e poi rivenduta a quattro o cinque volte tanto (80-100 mila euro). Inoltre, le dosi non erano mai limitate a pochi grammi, ma erano almeno di 10-20 grammi ciascuna.
Sarebbe, peraltro, stata una partita di droga di qualità non eccelsa (e di cui si sarebbero lamentati vari consumatori abituali) a determinare la necessità di un nuovo rifornimento di cocaina e a far partire le indagini degli uomini della Questura di Sondrio.
Sono stati accertati stretti collegamenti con esponenti di spicco della mafia albanese allettata dalle potenzialità economiche di Livigno.
La droga, al telefono chiamata “bresaola”, è stata venduta in macchina in zone appartate del territorio di Livigno. Al trasporto e alla vendita partecipavano anche le mogli degli indagati: una è stata sottoposta alla misura degli arresti domiciliari. Per non destare sospetti ed evitare controlli, i responsabili hanno trasportato e venduto la droga alla presenza dei figli, minori e neonati. Alcuni degli indagati si vantavano sui social, imbracciando armi d’assalto e mostrando soldi in contanti.
L’attività investigativa, iniziata ad aprile 2023, si è concentrata nel Comune di Livigno, dove diverse famiglie albanesi, insospettabili, ma in realtà legate ad un latitante ricercato per omicidio, appartenente ad un clan mafioso di Scutari (Albania), hanno posto in essere un fiorente commercio di cocaina, servendosi di spacciatori locali e stranieri.
I membri delle famiglie albanesi di Livigno, così come gli spacciatori locali e stranieri a loro asserviti, sono risultati tutti bene inseriti nel tessuto socio-economico di Livigno, poiché svolgono professioni, anche ben retribuite, sia a Livigno che in Svizzera, come frontalieri.
A causa di queste apparenti condizioni di legalità, l’attività investigativa si è rivelata lunga e complessa: sono stati necessari numerosi e impegnativi servizi di osservazione e pedinamento, insieme anche ad intercettazioni telematiche, ambientali e telefoniche.
L’organizzazione del rifornimento della cocaina è stata gestita da un latitante, albanese, di 26 anni, il quale, in virtù della sua rete di relazioni strettamente legate alla mafia albanese, è riuscito, anche durante la latitanza, ad attivare canali di rifornimento di cocaina, ramificati in Italia e in Europa. Si è infatti constatato che la droga ordinata proveniva dalla zona della Brianza, da Torino e da Bruxelles. Ai vertici dell’organizzazione criminale altri due uomini albanesi: un 40enne zio del latitante e un altro uomo che si occupava degli acquisti della droga.
I viaggi dello stupefacente fino a Livigno, dunque, sono avvenuti sempre sotto il costante controllo di personaggi albanesi, utilizzatori di fittizie utenze straniere spagnole, francesi, olandesi ed albanesi.
Lo schema del rifornimento di stupefacente si è basato su tecniche criminali ben consolidate e la cautela estrema osservata nelle operazioni (es. uso di linguaggio in codice, limitazione estrema delle comunicazioni) ha reso estremamente difficile la captazione di colloqui utili e la loro interpretazione, compresi i casi di conversazioni dal vivo.
E’ stata accertata, inoltre, la maniacale attenzione nelle fasi precedenti e contestuali alla consegna della droga ed espedienti di estrema raffinatezza per tenere ben nascosta e protetta la figura centrale del latitante.
Una volta giunto in Valtellina, lo stupefacente veniva ritirato da un soggetto albanese, di 40 anni, che ha avuto il compito di trasportarlo fino a Livigno (luogo di sua residenza), pesarlo, dividerlo in dosi e cederlo agli spacciatori di riferimento. L’attività di spaccio è stata svolta con la costante mediazione di un altro soggetto albanese, residente a Livigno, zio del latitante. Tra l’altro, proprio quest’ultimo si è recato a visitare proprio lo zio a Livigno nello scorso mese di giugno.
Nell’ultimo periodo, in vista della stagione turistica invernale, il quantitativo delle partite di cocaina è aumentato.
Con l’operazione del 3 dicembre.2023, culminata con l’arresto in flagranza di due soggetti albanesi, si è riuscito ad intercettare 1 kg di cocaina destinata ad essere introdotta nel mercato di Livigno e dell’Alta Valle. Questa partita di stupefacente è stata acquistata in un quartiere della periferia di Torino da un soggetto legato ad un clan albanese, avente la propria base nel capoluogo piemontese, e trasportata fino in Valtellina. Lo stupefacente sequestrato, venduto al dettaglio, avrebbe garantito profitti tra gli 80.000 ed i 100.000 euro. Gli investigatori e gli uomini della Squadra Mobile erano sulle tracce di questa partita di droga dall’inizio del mese di novembre quando avevano intercettato una telefonata grazie alla quale avevano individuato il luogo del potenziale scambio della droga nel parcheggio della Lidl di Tirano. Giunti in loco pochi istanti dopo l’acquirente, però, si sono resi conto che l’uomo a bordo della macchina bianca di cui si parlava nella telefonata non era un’appartenente alla banda, mentre la telefonata stessa non era partita da Tirano, ma dal Belgio.
Secondo filone
L’attività investigativa svolta ha generato un altro filone d’indagine. Monitorando le condotte ed abitudini degli spacciatori di Livigno, infatti, si è constatato che questi hanno venduto, oltre alla cocaina, anche l’ hashish.
Il rifornimento dell’hashish, tuttavia, non è avvenuto attraverso l’abituale canale albanese, bensì ricorrendo ad altri fornitori localizzati nella zona della Bassa Valle e del lago.
È venuta così in rilievo la figura di un giovane marocchino di 24 anni ed è emersa una modalità di spaccio nuova, non basata sulla consueta attività di vendita nei boschi, bensì caratterizzata da dinamicità e dal sistematico utilizzo di macchine anche di grossa cilindrata a noleggio per raggiungere i clienti e per fuggire dalle forze dell’ordine.
Sono state documentate numerose cessioni di stupefacente (eroina, cocaina e hashish) a favore di molti clienti, tutte caratterizzate dal fatto che lo spacciatore, a bordo della propria macchina, si recava dagli acquirenti per la cessione. È stato accertato un fitto giro di affari, con continue telefonate per ordinare lo stupefacente ed appuntamenti per la cessione incastrati al minuto.
A riscontro di questa cospicua intensa attività di spaccio, accertata in entrambi i filoni di indagine, durante l’attività d’indagine, sono stati effettuati 8 arresti in flagranza e sequestrati 1823 grammi di cocaina, 190 di eroina e 1610 di hashish, utili anche per ricostruire il commercio illecito.
L’esecuzione delle misure cautelari, che ha richiesto l’impiego di 70 appartenenti alla Polizia di Stato, è avvenuta contestualmente in Valtellina (nei comuni di Livigno e Sondalo) a Torino e Rimini, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Torino e Rimini, del Settore di Polizia di Frontiera di Tirano, della Polizia Locale di Livigno e con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato.
Ancora in corso la cattura in Francia dell’ultimo indagato.
“Abbiamo concluso una bella operazione, siamo contentissimi – ha commentato il dirigente della Squadra Mobile della Questura di Sondrio, il commissario capo Niccolò Battisti -. Abbiamo lavorato giorno e notte, anche facendo doppi turni, visto che siamo pochi. Non lo dico per lamentarmi, ma per sottolineare l’abnegazione degli uomini del mio Ufficio che è davvero molto competitivo. L’operazione si è svolta con la partecipazione della Pm Chiara Costagliola e anche con l’impegno in prima linea del Procuratore Piero Basilione che ci ha anche fornito preziosi consigli per quanto riguarda le intercettazioni”.
“Abbiamo dovuto avere davvero tanta pazienza – ha fatto eco l’ispettore Sandro Zubiani -, ma non ci siamo mai dati per vinti e siamo andati avanti anche nei momenti di sconforto, ad esempio quando quel chilogrammo di droga sulle quali eravamo sulle tracce a novembre sembrava sparito nel nulla”.
Fonte: Sondrio Today
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