Il gesto di Lukaku
La guerra nella Repubblica Democratica del Congo dura da circa 30 anni e si calcola che siano morte più di 20 milioni di persone. La causa delle incursioni improvvise da parte dei ribelli tutsi dell’M23 sta esclusivamente nell’appetito che suscitano le materie prime che si estraggono soprattutto nella provincia del Nord-Kivu.
Nelle ultime settimane i combattimenti si sono intensificati causando milioni e milioni di profughi interni costretti a lasciare le loro abitazioni.
È per questo che Romelu Lukaku, figlio di congolesi, dopo il gol segnato giovedì scorso contro il Feyenoord, ha ripetuto il gesto che i calciatori della nazionale congolese avevano fatto il 7 febbraio nel corso della coppa d’Africa al suono dell’inno nazionale. Una mano che simula una pistola puntata alla tempia, l’altra che copre la bocca.
Padre Zanotelli e molti altri chiedono di ripetere su tanti campi di calcio, e non solo, lo stesso gesto per richiamare il massacro che avviene nel silenzio totale in quella terra.
È l’altro genocidio, un altro tassello di quella guerra mondiale frammentata. Esprimiamo dissenso e richiamiamo l’attenzione di chi dovrebbe regolare estrazione e commercio delle materie prime che servono per la nostra tecnologia. Non si tratta, infatti di una “guerra tribale” ma piuttosto della pianificazione contesa dello sfruttamento senza sosta del sottosuolo che per molti vale più della vita che si muove in superficie.
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