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Ddl Lazzati è legge

Di Anna Foti il . Calabria, Istituzioni

Ineleggibili, decaduti per interdizione dai pubblici uffici coloro che siano stati favoriti, durante la loro campagna elettorale, da soggetti appartenenti ad associazioni mafiose e sottoposti a misure di prevenzione. Il Senato, dunque, approva all’unanimità con 252 sì e un solo astenuto il ddl che impone il divieto di fare propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione come i boss del crimine organizzato. Dunque non solo soggetti al divieto di voto e di candidatura (elettorato attivo e passivo) ma anche a quello di partecipare attivamente ad una campagna elettorale. Si tratta di coloro che sono sottoposti a provvedimenti atti ad evitare la commissione di reati, quale ad esempio la sorveglianza speciale. 

Un significativo passo in avanti per il perseguimento di quella politica pulita che sbarra l’ingresso a chi si lascia sostenere da personalità ritenute pericolose e che potrebbero, ad elezioni avvenute, alterare l’espletamento del mandato con pressioni e richieste di favori che compromettono la trasparenza e la correttezza e la legittimità delle gestione del bene comune. Dal punto di vista sanzionatorio, prevista una pena da uno a cinque anni che si estende anche al candidato che sia “a conoscenza della condizione di sorvegliato speciale” di colui a cui abbia richiesto “avvalendosene concretamente, di svolgere propaganda elettorale in suo favore”. 

Un disegno di legge, nato in Calabria su impulso del giudice calabrese Romano De Grazia ex magistrato della Suprema Corte di Cassazione, insieme al professore Mario Alberto Ruffo, docente di diritto penale all’università Magna Graecia di Catanzaro, oltre quindici anni fa e rimasto nel cassetto fino ad ora.  Oggi, invece, un traguardo che consegna al patrimonio legislativo italiano uno strumento per limitare l’influenza della criminalità organizzata nelle competizioni elettorali, dunque per arginare il propagarsi disinvolto di una piaga nei palazzi. Perchè la cosa pubblica non continui ad essere cosa ‘loro’ e torni ad essere bene comune.        

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