Lettera anonima alla Dia di Caltanissetta
Un bazooka, una lettera anonima e un summit di mafia. Tre elementi distinti tra loro ma, si sospetta, fortemente legati in quella che molti temono possa essere una nuova strategia stragista messa in campo dalle mafie. Il bazooka è quello fatto recapitare al procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, la lettera anonima è quella giunta alla Dia di Caltanissetta, e il presunto summit è quello che si sarebbe svolto in un casolare del messinese. La lettera, che a un primo sguardo sembrerebbe un documento interno dei servizi segreti parla di una possibile nuova strategia comune da parte di Cosa nostra palermitana, la ‘ndrangheta e i clan dei casalesi. Una strategia volta ad alzare il tiro nei confronti di quelli che le mafie individuano come nemici molto pericolosi.
I magistrati di Caltanissetta: il procuratore Sergio Lari, il suo aggiunto Nico Gozzo e il sostituto procuratore Nicolò Marino, titolari dei procedimenti sulle stragi. L’ex pm della Dda di Napoli Raffaele Cantone, oggi magistrato in Cassazione, che ha portato alla sbarra i casalesi. Il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e il suo sostituto Michele Prestipino, che hanno impresso una forte accelerazione alle indagini contro le cosche calabresi. Ai magistrati si aggiungono Sebastiano Ardita, dirigente del Dipartimento amministrativo penitenziario (DAP) e il giornalista de l’Espresso Lirio Abbate.
Sulla lettera anonima indagano tre procure: Catania, Catanzaro e Messina. Reggio, invece, continua le indagini sull’escalation criminale che ha investito la città dallo scorso gennaio. Indagini ma anche numerosi dubbi. Perché una lettera anonima con l’intestazione oscurata e numerose cancellature è stata inviata a Caltanissetta? Se fosse realmente un documento dei servizi perché è stato recapitato anonimamente e non in via ufficiale agli inquirenti? Quante volte, infine, da segmenti dell’intelligence sono arrivati depistaggi?
La procura di Catania, responsabile dei fatti riguardanti i magistrati nisseni, segue la vicenda con attenzione. Sul fascicolo relativo alla missiva anonima stanno lavorando i sostituti procuratori Giuseppe Gennaro, Agata Santonocito, Antonino Fanara e Iole Boscarino. Il procuratore Vincenzo D’Agata ha dichiarato alle agenzie che saranno effettuate «le opportune verifiche sul documento che, al di là della sua autenticità, resta comunque inquietante perchè mostra la possibile ripresa di una strategia stragista da parte della criminalità organizzata». Massima attenzione anche da Catanzaro, che non ha ancora ricevuto il documento. Il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo ha dichiarato che: «non appena il documento giungerà al nostro ufficio lo valuteremo con molta attenzione».
Anche a Reggio, nonostante si attenda un riscontro sull’autenticità o meno della lettera anonima, la questione non viene presa sottogamba. E’ lo stesso Michele Prestipino, uno dei magistrati indicati nella lettera, a dichiararlo ai microfoni di Radio 24: «i contatti tra ‘ndranghetisti e mafiosi di cosa nostra sono stati registrati in indagini anche degli ultimi 2 -3 anni». «Abbiamo trovato canali comunicativi, finalizzati alla conclusione di singoli affari», aggiunge il sostituto procuratore di Reggio Calabria.
La procura di Messina, dal canto suo, ha aperto un fascicolo, proprio per la location indicata come summit tra le organizzazioni criminali. Un atto dovuto, anche se gli inquirenti, guidati dal procuratore Guido Lo Forte nutrono dei dubbi. Un summit di mafia nel messinese senza che partecipino le famiglie di Messina e di Catania?
La situazione è fumosa ed è necessario attendere l’esito delle indagini da parte delle procure interessate. Troppe volte, infatti, le inchieste di mafia hanno trovato sulla loro strada depistaggi e sviamenti. Il clima, tuttavia, si fa sempre più torbido.
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