La sicurezza pubblica in un paese appetibile per i delinquenti
Alcuni giorni fa il ministro della giustizia Nordio, in una intervista a La Stampa parlando del sovraffollamento nelle carceri italiane, ha affermato che “dipende dalla sproporzione tra il numero dei detenuti e le carceri disponibili e, quindi, o diminuiamo i primi o aumentiamo le seconde”, con l’ulteriore precisazione che “si può e talvolta si deve ricorrere alle misure alternative” ( cfr. 9Colonne del 3 gennaio).
Pochi giorni prima Nordio aveva accennato anche alla possibilità di riadattare a carceri le caserme dismesse (idea che viene riproposta, senza alcun esito, da alcuni decenni dai vari Governi che si sono alternati) mentre per le nuove carceri, da almeno mezzo secolo, sento ripetere la stessa cosa che diventa insistente, in particolare, nel periodo estivo quando il sovraffollamento peggiora sensibilmente lo stato di detenzione.
Alla fine di gennaio scorso erano circa 62mila i detenuti nelle carceri la cui ricettività complessiva è di poco più di 47mila posti (con una grave carenza anche di agenti della polizia penitenziaria) e la costruzione di nuovi istituti di reclusione è una chimera, anche per l’ostruzione alla loro realizzazione da parte di amministratori locali e cittadini.
Così si procede con il Ministro della Giustizia che afferma anche “che occorre poi incidere sulla carcerazione preventiva che per molti imputati poi assolti, si è rivelata ingiustificata”.
Insomma, pare di capire che dovrebbero esserci più denunce di persone in stato di libertà diminuendo così la pressione sulle carceri e sulla magistratura in continuo affanno per il noto problema della carenza di giudici e personale amministrativo, con la prospettiva abbastanza preoccupante, di vedere molti processi archiviati per la prescrizione.
La sicurezza pubblica, intanto, in diverse zone del paese è diventata sempre più problematica nonostante l’impegno di poliziotti e carabinieri che, con le arcinote carenze di personale, fanno controllo del territorio, arrestano delinquenti in flagranza di reato che, spesso, vengono rimessi in libertà subito dopo la convalida da parte del gip per tornare velocemente a commettere altri reati (è accaduto di persone arrestate dalla polizia giudiziaria tre volte in una settimana!).
Anche le misure alternative disposte dal giudice (obbligo di firma, il divieto di dimora, la detenzione domiciliare), come l’esperienza ha evidenziato, non impediscono affatto la prosecuzione di attività delittuose (spacciatori che continuano tranquillamente a casa nella vendita di droghe, il rapinatore che, per ultimo, a Modena, liberato dopo una rapina e con il divieto di dimora, è tornato poche ore dopo a rubare).
Va anche tenuto in conto che la percentuale degli stranieri denunciati/arrestati dalle forze di polizia per delitti vari si mantiene negli ultimi tre anni intorno al 35% sul totale ed in particolare: nel 2021 su 864.392 persone 590.664 sono stati gli italiani denunciati (il 68%), scesi a 562.443 nel 2022 sul totale di 840.503 (il 66,5%) e a 551.612 sul totale di 851.104 nel 2023 (il 66%).
Dati che non accennano affatto a calare come emerge dai fatti accaduti in questo scorcio di 2024 con un serie di delitti commessi da stranieri (ne ho contati, dalla rassegna stampa locale sul sito della Polizia di Stato, oltre duecento) che alimentano le paure dei cittadini e le diffidenze nei loro confronti.
Gli ultimi brutti episodi in ordine di tempo sono stati la violenza di gruppo, a Catania, nei confronti di una ragazzina stuprata da sette egiziani tra cui due minorenni dopo aver immobilizzato il fidanzato; le violenze subite da una marocchina in un casolare alla periferia di Bologna da un coetaneo tunisino; un marocchino arrestato dopo aver costretto la giovane fidanzata di appena sedici anni a prostituirsi con alcune decine di uomini; per non parlare delle violente risse con cocci di bottiglie, sassaiole, coltelli e bastoni tra gruppi di nordafricani in diverse città tra cui Reggio Emilia, Piacenza, Modena, Milano e Roma (nella capitale un quindicenne tunisino accoltellato).
Serve affrontare il tema della sicurezza pubblica con determinazione e serietà (con fatti concreti) prima che il nostro paese diventi definitivamente quello più attrattivo per i criminali.
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