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Lombardia, verso la legge regionale antimafia

Di Claudio Lenzi il . Lombardia

Dopo il Piemonte, anche la Lombardia
è pronta a dotarsi di una legge contro le infiltrazioni mafiose. Lo ha
stabilito ieri il Consiglio regionale, riunitosi in seduta straordinaria,
votando all’unanimità un ordine del giorno che impegna il «parlamento» stesso a
«innovare» l’attuale impianto normativo, rendendo sempre più efficace la
battaglia contro il dilagare di infiltrazioni malavitose nelle istituzioni,
nell’economia e nella società. Accade nel giorno in cui sembra sbloccarsi la
questione milanese dei terreni per l’Expo 2015, l’esposizione universale già
nel mirino della criminalità organizzata, ma soprattutto il giorno in cui,
nell’aula bunker di Ponte Lambro, il pm Alessandra Dolci chiede
complessivamente 90 anni di carcere per i 12 imputati del processo Parco sud.
Un’area che, secondo l’accusa, vive da anni sotto il controllo malavitoso,
fatto di minacce, negozi incendiati e monopolio nel settore edilizio.

 

Trenta giorni, tanti se n’è dati
la Commissione regionale, nata grazie il fondamentale e decisivo ruolo di
Libera, per scrivere senza tatticismi una proposta di legge che contenga
elementi operativi quali l’obbligo di un conto corrente unico per le aziende
vincitrici di appalti pubblici, forme di sostegno agli enti locali per la
riconversione sociale del patrimonio confiscato alle organizzazioni criminali
(come già la legge n.33/2008), azioni formative per la polizia locale,
interventi di educazione alla legalità nelle scuole. Non solo. La normativa
dovrà definire «lo status dell’amministratore pubblico e degli eletti in termini
di incompatibilità e conflitto di interesse», nonché proporre azioni concrete
«a sostegno delle imprese in difficoltà nell’ambito del credito e della lotta
all’usura».

E’ stato sollecitato, infine, un
attento monitoraggio delle leggi che regolano le commesse e gli appalti
pubblici. Nell’ultimo anno molte imprese operanti al Nord si sono viste
ritirare la certificazione antimafia, compresa quella Lucchini Artoni che
lavorava per i più grandi cantieri di Milano, come la linea 5 del metrò. La
Lombardia, quinta regione del Paese per numero di beni immobili confiscati, è
inoltre sempre più crocevia dei traffici illegali di rifiuti, secondo il
rapporto Ecomafia 2010. Ben venga, dunque, una legge quadro in una regione che
certamente va presidiata «dimenticando la casacca di partito e vestendo la
maglietta della responsabilità», per citare il consigliere Idv Giulio Cavalli.
Ma che non può permettersi controllori come il colonnello Giuseppe De Donno e
il generale Mario Mori, nominati a capo del “Comitato per la legalità e
la trasparenza delle procedure regionali”, ora indagati nell’inchiesta
sulla trattativa mafia-Stato.

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