15 marzo…. Rassegna stampa
Quel giorno, dopo.
La carta stampata
Tradizionalmente attenti, vicini e sensibili a queste tematiche alcuni quotidiani hanno dato uno spazio notevole alla XIII giornata della memoria e dell’impegno promossa in Puglia da Libera e Avviso Pubblico (Liberazione, Il Manifesto, L’Unità, Il Mattino, L’Avvenire/16marzo2008).
I due principali quotidiani (Repubblica e Corriere della Sera 16 marzo 2008) hanno raccontato la giornata di Bari conferendole il “visto della notiziabilità” ma collocandola solo nelle pagine interne (molto interne…). Dove con onestà si racconta un’ Italia che così, tutta insieme, contro le mafie non s’era ancora vista. Ma…
La notizia che non apre.
Ma…centomila persone non sono bastate a far si che i due direttori dei principali quotidiani italiani ritenessero una notizia d’apertura (o un richiamo in prima pagina)
Una dichiarazione per uno non fa male a nessuno… o forse si
Nonostante gli accorati appelli a chiudere i microfoni e i registratori alle dichiarazioni a ruota di politici dalle buone intenzioni e ad aprirli alle storie di quella immensa piazza (leggi editorile di Roberto Morrione) alcuni giornalisti proprio non ce l’hanno fatta. Altre storie di quel corteo sono rimaste invece li nel silenzio. Vecchie abitudini difficili da abbandonare, anche per il servizio pubblico, specie con le elezioni alle porte. La maggior parte dei telegiornali non hanno dato grande spazio ai contenuti di quel corteo alle richieste e alle risposte, alle parole appassionate e inaspettate di un Presidente della Regione, come Nichi Vendola, che ha chiesto pubblicamente “scusa” per le connivenze della classe politica con le mafie.
Buone notizie.
In occasione del 21 marzo, giornata in cui si sono ricordate tutte le vittime delle mafie e solo per quest’anno anticipata al 15, è arrivata la rivoluzionaria scelta di La 7 che ha lasciato (il lunedì di Pasquetta) al racconto libero dei familiari delle vittime della mafie un intero studio televisivo durante la trasmissione NDP . Un interessante Racconti di Vita domenica 22 sulla terza rete della Rai ha ospitato inoltre le storie di alcuni familiari. Raitre e la 7, due reti coraggiose in un mercato piuttosto appiattito, hanno raccolto e rilanciato, dalla cronaca all’approfondimento, un tema delicato e spigoloso per il Paese
Sviste e scivoloni.
Ci sono stati, e noi per dovere di cronaca, ve li segnaliamo. Alcuni hanno sostenuto che dal palco il 15 marzo scorso Don Ciotti avesse detto: “bisogna sostituire il noi a Dio”, ovviamente il presidente di Libera non ha pronunciato queste parole comparse anche su l’Unità bensì bisogna sostituire “il Noi all’Io”. L’assonanza poteva trarre in inganno ma Don Ciotti, per quanto definito di recente un “pretaccio”, di certo quella frase difficilmente avrebbe potuto pronunciarla. Identico destino per l’improbabile notizia che a suonare lo strumento musicale del piccolo Giuseppe di Matteo ucciso dalla mafia per ritorsione nel 1996 fosse stata la madre. A suonarla sul palco della XIII giornata della memoria e dell’impegno è stata invece una ragazza.
Dal locus: un’unica voce
La stampa locale c’era e il 15 marzo a Bari se lo ricorderanno in molti per molto tempo. La copertura mediatica dell’informazione locale ha spezzato quel trend negativo che ha fatto dire per molto tempo che “in Puglia di mafia non se ne parla perché la mafia non c’è”.
La sconfitta dell’ala militare della Sacra Corona Unita ha fatto abbassare la guardia ai cittadini e ai media in particolare. Ma il 15 marzo a Bari è stato un punto archimedeo grazie al quale l’informazione ha ribaltato le proprie scelte quotidiane. Una regione particolare quella pugliese interessata da mafie che intrecciano i loro affari con l’est Europeo e che grazie a Flare, il network europeo di Libera e Terra del Fuoco, ha portato proprio a Bari ben 40 associazioni provenienti da 30 diversi Paesi dell’Europa: globalizzazione dell’antimafia. (Gazzetta del Mezzogiorno e Corriere del Mezzogiorno)
I “non pervenuti”
C’erano familiari di vittime, giornalisti pugliesi e operatori dell’informazione, semplici cittadini responsabili, lo scorso 15 marzo a Bari. Ma non solo, anche tantissimi giovani. Quelli che in Puglia vivono e lottano – ma in una confidenza rubata dicono che restare è difficile e forse se ne andranno. E poi quelli che sono già “emigrati” da alcuni anni e in un’ altra confidenza (meno rubata) raccontano come continuano anche da fuori sede a lottare per una Puglia nuova.
Di loro ci piacerebbe farvi leggere qualcosa in più ma in questa rassegna non abbiamo articoli da segnalarvi. Per la stampa al momento sono “non pervenuti”. Ma c’ erano ed erano in tanti.
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