“Noi”/ Cinque gennaio 2034
Noi
Noi che non guardiamo niente dall’alto
ma ci stiamo là in mezzo
Noialtri, poeti ciechi e ragazzini squillanti
Noi, buffi nonnetti e ragazzacce arrabbiate,
Noi avanzi di Lagos e di Librino,
Noi siamo qua. Cosa credevate?
Quarant’anni? Li abbiamo masticati
E ora, forza, sotto agli altri quaranta!
Noi, i nostri amici, non li seppelliamo.
Noi camminiamo come loro, il viso caldo
D’una carezza rapida, o spinti avanti
Da quella pacca sulla spalla: “vai, ragazzo!”.
Così va avanti il mondo, picciriddi sfrontati
Che sfidano i giganti. Amici antichi
Che ci guardate da lontano (intanto
Voi nel corteo ci siete, avete sudato per farlo,
Anche senza saperlo siete qui, mescolati),
Amici, non lasciate che il nostro tempo scorra.
Zanne digrignano i mostri, avidamente,
Ma noi siam qui, vivi, per rovesciare i re.
*****
Radici. Uomini e donne dei Siciliani
Prefazione
Questo volumetto è promemoria di una strada assai lunga, assai grande e densa della migliore umanità di queste ultime generazioni. La voce dei Siciliani dopo Giuseppe Fava vive da quarant’anni ed è una voce di cultura, di giornalismo libero ma anche, non ultimo, di lotta.
A Catania mafia e fascismo, non sempre peggiori di altrove, sono però più arroganti e visibili, quasi emblematici del Paese. Poca e confusa opposizione, e quella poca insicura: ai Siciliani toccherà dunque ancora di scendere in campo con più disciplina e determinazione, che poi non sono mai, in natura, sempre le stesse. Magazine, giornale in rete, associazione vanno decisamente rilanciati. La stessa nostra città – luogo fisico e cifra culturale – va ripensata.
Ne parleremo, e opereremo, nelle prossime settimane e mesi. Ma vogliamo cominciarle così, con un gesto forte di memoria e affermazione. Non siamo una cerchia qualunque, nè una confraternita di buone intenzioni. Non dobbiamo dibattere i problemi dell’universo ma semplicemente risolverne uno. Il potere mafioso in Sicilia, nel Sud, in Italia. E’ ormai determinante, e si fonde con gl’impulsi profondi che un tempo chiamavamo fascismo. Noi combattiamo questo. Non da soli, certo, ma neanche mendicando improbabili aiuti nei palazzi.
***
Dei nomi che qui sono elencati, non vogliamo dir ealtro. Sono uomini e donne nostri, che hanno dato se stessi a un migliore avvenire, alcuni eroicamente, altri col costante lavoro e con la religione del dovere.
Sono dimenticati; ma noi abbiamo memoria. Nessuno è stato inutile, nulla è stato sprecato. Veterani e ragazzi, comunisti e preti, femministe e signore, hanno fatto qualcosa e l’hanno fatto per tutti noi. Un mondo umano si può, e noi lo sappiamo.
Così, noi camminiamo tranquillamente, a passi regolari, senza paura. Questi di cui parliamo in queste pagine, che hanno camminato su questa via, sono stati nostri compagni e amici, e forse lo sono ancora.
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