Fnsi al presidio dei giornalisti dell’agenzia Dire: «L’editore ritiri licenziamenti e sospensioni»
Al sit-in, lunedì 8 gennaio, anche il presidente Vittorio di Trapani, il segretario aggiunto Matteo Naccari, Maurizio Di Schino, della Giunta esecutiva. Il sindacato chiede alle istituzioni di intervenire per far sì che la proprietà torni a confrontarsi costruttivamente con tutte le parti in causa per uscire da questa crisi. La solidarietà di Aser e Usigrai.
Fnsi sempre al fianco dei giornalisti della Dire che oggi, lunedì 8 gennaio 2024, in concomitanza con l’ennesima giornata di sciopero per chiedere all’azienda di ritirare i licenziamenti e fermare le sospensioni dei colleghi, hanno dato vita a un sit-in davanti alla sede della redazione romana dell’agenzia.
Al presidio erano presenti anche il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana Vittorio di Trapani, il segretario aggiunto Matteo Naccari, Maurizio Di Schino, componente della Giunta esecutiva, il segretario dell’Usigrai Daniele Macheda, il presidente dell’Ungp, Paolo Serventi Longhi, il segretario di Stampa Romana Stefano Ferrante e il presidente dell’Associazione Stampa Emilia-Romagna, Paolo Amadasi.
Il sindacato dei giornalisti chiede al sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini, e alle istituzioni nazionali e regionali di intervenire per far sì che la proprietà ritiri i provvedimenti e torni a confrontarsi costruttivamente con tutte le parti in causa per uscire da questa crisi.
Agenzia Dire di nuovo in sciopero, «piena solidarietà» del direttivo Aser
Il Consiglio direttivo dell’Associazione Stampa dell’Emilia-Romagna esprime «piena solidarietà» ai lavoratori dell’agenzia di stampa Dire. «La Dire – si legge in una nota dell’Assostampa – è un’importante realtà dell’Emilia-Romagna e Aser chiede l’intervento immediato anche del mondo politico. Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che già nei giorni scorsi aveva scritto al sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini per chiedere un incontro, ha auspicato che la proprietà della Dire torni sui propri passi e si è detto disponibile ad incontrare le rappresentanze sindacali. Aser si augura che il presidente Bonaccini insista sulla richiesta di incontro con Barachini e resta in attesa delle prese di posizione dei gruppi di opposizione in Regione, che siedono in maggioranza in Parlamento. Così come auspica un nuovo intervento del sindaco di Bologna, Matteo Lepore».
Per il Direttivo di Aser «non è accettabile, in una regione come l’Emilia-Romagna, che i diritti dei lavoratori vengano calpestati così barbaramente e che i giornalisti e le loro famiglie siano colpiti senza motivo da licenziamenti e da altri provvedimenti “inventati”, che non rispettano le basilari regole del lavoro. Quello della Dire – rileva il sindacato regionale – è un caso che non ha precedenti. E purtroppo su questa vicenda non c’è stata una reazione immediata da parte della politica, con diversi schieramenti che si sono disinteressati del caso».
Fin da subito, conclude l’Associazione di Stampa, «Aser ha deciso di affiancare i colleghi dell’agenzia Dire in ogni sede a tutela dei loro diritti: ha messo a disposizione i propri avvocati e parteciperà a tutte le iniziative di mobilitazione che saranno messe in campo dalla redazione».
Usigrai: «Solidarietà a colleghe e colleghi dell’agenzia Dire»
Anche l’Usigrai «sostiene la protesta di giornalisti e grafici dell’agenzia di stampa Dire che oggi sono in sciopero. Stamattina – si legge in una nota dei giornalisti Rai – siamo stati al presidio organizzato da lavoratrici e lavoratori davanti alla sede dell’Agenzia a Roma. La proprietà deve ritirare i 14 licenziamenti e le assurde lettere di sospensione ad altri 17 tra giornaliste e giornalisti. Si tratta di provvedimenti inaccettabili che bloccano la strada alla ricerca di una soluzione rispetto ai fondi per l’editoria che il governo in queste condizioni ha correttamente bloccato per la Dire. Deve essere chiaro che non possono arrivare fondi pubblici a chi licenzia e pertanto anche noi chiediamo all’editore di ritirare i provvedimenti, unica strada per riaprire un dialogo con il governo e dare un futuro a colleghe e colleghi dell’agenzia Dire».
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