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Agenzia Dire, licenziamento per 14 giornalisti. Proclamati tre giorni di sciopero

Fnsi il . Brevi, Diritti, Informazione, Istituzioni, Lavoro

I cronisti si asterranno dal lavoro il 29 dicembre, il 4 gennaio e l’8 gennaio.

«Il Comitato di redazione dell’agenzia Dire esprime rabbia e preoccupazione dopo l’arrivo delle lettere di licenziamento a 14 colleghi nell’ambito della procedura di licenziamento collettivo avviata dall’azienda nel settembre scorso». Lo si legge in un comunicato stampa diffuso il 28 dicembre 2023. «Le lettere – continua la nota – seguono il verbale di mancato accordo firmato al ministero del Lavoro il 13 dicembre e sono arrivate ai colleghi oggi, tre giorni dopo Natale. Il Comitato di redazione chiede l’immediato ritiro di questi licenziamenti, che torna a definire per l’ennesima volta illegittimi e ingiustificati, ricordando che così sono considerati dall’assemblea tutta dei giornalisti e delle giornaliste dell’agenzia Dire. Tra l’altro, al numero esorbitante di 14 colleghi licenziati, si aggiungono altri due colleghi che non lavoreranno più con noi, tra cui uno uscito volontariamente nell’ottica di salvataggio di altri colleghi».

Il comunicato prosegue annunciando le prossime mosse: «Il Comitato di Redazione dichiara tre giorni di sciopero per le giornate del 29 dicembre, 4 gennaio e 8 gennaio. Il Comitato di redazione stigmatizza la scelta dell’azienda di procedere ostinatamente nel taglio di personale, declinando la possibilità di percorrere strade alternative pur portate dalla delegazione sindacale al tavolo ministeriale. La trova poi quanto mai inopportuna e ingiusta per le tempistiche, con lettere che colpiscono i lavoratori e le loro famiglie proprio nel periodo natalizio. E ricorda la contraddizione evidente tra questi licenziamenti e l’imminente arrivo del cospicuo contributo della Presidenza del Consiglio legato al nuovo decreto fondi per le agenzie di stampa, concepito proprio nello spirito di salvaguardare la forza lavoro nelle Agenzie. Alla luce del licenziamento di 14 colleghi che da oggi non potranno più lavorare con noi, il CdR esprime grande preoccupazione per la tenuta organizzativa delle redazioni e per il mantenimento della qualità del nostro lavoro. Qualità che è stata sempre garantita, a costo di enormi sacrifici, anche per tutti i quasi due anni di solidarietà che i giornalisti dell’agenzia Dire hanno accettato proprio per scongiurare eventuali licenziamenti di colleghi e per mantenere l’organico nella sua interezza. Ora, invece, i nostri sforzi vengono vanificati con il licenziamento dei colleghi, che si aggiungono a svariati collaboratori con contratto a termine che non sono stati mantenuti nel corso dei due anni di ammortizzatore sociale».

Il Comitato di redazione chiude «esprimendo ancora una volta rammarico per scelte aziendali che continuano a ricadere esclusivamente sui lavoratori, e per una ricerca di risparmio che avviene a senso unico e si esplica solo attraverso tagli al costo del lavoro, mentre non c’è stata traccia in questi mesi difficili di alcuna strategia di rilancio o investimento per uscire dalla grave situazione di difficoltà economica in cui versa l’agenzia. Infine, non possiamo che leggere con estrema apprensione l’orientamento del governo favorevole a imporre un’ulteriore proroga delle convenzioni in essere con le agenzie che, unitamente a risorse che pure con la riforma restano bloccate al valore nominale di sette anni fa, rischia di compromettere l’intero sistema rendendolo economicamente insostenibile».


Agenzia Dire, la solidarietà della Fnsi: «Licenziamenti illegittimi e ingiustificati»

La Federazione e le Associazioni regionali di stampa affiancheranno i colleghi rimasti senza lavoro in tribunale.

La Fnsi esprime solidarietà ai colleghi dell’agenzia di stampa Dire, oggi  29 dicembre 2023 in sciopero dopo il licenziamento di 14 giornalisti firmato dal nuovo amministratore delegato Stefano Pistilli per conto dell’editore Stefano Valore. Licenziamenti che la Federazione nazionale della stampa continua a definire illegittimi e ingiustificati perché l’azienda ha perseguito ostinatamente questo obiettivo senza mai valutare alternative e respingendo ogni proposta arrivata dai sindacati. Va poi rimarcato che la Dire, così come le altre agenzie di stampa, potrà contare nel 2024 su robusti contributi pubblici dalla presidenza del Consiglio. È inaccettabile quindi che si permettano licenziamenti in una realtà che gode di risorse statali e che lascia senza stipendio 14 colleghi, motivando il taglio come unica soluzione per salvare tutta la redazione: 14 famiglie private di uno stipendio a tre giorni dal Natale.

Se l’agenzia si trova in una situazione di difficoltà la colpa non è dei giornalisti: dopo essersi ridotti per due anni lo stipendio attraverso contratti di solidarietà per aiutare i vertici aziendali a far quadrare i bilanci, dopo aver ricevuto per oltre un anno gli stipendi a singhiozzo, dopo aver atteso un piano di rilancio annunciato più volte e mai realizzato, ancora una volta la redazione paga le scelte strategiche sbagliate dell’azienda. Come sempre gli editori pensano di sistemare i conti solo riducendo i dipendenti, ma non capiscono che sono i giornalisti con il loro lavoro il vero punto di forza delle aziende editoriali: per uscire dalla crisi occorre un’informazione di qualità, non un ridimensionamento continuo delle redazioni. A tutto questo si aggiunge il fermo amministrativo dei contributi del ministero dell’istruzione e la sospensione degli stessi decisa dal Dipartimento dell’editoria che aumenta le incertezze all’interno della redazione.

La Fnsi ribadisce al sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini, l’invito a vincolare l’erogazione dei fondi pubblici alle sole agenzie che non licenziano. Invita le istituzioni a intervenire su questo caso emblematico di mala gestione di soldi dei cittadini (considerato che gli editori continuano a invocare finanziamenti statali senza mai investire). Chiede all’editore di ritirare immediatamente i licenziamenti. La Federazione e le Associazioni regionali di stampa affiancheranno i colleghi rimasti senza lavoro in tribunale, per opporsi a questa decisione aziendale e sosterranno la redazione in tutte le azioni di lotta che deciderà di mettere in campo, a partire dalle altre due giornate di sciopero già programmate per il 4 e l’8 gennaio prossimi.

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