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No alla ‘ndrangheta e Sì alla legalità

Di Anna Foti* il . Calabria

40 mila persone a Reggio Calabria per la manifestazione promossa dal Quotidiano della Calabria, No Ndrangheta a 29 giorni di distanza dalla terza intimidazione, cui ne sarebbe seguita un’altra, al procuratore Generale presso la Corte di Appello, Salvatore Di Landro.  580 adesioni dal mondo dell’associazionismo, della cooperazione, del sindacato, della scuola, della cittadinanza attiva, vigile, indignata per i fatti intimidatori che hanno colpito magistrati, giornalisti e amministratori della Calabria soprattutto in questo 2010. Ad aver aderito che molte amministrazioni comunali della Calabria, ma soprattutto tanti giovani con striscioni e slogan.  
Gerbere gialle, pattini a rotelle, bandiere colorate per una manifestazione che ha portato in piazza la società calabrese buona che grida a gran voce NO al sopruso mafioso, alle illegalità.  Un fiume di gente ha attraversato la città dal Ponte della Libertà fino a piazza Duomo dove si è svolto il momento della testimonianza. Nessun intervento politico sul palco, come annunciato, tranne lei, Carolina Girasole, il sindaco di Isola Di Capo Rizzato, il comune crotonese particolarmente colpito dalle intimidazioni mafiose e che proprio ieri ha ospitato il primo convegno nazionale sui beni confiscati, svoltosi emblematicamente sui terreni confiscati al clan degli Arena. Una testimonianza che proviene dal campo, la sua, “perché amministrare senza compromessi, in trasparenza e legalità, lei dice, oggi fa diventare impopolari”.  
Il momento di condivisione sul palco allestito a Piazza Duomo si è aperto naturalmente con le parole di Salvatore Di Landro; con la sua pacatezza decisa ha invitato ad adottare “la Legalità come virtù generale che educhi al primato della norma e della legge. Virtù che si apprende a scuola, come a casa oltre che da un modello di Stato coerente e affidabile”.  
Sulla prevenzione, sull’antimafia del giorno prima, sulla centralità dei centri di aggregazione ha puntato l’attenzione don Pino De Masi, di Libera Piana. Ma ancora forti sono state poi le testimonianze di Giovanni Gabriele e Francesca Anastasio, genitori del piccolo Dodò, rimasto vittima di un strage in contrada Cantorato a Crotone il 25 giugno del 2009, morto all’età di 11 anni dopo tre mesi di agonia all’ospedale di Catanzaro il 21 settembre del 2009. Vibranti le parole della mamma Francesca, il padre Giovanni non è riuscito a parlare, quando ha raccontato di una terra bella di Calabria, lei cui hanno strappato il figlioletto. Ma le lezioni di coraggio proseguono con Gaetano Saffioti, Tiberio Bentivoglio e poi i veri protagonisti, i giovani studenti, numerosi a dire con forza che loro ci sono e sono contro la ‘ndrangheta. 
Giovanni Falcone diceva che la mafia è un fatto umano e come tale ha un inizio e una fine. La pagine della fine è ancora lunga da scrivere ma indubbiamente, a piccoli passi, si è cominciato e si continua a scriverla, anche qui a Reggio Calabria, oggi 25 settembre 2010.

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